Torna Zeno, ma il suo fumo è leggero di Masolino D'amico

Torna Zeno, ma il suo fumo è leggero Giulio Bosetti interpreta a Venezia un nuovo copione di Kezich tratto da Svevo Torna Zeno, ma il suo fumo è leggero Da un romanzo incompiuto uno spettacolo troppo esile VENEZIA. Se fosse un film, «Zeno e la cura del fumo», al Goldoni fino all'8 maggio, poi a Trieste e a Treviso, si sarebbe potuto intitolare «Il ritomo di Zeno», oppure «Zeno Due: la vendetta», che l'intenzione principale dello spettacolo sembra quella, peraltro legittima, di riallacciarsi al buon successo di un precedente: «La coscienza di Zeno», che Tullio Kezich trasse dal famoso romanzo di Italo Svevo ben trent'anni fa e che da allora è stata ripresa in altri due allestimenti. Oggi il protagonista dell'ultimo di questi, Giulio Bosetti, si diverte a reindossare i panni dell'ironico e svagato personaggio, e per consentirlo, in mancanza di un lavoro organico dove attingere, il riduttore Kezich pesca fra gli abbozzi del libro incompiuto con cui Svevo voleva continuarne le avventure. La cornice per la verità viene dal libro più noto, valorizzandone un episodio rimasto fuori dall'adattamento prece- dente: irriducibile fumatore, Zeno Cosini si fa rinchiudere in una clinica allo scopo di essere costretto a smettere, ma appena dentro tenta di procurarsi sigarette con ogni mezzo, e intanto fantastica che la moglie approfittando della sua assenza lo tradi- sca col mondano e antipatico dottor Muli. Prima di arrivare a questi blandi sospetti, Kezich fa sì che Zeno rievochi, fra le proprie esperienze passate, l'awenturetta con una ragazza pronta ad abbandonare l'impiego di manovratrice di tram (siamo in guerra e c'è carenza di uomini) per quello di mantenuta. Zeno sa di avere profittato dal conflitto, e quasi quasi se ne compiace; ma il ritorno del giovane figlio del suo socio in affari, con l'aureola dell'eroe bellico, è una bomba sotto il suo trantran lavorativo. Qui finisce la prima parte (55'). Nella seconda siamo di nuovo nella clinica, dove l'infermiera Giovanna, sanguigna popolana, si ubriaca, procura sigarette a Zeno e gli rivela che la cura è una gran truffa. Questa parte, più breve (35'), termina con un sogno in cui Zeno piomba a un banchetto con sua moglie e il dottor Muli, beve a dispetto di questi, vede arrivare la tranviera Giovanna, prima nuda e poi vestita da sposa, e infine è tentato da un diavolo delle cui profferte in realtà non sa che farsi - Zeno a questo punto sa che preferisce stare in posizione defilata e contemplare le cose, naturalmente fumando. Dall'esile materiale non si po¬ teva ricavare una storia solida e appassionante, la serata punta dunque, primo, sulla grazia elegante e un po' svagata con cui Bosetti torna a calarsi nelle vesti a lui congeniali dell'antieroe sveviano; secondo, sulla disponibilità del pubblico a rivisitare un terreno già noto, contentandosi di qualche prospettiva appena appena diversa; e terzo, sulla confezione del regista Marco Sciaccaluga, il quale oltre a dirigere con garbo gli attori tentLi di fare spettacolo sviluppando qualche spunto. A tale scopo egli ha chiesto per la clinica a Graziano Gregori, scenografo e costumista, una stanza bianca e neutra la cui parete di fondo possa aprirsi non soltanto per far entrare e poi uscire il tram dove avviene l'incontro con l'intraprendente manovratrice, ma anche per mostrare quadri plastici meno influenti sull'azione, come una scena di battaglia sul Carso sotto la neve. Sono immagini co¬ lorite e ammiccano a certa pittura italiana dell'epoca, ma malgrado siano sostenute dalle musiche di Giancarlo Chiararoello, i loro effetti rimangono abbastanza superficiali. Gli attori infine, a parte il gradevole sornione Bosetti, hanno poco da scavare nelle rispettive parti, perché le loro figurette, tutte viste nell'ottica di Zeno, sono a una dimensione sola; in ogni caso Ilaria Borrelli è la piccante tranviera, Giorgio Crisafi, il tronfio medico, Sergio Romano, il reduce prefascista, Elena Croce, la moglie Augusta; Vincenzo Cailla dà carattere al suo notaio e Camillo Milli timbra il cartellino nella minuscola apparizione come Mefistofele, mentre Marina Bonfigli guadagna qualche risata cu.ne l'infermiera Giovanna. La sala ha apprezzalo, per il futuro non so; vedremo quanti sveviani ci sono in giro. Masolino d'Amico Col protagonista un gruppo d'attori diretti con garbo da Sciaccaluga Giulio Bosetti con Ilaria Borrelli in una scena del «Ritorno di Zeno» uno spettacolo che riprende un successo di 30 anni fa ma che per scarsa solidità risulta molto meno avvincente

Luoghi citati: Treviso, Trieste, Venezia