LE MOSSE DELLA QUERCIA

**** . **** . n ■ ■ - STRASBURGO DAL NOSTRO INVIATO Il Parlamento europeo ha appena approvato l'adesione all'Unione di Austria, Svezia, Finlandia e Norvegia. Molti deputati si alzano, lasciano l'emiciclo, commentano il voto con i colleghi, la tensione cala. Ma nel frattempo in aula, a sorpresa, viene messa ai voti una risoluzione in vista del vertice che i capi di Stato e di governo dei Dodici terranno a Corfù, a giugno. Nel documento, concordato dai gruppi socialista, popolare e liberale, c'è una frasetta che riguarda l'Italia: quattro righe in tutto, ma pesanti come un colpo di martello. Nell'emiciclo regna la confusione, molti non sanno neanche di cosa si tratti. In questi casi ciascuno segue il proprio capogruppo, che dà le indicazioni di voto alzando o abbassando il pollice. Voto segreto, e il tabellone registra 139 favorevoli, 138 contrari, tre astenuti. Quasi nessuno se n'è accorto, i portavoce primi fra tutti, ma la frittata era ormai fatta. E' così che, mercoledì sera, gli eurodeputati hanno approvato quella che molti, a cose fatte, considerano come un'ingerenza negli affari interni di un Paese membro: «Il Parlamento europeo esige che i membri dell'Unione europea facciano sapere molto chiaramente al Presidente della Repubblica italiana che il suo governo dovrà essere fedele ai valori foni damentali che hanno presieduto alla fondazione della Comunità europea». Subito il Segretario generale dell'europarlamento, Enrico Vinci, ha avvertito Scalfaro, che ha immediatamente inviato un'irritata nota alle agenzie. E a Strasburgo, ieri, è scoppiato il pandemonio. Gustavo Selva, deputato europeo per due legislature nelle fila della de, ora esponente di spicco di Alleanza nazionale, si è precipitato a rassicurare i giornalisti stranieri. «11 fascismo non esiste più, ò nato e morto con Mussolini», ha spiegato. Ma a chi gli chiedeva chi fosse lo statista più grande del secolo, De Gaulle o Mussolini, ha risposto: «Ho conosciuto De Gaulle, è stato un grande statista, ma non tutto il fascismo è stato un male, così come non tutto l'antifascismo è stato un bene. Una certa politica sociale e per i lavoratori il fascismo l'ha fatta». Intanto la missina Christiana LE MOSSE DELLA QUERCIA Lm ROMA m EUROGIALLO di StraI sburgo si tinge di quercia. Qualcuno sospetta che la risoluzione-choc abbia un padre coi baffi, Achille Occhetto. Il segretario socialdemocratico Enrico Ferri riguadagna il palcoscenico della politica ergendosi a cronista feroce del fattaccio: «Dopo il voto, dietro il soddisfatto capogruppo eurosocialista Jean-Pierre Cot si intravedeva il suo vice pidiessino, Luigi Colajanni, che non stava più nella pelle per essere riuscito a spaccare a metà il Parlamento Europeo su una mozione preziosa per Occhetto in crisi di credibilità e traballante sulla poltrona di segretario di una Quercia che impedisce alle autentiche forze di sinistra di vedere la luce». E in più: «Abbiamo sbagliato a fare entrare i post-comunisti nell'Intemazionale Socialista. Credevamo fossero cambiati, invece avevano fatto solo il lifting».

Luoghi citati: Corfù, Finlandia, Italia, Norvegia, Roma, Strasburgo, Svezia