«Irraggiungibile da questo Milan»

Quarantacinque anni fa moriva una squadra leggendaria che resiste a ogni confronto Quarantacinque anni fa moriva una squadra leggendaria che resiste a ogni confronto «Irraggiungibile da questo Milan» Boniperti: il Grande Toro aveva più fuoriclasse LA TRAGEDIA DB SUPERGA petenza, senso dell'affare. Gli scudetti fioccano. Oggi c'è una società che si ispira a quel modello leggendario, a quel club che si organizza quasi per precorrere i tempi. Il Milan di Berlusconi, di Sacchi e di Capello mette insieme un tris prodigioso. E avvista il Grande Torino, tenta di eguagliarlo, ci proverà, ha un'ottima struttura societaria e un parco giocatori senza eguali. Nonostante sia partito Rijkaard e il destino di Van Basten sia alquanto incerto. C'è un campionissimo del passato che più di altri può analizzare il percorso di due società che fanno epoca. Ascoltate Giampiero Boniperti e capirete i fenomeni: «Innanzitutto, una precisazione: quel Toro resta inimitabile, più grande del Milan dei tre scudetti di seguito. Era già uno spettacolo vedere i granata in allenamento. E in partita, quando cambiavano marcia, non ce n'era per nessuno... Ne ho visti di collettivi sublimi: dall'Ajax al Barcellona, dalla Honved al Brasile, ma il Toro era unico, più grande». «Aveva 6 fuoriclasse: Bacigalupo, Maroso, Grezar, Ossola, Gabetto e Loik. E la loro guida era un fenomeno dal piede magari meno delicato di quello di Ossola ma capace di giocate straordinarie. Mazzola, una volta, salvò un gol sulla linea di costo 300 mila, e Rigamonti dal Brescia, con la modica spesa di 18 mila lire. Il difensore è felice perché studia a Torino. Però Novo non si sente pago, vuole costruire una macchina perfetta e l'anno successivo porta a segno una raffica di colpi: Grezar acquistato dalla Triestina (lire 250 mila), Loik e Mazzola prelevati dal Venezia con la somma record di un 1 milione e 200 mila, Castigliano arriva da La Spezia (600 mila lire per il cartellino). In casa, il Torino fabbrica talenti come Ballarin e Maroso, pensate che coppia di terzini! Il cervello della società non sbaglia un progetto. Con Novo collaborano Copernico, collante prodigioso fra settori e uomini, l'ungherese Erbstein, dt illuminato, e l'allenatore Lievesley che applica il WM di britannica origine. Si miscelano intuito, com- Quattro maggio del 1949. Sono le 17. Su Torino imperversa il maltempo. Un «Fiat G 212» sbuca dal fitto strato di nuvole e si schianta contro la Basilica di Superga. Sull'aereo viaggia il Toro, il mondo calcistico già da tempo lo definisce Grande. Sono trascorsi 45 anni da quel pomeriggio maledetto. E oggi alle ore 18, nella Basilica progettata dal Juvarra, Don Aldo Rabino officerà la messa in suffragio. Si prevede la solita folla commossa: saranno presenti i giocatori di tutte le categorie del Torino e i dirigenti. Quello squadrone rimane un punto fermo nella storia del calcio. Una serie di pagine ricca di vittorie incredibili, di record, di campionissimi. E gli eredi, non soltanto granata, vi trovano lo spunto per raffronti suggestivi e pallide analogie. E un motivo per imitarli. Sui quattro scudetti consecutivi ('46/49, e sarebbero certamente di più se la guerra non fosse esplosa dopo quello ottenuto nel '43) l'armata granata edifica un Impero. Il Grande Torino è una macchina perfetta, in campo e negli uffici. Al presidente Ferruccio Novo occorrono 6 anni per mettere insieme il puzzle che vince sempre. Gli bastano 55 mila lire per strappare Ossola dal Varese. Nel '41 preleva Gabetto dalla Juve sborsando 330 mila lire. Menti arriva dalla Fiorentina, GRANDE TORINO i In alto a destra, il miglior Milan ricavato dalle 3 stagioni di Capello; sopra, il Grande Toro col famoso quadrilatero: Grezar-Castigliano-Loik-Mazzola scudetti. «Si, ed è giusto - prosegue Boniperti - ha avuto ed ha fuoriclasse come Baresi, Maialini, Gullit, Rijkaard, Savicevic, Boban e Van Basten. E gli altri sono di alto livello, pensate a Massaro, Tassotti, Donadoni, Albertini... Mi piace tanto anche Rossi, può diventare grande come Bacigalupo, però il milanista è un po' nervoso. Il Milan vince perché ha i migliori giocatori, Berlusconi ha razziato tutto. Ma quel Toro resta il più grande». porta, il tiro era mio. Non ebbi tempo di strapparmi i capelli e Valentino già infilava la nostra porta. Poi ricordo Menti, non sbagliava un piazzato, e tre querce come Rigamonti, Ballarin e Castigliano. Praticavano il mezzo sistema, però ogni tipo di gioco a loro calzava a pennello. Pensate oggi Maroso libero con Ballarin e Rigamonti in marcatura! Chi passerebbe? La squadra era immensa, la società pure. Erbstein era un dt eccezionale, unico a livello mondiale». Oggi si parla del Milan dei tre TASS0TTI COSTACURTA BARESI MALDINI D0NAD0NI RIJKAARD ALBERTINi EVANI GULL IL RIVALE E IL GRANATA RICORDANO BENITO LORENZI «Inventò il pressing» Chi paragona questo Milan a quel Toro mi fa sorridere. Con l'Inter, ho affrontato tante volte Mazzola & C, hanno anticipato di 40 anni il pressing. Valentino aveva un'immensa autonomia e una straordinaria personalità. Come lui non ne sono più nati. E i mediani, vedi Castigliano, facevano 15 gol in un campionato. Se il Torino di allora giocasse contro il Milan di oggi vincerebbe 2-0.

Luoghi citati: Brasile, La Spezia, Ossola, Torino