Quindici anni s'impicca per i brutti voti

Quindici anni, s'impicca per i brutti voti Quindici anni, s'impicca per i brutti voti ROMA. Un ragazzo di 15 anni si è ucciso ieri a Roma, impiccandosi nella sua abitazione, perché «andava male in matematica». Il giovane al rientro dalla scuola ha preso una corda e l'ha legata alla scala a chiocciola dell'appartamento di via della Grande Muraglia, al quartiere Eur. Sono stati i genitori a trovarlo ormai privo di vita. Il giovane in una lettera avrebbe spiegato alla famiglia che il motivo del suo gesto dipendeva dal fatto che «andava male in matematica». Una lettera di una pagina, scritta poco prima di legare la corda con cui abitualmente giocava, alla ringhiera della scala che collega l'attico al superattico dell'appartamento. Una lettera drammatica in cui il ragazzo racconta che «la scuola lo ha di¬ strutto, e la famiglia non lo ha mai incoraggiato nei momenti peggiori, quando tutto andava male». Un altro passo della lettera invece fa riferimento «ad una ragazza, Silvia, bella, conosciuta qualche mese fa», a cui il ragazzo «non ha mai avuto il coraggio di confidare il suo amore». Una lettera lucida, scritta con una calligrafia veloce, dove in poche righe il ragazzo che frequentava il primo anno del liceo scientifico, spiega ai suoi genitori che «l'unico periodo felice è stato quello delle elementari, poi solo dispiaceri e dolori». I genitori del ragazzo, che hanno tentato di prestare i primi soccorsi al figlio, tagliando la corda e cercando di rianimarlo, hanno detto di non essersi mai accorti di tanta depressione e tanto dolore. [Ansa] amici, undicenni e dodicenni, alunni di una scuola attigua alla «Quagliariello». Li convince a dargli una mano, assicurando loro l'impunità e chissà quale altro compenso. Il piano di azione viene discusso durante una riunione. L'operazione è fissata per la sera di sabato, dopo il calar del sole. Alle 21 in punto i cinque baby-piromani si incontrano, scavalcano il cancello dell'istituto e si radunano nel cortile. Si dividono in due gruppi. Il primo, guidato da Ciro, aspetta che il secondo commando, entrato nell'edificio, raggiunga la sala dei professori e si impossessi degli elaborati custoditi in due armadietti. L'ordine è preciso: «Lanciate i fogli dalla finestra. Penseremo noi a bruciarli». La seconda squadra di piromani in erba, però, si fa prendere la mano dalla foga dell'avventura. Qualcuno, violando le consegne del capo, decide di far sparire immediatamente quelle maledette formule matematiche che turbano la pace di Ciro e accende un fiammifero. Le conseguenze sono devastanti: il fuoco divampa subito con violenza, estendendosi in pochi secondi ai mobili e alle suppellettili. E i ragazzi, spa¬ ventati, se la danno a gambe. Dopo pochi minuti la scuola pullula di vigili del fuoco, poliziotti e carabinieri. Domate le fiamme, constatati i danni che ammonterebbero ad un centinaio di milioni, i detective della questura si mettono subito sulle tracce dei misteriosi piromani. Casi come questo non sono una novità, per loro: l'istituto «Quagliariello» sorge nel cuore del Torrione, un quartiere periferico dove la presenza della malavita è piuttosto forte e gli atti di vandalismo nelle scuole sono all'ordine del giorno. Nella mente di un anziano ed

Persone citate: Casi, Quagliariello

Luoghi citati: Roma