Quarant'anni fa sul Karakorum: la prima vittoria dopo la guerra

Quarant'anni fa sul Karakorum: la prima vittoria dopo la guerra Quarant'anni fa sul Karakorum: la prima vittoria dopo la guerra schi a(con Asche nere, attraverso Alcide De | nere, attraverso Alcide De Gasperi, il permesso per la scalata dal Pakistan e, grazie alle sue influenti amicizie, un finanziamento del Cnr di cinquanta milioni (almeno ottocento milioni di adesso), circa la metà del preventivo dei costi totali dell'impresa. Ma Desio e il Cai non si amavano. Il loro fu un matrimonio di convenienza. Neanche Desio e gli alpinisti si volevano molto bene. Lui li faceva stare sull'attenti, come quand'era ufficiale. Loro non lo ritenevano credibile come esperto di alpinismo, tranne la coppia dei suoi fedelissimi Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, designati dal capo a salire in vetta. La conquista del K2, rivista quarant'anni dopo, è una tipica storia italiana o all'italiana: con il coraggio, con l'intraprendenza, con il sacrificio, con lo stellone, ma anche con tanti intrighi, tradimenti, menzogne, finanziamquanta mcento milimetà del ttli dll ppermesso per la scal dl ki Il merito fu al novanta per cento di un piccolo uomo, tenace e indisponente, con la mania della disciplina militare, con potenti amicizie altolocate, valente geologo, esperto esploratore, mediocre alpinista e abile diplomatico, che aveva già cinquantasette anni: Ardito Desio. Raccontava di aver pensato alla conquista del K2 da quando lo aveva visto per la prima volta, con la spedizione geografica del Duca di Spoleto in Karakorum nel 1929. Propugnatore infaticabile del suo progetto - al punto da ipotizzare una spedizione aviotrasportata -, riuscì a otte¬ K2 o Chogori, nel Grande Karakorum, era stato tentato dagli americani nel 1938 e nel 1939 e continua a essere la loro montagna nella corsa agli ottomila che si scatena negli Anni Cinquanta fra le quattro nazioni allora alpinisticamente più forti: i francesi conquistano l'Annapurna (1950), gli inglesi salgono l'Everest (1953), i tedeschi vincono il Nanga Parbat (1953), gli americani puntano sul K2 (1953). Ma la loro spedizione patì una drammatica sconfitta, per le avverse condizioni atmosferiche. L'anno dopo gli outsider italiani gli soffiano la meta sotto il naso. stualmente: «Poi il 1967: la vittoria israeliana nella guerra dei sei giorni. E con questo la conferma, non della dealienizzazione, dell'assimilazione o della normalizzazione degli ebrei, ma della potenza degli ebrei: comincia la cinica istituzionalizzazione dell'Olocausto. E' proprio qui, con uno Stato militare ebraico vittorioso e giubilante, che la linea di condotta ufficiale degli ebrei diventa quella di ricordare al mondo, minuto per minuto, ora per ora, dalla mattina alla sera, che prima di essere dei conquistatori gli ebrei sono stati delle vittime e che sono dei conquistatori solo perché sono delle vittime». Auschwitz come inattaccabile alibi per qualsiasi violenza e prevaricazione sociale e militare. Il grande business dell'Olocausto, sfruttamento economico e ideologico di sei milioni di vittime innocenti. Ne esce male perfino Anna Frank, librettino B A R N U M LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA meschinità, dispute per i soldi, due Libri bianchi, uno di Desio uno del Cai, e penosi strascichi giudiziari con ben quattro processi. Tanto per cominciare Desio fece fuori Riccardo Cassin, l'alpinista italiano che godeva allora di maggiore prestigio, lo strepitoso vincitore della Walker alle Jorasses e della NordEst del Badile. Il Cai aveva deliberato che Cassin dovesse affiancare il capo della spedizione, il professor Desio, come responsabile del gruppo alpinistico, secondo una formula già sperimentata dagli inglesi all'Everest (con Bruco e Norton) e dai tedeschi al Nanga Parbat (con Herrligkoffer e Aschenbrenner). Desio si oppose. Il lecchese accettò di collaborare senza incarico formale, ma alle visite mediche organizzate da Desio venne sorprendentemente giudicato non idoneo. Il professore si era liberato dell'unica personalità che potesse dargli fastidio. L'assenza di un alpinista alla guida della spedizione si fece sentire. D'altronde Desio solo una volta salì al secondo dei nove campi. Ne successero di tutti i colori, tra cui una diserzione | dei portatori, Ma l'episodio drammatico, ormai famoso, fu il bivacco a ottomila metri, in una buca nella neve, di Walter Bonatti e dello sherpa Mahdi, saliti a portare le bombole d'ossigeno a Compagnoni e Lacedelli la sera prima dell'attacco finale: temendo la giovinezza e la forza di Bonatti, i due non lo aiutarono a salire alla loro tenda. «Quella notte - ha scritto Bonatti nel suo libro Processo al K2 - io dovevo morire». Nella sua relazione Desio ignorò totalmente l'episodio. Compagnoni e Lacedelli tacquero o mentirono. Il Cai stese un ve'o d'ipocrisia. La prima causa giudiziaria fu intentata da Compagnoni al Cai per avere una quota dei diritti del film Italia K2, di cui egli aveva girato le scene sulla vetta, ma non riuscì a spuntarla. Anche Desio fece causa al Cai, riguardo 25 dei 50 milioni del Cnr: neppure lui riuscì a spuntarla. Il tribunale di Milano, su denuncia del Cai e di parte degli alpinisti, lo obbligò invece a restituire, dopo dieci anni, dei cimeli che si era tenuto, fra cui due macchine per scrivere e so- ti vedi passare alla tivù e sui giornali la realtà, per mesi, per anni, poi a inchiodarti con una violenza tutta particolare sono un best seller e un film da Oscar. Ancora una volta: a prescindere da cultura alta o bassa, è il racconto della realtà che ti incunea la realtà nella testa, e te la fa esplodere dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti schiantano la vita, direttamente, o quando qualcuno te li compone in racconto e te li spedisce in testa. Che vuol anche dire: raccontare non è un vezzo da dandy colti, è una necessità civile che salva il reale da un'anestetizzata equivalenza. Il racconto, e non l'informazione, ti rende padrone della tua storia. E poi. C'è qualcosa, in questa storia dell'Olocausto, e in generale nella questione ebraica, che trascende la verità dei fatti. Quella storia noi l'abbiamo scelta come storia totem, come simbolo, come dato mitico. Sei

Luoghi citati: Italia, Milano, Pakistan, Spoleto