Tv lega contro Berlusconi

A Saxa Rubra scoppia la polemica sull'idea di privatizzare l'azienda di Stato lanciata da Santoro A Saxa Rubra scoppia la polemica sull'idea di privatizzare l'azienda di Stato lanciata da Santoro Tv, lega contro Berlusconi «Un errore rifare il decreto salva-Rai» ROMA. Adesso Bossi attacca Berlusconi anche sul fronte dell'informazione. Non piace al leghista Luca Leoni Orsenigo il via libera che il presidente incaricato ha dato al rinnovo del decreto salva- Rai del governo Ciampi che dà ossigeno alla tv pubblica. Non apprezza il dialogo aperto col garante Santaniello. E, ultimo ma non meno decisivo argomento, la Lega annuncia che aderirà al referendum contro la Legge Mammì promosso dai Progressisti. Anzi, parteciperà al pubblico dibattito che si tiene oggi addirittura a Varese. Insieme all'ex capo storico del «sindacato rosso» dei giornalisti Rai, oggi deputato progressista Giuseppe Giulietti. Un esordio che suona come una sfida. 0 come un calcio negli stinchi. «Dopo una veloce consultazione col garante dell'Editoria, il presidente incaricato ha concordato di mantenere in vita un provvedimento che regala alla Rai 560 miliardi. Niente più di un'aspirina per curare un malato terminale esordisce Leoni Orsenigo, che fa parte della commissione di vigilanza ma esagera un po' sulle cifre. E definisce la figura del garante «ormai sorpassata». «Desta stupore - aggiunge il leghista - che un pratico imprenditore come il dottor Berlusconi, dopo tanti annunci elettorali che hanno convinto gran parte degli elettori italiani della reale possibilità di praticare alla Rai una cura dimagrante, abbia cambiato così rapidamente rotta». Se la Lega strizza l'occhio al pds, in Rai i pidiessini più smaliziati e realisti ammiccano a Berlusconi. Così almeno viene letta nei corridoi di Saxa Rubra l'iniziativa di Michele Santoro. Che, in strana coincidenza con una visita alla sede romana di Forza Italia, ha rilanciato la proposta fatta un anno fa da Angelo Guglielmi di privatizza- re la Rai, lasciando allo Stato solo una rete federata alla tedesca, senza pubblicità. E, insieme a un gruppo di 27 giornalisti funzionari e dirigenti «di chiara fama», da Sattanino a Cucuzza, da Maffia a Ghezzi al braccio destro di Guglielmi Stefano Balassone, si propone come interlocutore privilegiato nella cruciale trattativa per il futuro dei media in Italia. «Dobbiamo alzare il livello del dibattito e affrontare i temi veri. Non possiamo limitarci al piccolo cabotaggio, a dire che Volcic va salvato o Giubilo sacrificato. E l'Usigrai oggi come oggi, appiattita com'è in difesa delle piccole beghe, è inadeguata allo scopo», spiega Empedocle Maffia. Che nega comunque che il gruppo voglia porsi fuori dal sindacato. Ma i commenti che girano sono più taglienti. «Si presentano come la crema aziendale, punto di forza della professionalità, comunque vada finire la partita». «Sono i più duri che temono l'epurazione e tentano di riciclarsi come lobby» E come prova fanno notare come fra i 27 «autoconvocati» santoriani diversi siano gli ex socialisti, poi passati al pds. Come il vicedirettore del Tg2 Brienza, come il braccio destro di Minoli, Rizzelli, o lo stesso Cucuzza. Invidie? Faide intestine? Sbandamenti dell'ultima ora? E' un fatto che verso i Cento, il gruppo che il 10 maggio ufficializzerà la nascita di un sindacato alternativo all'Usigrai, pare stiano confluendo in molti. E i cento non vedono di buon occhio né la privatizzazione, né i 27. Dice Paolo Cantore, ex psi anche lui, oggi nell'esecutivo dei Cento: «Noi siamo pronti a dialogare con tutti. Ma non vorremmo che questa iniziativa di Santoro tenda ad accreditare proprio lui e il suo gruppo come lo staff del nuovo Terzo polo». [m. g. b.] Il direttore generale Rai Gianni Locatelli e il presidente Claudio Dematte

Luoghi citati: Italia, Roma, Saxa Rubra, Varese