In Rai spuntano i «Santoro boys» di Maria Grazia Bruzzone

In Rai spuntano i «Santoro boys» In Rai spuntano i «Santoro boys» pynasce il terzo " ; " ; ~ " «sindacato» Si chiamano Evelina. No al referendum sulla Mammi politica. E poi, anche noi siamo interlocutori di noi stessi. Come facciamo altrimenti a incontrarci, se non autoconvocandoci?», ironizza Santoro. E racconta del clima di allerta che si è creato in Rai per l'iniziativa dei 27. Allude a barriere poste al Tgl. Mentre lì fuori dalla sala viene distribuito un comunicato dell'associazione dei dirigenti Rai che lo attacca duramente. «Ormai si assiste tutti i giorni a un nuovo gioco di società: ipotizzare nuovi e irrealistici assetti per la Rai. Un gioco che intriga in particolare forze e personaggi come Michele Santoro che fino a ieri ha utilizzato la Rai per fini di parte e oggi puntano a smantellare l'azienda». Santoro ci scherza. «C'è stato un clima reattivo ma probabilmente si scioglierà», profetizza. Ma è vero che vuol dar vita al Terzo Polo? «Io i soldi non li ho. E non sono mica Mandrake. Ma se qualcuno lo facesse, credo che sarebbe un bene per tutti». vice di Guglielmi Balassone di Raitre, il braccio destro di Minoli, Rizzelli e altri di Mixer, Bonacina e compagni del «Coraggio di vivere», un gruppetto di «Uno Mattina», un altro del «Rosso e il Nero». Seguaci del grande Michele che si mettono a far politica in proprio insieme a lui «viste le nuove circostanze e la svolta difficile per la Rai e il sistema informativo del Paese». Rifiutano i vecchi slogan della sinistra sulla centralità del servizio pubblico, respingono il referendum sulla legge Mammi. Disdegnano come becere le chiacchiere su epurazioni e nuove lottizzazioni. E ammiccano a Berlusconi, «che di televisione ne capisce certo più di tanti altri». Ieri, in una conferenza stampa, hanno presentato al pubblico la loro iniziativa. Un giorno di dibattito alla Federazione della Stampa sul futuro del sistema della comunicazione. Martedì prossimo, tanto per cominciare. Poi si vedrà. E subito sono arrivate sorprendenti adesioni. Baudo e Ferrara, Costanzo, Paolo Liguori, Serena Dandini, SROMA I chiamano «Evelina». Che non ò il nome sofisticato di una bella donna ma quello del circuito di notizie (Eveline) che si scambiano in bassa frequenza le tv d'Europa. E suona come ex-velina, eventualmente, a scanso di equivoci. A parole non sono contro l'Usigrai, il coordinamento sindacale «rosso» dei giornalisti Rai capeggiato fino a ieri dal barbuto Giulietti, ina di fatto lo snobbano come vecchio e retrivo, tanto da essersi attirati la scomunica del nuovo segretario Balzoni, pur non godendo le simpatie degli scissionisti del gruppo «dei Cento». Si presentano come un gruppo culturale. Di fatto come il brain trust della tv di Stato, la crema intellettuale delle reti pubbliche e domani, chissà, delle reti privatizzate secondo i loro stessi auspici. Sono i Santoro's boys. Liberisti ed efficientisti come quelli di Chicago. Sattanino, Liguoro e Cucuzza del Tg2; Berlinguer, Venditti e Sassoli del Tg3, Di Pasquale dei Tgl, Brienza e Maffia del Gr, Ghezzi e il Da sinistra Maurizio Costanzo e Michele Santoro pubblico. Il pericolo che vedo è la senescenza. La stagnazione. Che davanti all'indubbia competenza di Berlusconi ci si adagi a dire ci penserà lui a che Rai e Fininvest non falliscano». Non sarà invece che il gruppo si propone come interlocutore primo di un governo che sembra proprio puntare a rimodernare tutto in chiave tecnologica? «Il nostro è un intento agitatorio. Basta coi piani dietro le quinte e i dialoghi fittifitti con questa o con quella forza Nino Criscenti, Maurizio Mannoni, Fabio Fazio. Tanto per cominciare. Vedremo martedì. Produttività e mercato sono gli slogan dei boys. «Se, indipendentemente dalle tue idee credi che nel futuro sia questa la frontiera, siamo felici di dialogare con te» hanno scritto nella lettera-invito. E Santoro spiega. «Il referendum? Noi crediamo che f;q più interessante far progredire il dibattito complessivo sul sistema della comunicazione che è in sé servizio Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Chicago, Europa