Ispettore e carabiniere complici dei ladri di Alberto Gaino
Coinvolti con numerosi demolitori nell'attività illecita, rischiano la radiazione Coinvolti con numerosi demolitori nell'attività illecita, rischiano la radiazione Ispettore e carabiniere complici dei ladri Condannati a un anno e mezzo per traffico d'auto «Non farti mai offrire nulla, paga sempre, così come poliziotto non ti troverai mai a disagio: Minoia era il mio superiore, e mi dava spesso consigli come questo, "per il tuo bene" aggiungeva. E poi è venuta fuori questa storia». L'agente consegna il suo ricordo personale sul portone del palazzo dei giudici per le indagini preliminari. Al primo piano la storia cui il giovane ha accennato è all'epilogo: il suo ex superiore, l'ispettore sospeso Vincenzo Minoia, ha patteggiato la pena di un anno, 6 mesi e 15 giorni con la condizionale per i reati di associazione a delinquere, finalizzata al furto di auto, e di ricettazione Ora verrà sottoposto a procedimento disciplinare. Rischia la radiazione. Tredici gli imputati e fra questi anche un carabiniere: Gaetano Annunziata, che ha patteggiato la medesima pena di Minoia. Il poliziotto e il carabiniere avevano ruoli differenti nell'or¬ ganizzazione capeggiata da Fabrizio Benvegna (un anno e 11 mesi), titolare con il padre Antonino della «Nichelino autodemolizioni» che acquistava auto incidentate o recuperate semismontate dopo un precedente furto. A vendergliele, del tutto legittimamente, era l'Augusta Assicurazioni che ne era diventata proprietaria dopo aver liquidato il danno ai propri clienti. Approfittando del proprio ruolo professionale (sino al 1990 era stato responsabile della sezione furti d'auto della Questura), fu Minoia a raccomandare i Benvegna all'Augusta. Aperto quel canale, gli autodemolitori commissionavano furti su misura a tre ladri, Michele e Romano Barroero, nomadi Sinti, e Vincenzo Guzzardi (tutti condannati a un anno e 6 mesi). Costoro venivano avvisati dal carabiniere Annunziata, che in servizio a Moncalieri aveva modo di notare vetture dello stesso modello e colore di quelle acquistate, le segnalava e in seguito fingeva di recuperarne i resti. I ladri si «facevano le auto» e avvertivano i Benvegna, usando telefoni cellulari: «Abbiamo la gallina». Sulla base delle intercettazioni telefoniche, la polizia è piombata nell'officina dei Benvegna il 5 gennaio 1993, trovandovi un'auto fresca di furto e alcuni dipendenti dei demolitori intenti a smontarne i pezzi utili per il riassemblaggio di quelle «pulite» e che venivano rivendute con grandi margini. Costava solo la manodopera: 500-800 mila lire ai ladri per furto, 100 mila a settimana ai gregari che smontavano le auto. I Benvegna pagavano poi un milione per ogni vettura ricostruita ai carrozzieri Pasquale Cancelliere, Santino e Mario Donnadio (ai quali il gip Piera Caprioglio ha rifilato pene fra un anno e 5 mesi e un anno e 7 mesi). Infine il compenso di Minoia: una percentuale sugli affari, almeno 40 milioni. Nell'inchiesta dei pm Loreto e Ferrando era entrato un terzo tutore dell'ordine, l'ex ispettore di polizia Francesco Costantino: fece la voce grossa con il titolare di un'officina che non era in regola con la legge e ne ottenne «in regalo» una Fiat Uno dal valore di 5 milioni. Costantino verrà giudicato in seguito per queste e altre, più pesanti, accuse. Alberto Gaino I pm Anna Maria Loreto
Luoghi citati: Moncalieri
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