Scontro tra Europa e Quirinale

Dopo l'approvazione della risoluzione presentata dai socialisti, Scalfaro: non vogliamo maestri Dopo l'approvazione della risoluzione presentata dai socialisti, Scalfaro: non vogliamo maestri Scontro Ira Europa e Quirinale Strasburgo: siate fedeli all'antifascismo ROMA. Sembrava che i problemi del futuro governo riguardassero solo la tempestosa maggioranza che ha vinto le elezioni. Scontro diretto Berlusconi-Bossi, battaglia per la conquista del ministero dell'Interno e di altri ministeri chiave. Ma a sera, da Strasburgo, arriva una novità clamorosa che apre un problema anche tra Berlusconi e Fini. Perché il parlamento europeo, con 189 voti contro 188, ha approvato una mozione presentata dal gruppo socialista europeo, che «esige che i membri dell'Unione europea facciano sapere molto chiaramente al Presidente della Repubblica Italiana che il suo governo dovrà essere fedele ai valori fondamentali che hanno presieduto, dopo gli orrori del fascismo e del nazismo, alla fondazione della Comunità». Un documento di inaudita durezza che porta alla superficie l'apprensione con la quale i Paesi europei guardano all'ingresso di ministri missini nel governo Berlusconi. Il Quirinale, messo così brutalmente in causa, ha immediatamente risposto che «la fedeltà dell'Italia ai valori e ai principi che sono alla base della Costituzione dell'Europa è storia limpida ed indiscussa che non ha bisogno né di richiami, né di maestri». E il presidente del Senato, Carlo Scognamiglio, ha inviato al presidente del Parlamento Europeo, Egon Klepsch, una lettera in cui esprime la propria «contrarietà per una presa di posizione che sembra voler prescindere dall'espressione della volontà del popolo italiano e dall'esercizio della sovranità popolare». Ma intanto, da ieri sera, diventa ufficiale che l'Italia è un Paese messo sotto osservazione dall'Europa, una sorta di vigilato speciale a rischio di infezione fa- scista. Così ci vedono gli alleati. Per Berlusconi - che si trincera dietro un «no comment, voglio prima leggere il documento» - l'Europa è solo un problema in più. Con la Lega il presidente del Consiglio incaricato si trova in rotta di collisione da martedì notte e non si capisce chi frenerà per primo e se c'è realmente l'intenzione di evitare lo scontro frontale che farebbe abortire la nascita del governo. La frenetica giornata di ieri ha rivelato che all'interno della maggioranza che ha vinto le elezioni le tensioni sono fortissime, più del previsto, tali da cominciare a sembrare addirittura insanabili. Qualcosa che va anche oltre il tira e molla per la conquista dei ministeri. E' successo che, dopo il «vertice» notturno della maggioranza, Bossi ha disertato il secondo incontro fissato per ieri all'ora di pranzo, considerandolo inutile. Ci rivediamo venerdì a mezzogiorno, ha fat- to sapere a Berlusconi e Fini. Una «pausa di riflessione» di 48 ore per vedere se il presidente del Consiglio incaricato rimane fermo nella serie di «no» che avrebbe detto a Bossi, stando alle fonti leghiste. Niente ministero dell'Interno, dell'Industria, del Bilancio, delle Poste. Tanti veti che hanno fatto concludere al capo della Lega: «Se Berlusconi è intenzionato a fare il governo del Presidente, va bene. Viene in Aula, presenta il suo programma. Se ci va bene votiamo a favore. Se no gli votiamo contro». E così, per la prima volta, la Lega annuncia che potrebbe non solo star fuori dal governo, ma anche dalla maggioranza. Evenienza, quest'ultima, che impedirebbe al governo di ottenere la fiducia. La Lega si sente costretta a questo passo estremo perché ritiene che Berlusconi voglia tenere per sé tutti i ministeri più importanti, relegando il partito di Bossi in un ruolo secondario, senza alcun potere di controllo effettivo. Ed è significativo che, di fronte al crescente allarme della Lega Berlusconi abbia fatto finta di niente, non abbia azzardato la minima mossa. «A Bossi ho già dato tutte le informazioni e non credo di averne altre da dare» ha detto, facendo capire che da qui allo scadere della «pausa di riflessione», non cambierà opinione. Al massimo, Berlusconi presenterà una «rosa» di nomi (Cossiga, Ciampi, Amato?) per il ministero dell'Interno, ben sapendo che alla Lega non piacciono. Ma la Lega potrebbe pure rinunciare agb Interni, spiega a sera Bossi, purché possa avere «qualche ministero di valenza politica per interferire sull'azione del governo». Una mossa per andare a vedere le carte di Berlusconi e capire se i suoi veti verso la Lega sono finalizzati a non lasciarle il ministero dell'Interno, o puntano invece a tenere i leghisti fuori da tutti i posti di comando vero. La risposta da parte di Forza Italia è gelida e ultimativa: il governo si potrebbe presentare già martedì prossimo al Senato per chiedere la fiducia. Bossi è avvisato. Berlusconi formerà il suo governo, magari anche con ministri leghisti e si presenterà alle Camere. Poi, se vogliono, i leghisti potranno dimettersi e verranno rapidamente sostituiti. E' già successo. Risultato? Elezioni ad ottobre. Per Scognamiglio «l'Europa rispetti la volontà del popolo italiano» A lato, il presidente Oscar Luigi Scalfaro. Sotto, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Europa, Italia, Repubblica Italiana, Roma, Strasburgo