Da Montecarlo si cambia Meno velocità, box chiusi di Cristiano Chiavegato

Da Montecarlo si cambia Meno velocità, box chiusi Da Montecarlo si cambia Meno velocità, box chiusi SICUREZZA PRIMI PASSI LPARIGI A Formula 1 non si ferma dopo la morte di Senna e Ratzenberger, dopo i drammi di Imola. Da giovedì si correrà il GP di Monaco. Ma, stavolta, seppure con la solita arroganza, la Fia interviene per cambiare le regole del gioco, per ridurre i rischi, che comunque non si possono eliminare del tutto. L'iniziativa è stata promossa (finalmente) dalla Federazione italiana, con Rosario Alessi, presidente dell'Aci, e Marco Piccinini per la Csai. Per ottenere lo scopo gli stessi Alessi e Piccinini hanno dovuto arrivare a una specie di ricatto. E hanno messo sul piatto della bilancia il gioiello più prezioso dello sport nazionale. «Il Gran Premio d'Italia, in programma il 12 settembre a Monza - ha detto l'ex direttore sportivo della Ferrari, ora responsabile della Commissione sportiva automobilistica -, non si farà se non saranno raggiunti gli obiettivi che ci siamo prefissati e nei tempi richiesti». Gli obiettivi riguardano ovviamente la sicurezza delle gare. E sono stati presi in esame la regolamentazione delle soste ai box, la potenza e l'aerodinamica delle vetture, prima causa dei tragici avvenimenti. Di fronte a un'assemblea tesa Max Mosley, presidente Fia, affiancato dal «vice», il portoghese Torres (in platea c'erano anche Ecclestone e Boeri, rappresentante di Montecarlo) ha spiegato cosa si farà e cosa si tenterà di fare. Ecco il succo dell'intervento, in cui non sono mancati accenni polemici e controaccuse. Imola. Nulla per il momento contro il circuito romagnolo, si attendono i risultati delle inchieste giudiziarie. Sinora non era mai stato ritenuto pericoloso, non si erano lamentati né le squadre, né i piloti. Gli incidenti che si sono verificati hanno avuto tre origini diverse: un eccesso di velocità per quanto riguarda Barrichello; la probabile rottura di un alettone per un precedente urto o uscita di pista per Ratzenberger; motivi ancora da scoprire per Senna; fatalità per la collisione al via e il ferimento degli spettatori. La sbandata della Minardi di Alboreto, che ha investito quattro meccanici, ha provocato le prime decisioni in materia. Provvedimenti. Già a Montecarlo (anzi proprio a Montecarlo) l'entrata per le soste ai box sarà regolamentata in maniera diversa. Per ridurre la velocità verranno posti sull'asfalto, all'ingresso e all'uscita, delle specie di vibratori che faranno rallentare le vet¬ ture. I «pit-stop» per la gara dovranno essere annunciati in precedenza e verranno sorteggiati i rientri dei concorrenti che vorranno fermarsi negli stessi giri, in maniera da non far sostare più di una monoposto per volta. I meccanici potranno rimanere in zona soltanto durante la manovra della vettura loro assegnata. Gli organizzatori del G. P. di Monaco hanno già fatto togliere le tribune sopra i box e quelle vicine. Potenza. Mosley ha detto che l'eccessiva potenza dei motori (vicini agli 800 Cv) e un'aerodinamica troppo sofisticata hanno aumentato enormemente le prestazioni delle vetture. Per cui verrà introdotto un «flussometro» per limitare l'immissione della benzina nell'alimentazione. Ciò avverrà entro qualche gara, il più presto possibile. Sono allo studio misure - più difficili da attuare in tempi brevi - per ridurre l'effetto suolo, magari adottando norme previste nel '95 (ad esempio uno «scalino» posto sotto il fondo piatto delle monoposto). Todt, per la Ferrari, ha concordato con tutte le decisioni prese. Questi i fatti salienti. Mosley ha accusato Prost di falsità per avere dichiarato che la Fia non rispetta e non vuole sentire i piloti. Ha detto che aveva anche invitato Senna ad andargli parlare e che il brasiliano non si era mai fatto vedere. E ha aggiunto che Berger è l'unico a essersi fatto sentire in tema di sicurezza. Una squallida polemica ha anche coivolto lo stesso campione brasiliano. E' stato rinfacciato a Ecclestone di aver detto ai parenti che Senna era morto, ancor prima che a Imola fosse dato il secondo via. «Ci eravamo capiti male - ha dichiarato Mosley -, confondendo la parola head (testa) con dead (morto). Volevamo dire che era ferito alla testa». Gli hanno chiesto se non ha pensato di dare le dimissioni quando gli hanno telefonato (lui era a casa) che Ayrton era rimasto ucciso. «No - ha risposto - non mi è mai venuto in mente. Sono uscito nel giardino, ho guardato i fiori e ho pensato che lui non li avrebbe mai più potuti ammirare...». Cristiano Chiavegato Max Mosley, presidente dello sport dell'auto