Assalto guerrigliero all'orfanotrofio, una strage di E. St.

Assalto guerrigliero all'orfanotrofio, una strage Assalto guerrigliero all'orfanotrofio, una strage Uccisi 21 bambini e 13 volontari fuggiti da Rigali per salvarsi RIGALI. Dopo 27 giorni di guerra civile, la situazione si fa sempre più drammatica in Ruanda. Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha reso noto ieri che 21 bambini e tre volontari sono stati massacrati domenica scorsa in un orfanotrofio a Butare, dove si erano rifugiati in cerca di scampo, mentre altri dieci collaboratori dell'organizzazione umanitaria «hanno trovato la morte in circostanze atroci» durante altri attacchi. Anche a Kigali sono continuati per tutta la giornata di ieri i combattimenti tra le forze governative e i guerriglieri del Fronte patriottico ruandese. Secondo il portavoce della missione dell'Onu in Ruanda Abdul Kabia, le forze governative hanno pesantemente bombardato il quartier generale del Fronte, ospitato nell'edificio dell'ex Parlamento ruandese. Continua, intanto, l'esodo di civili di entrambe le etnie verso i Paesi confinanti: decine di migliaia di persone in interminabili colonne marciano tra cumuli di cadaveri, abbandonati nei villaggi e lungo le strade. Le anse del fiume Akagera, al confine tra Ruanda e Tanzania, sono in più punti ingolfate dai corpi degli uccisi. Ma fuggire diventa sempre più difficile: gruppi armati delle due parti bloccano ormai molti dei passaggi di frontiera. Da Ginevra l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati ha reso noto che gli uomini del Fronte popolare hanno bloccato il passaggio dei profughi attraverso il confine con la Tanzania, mentre ieri pomeriggio, a Kigali, forze governative hanno circondato un convoglio dell'Onu, impedendo lo sgombero di 300 civili - in maggioranza tutsi - che si erano rifugiati in un albergo del centro. «La situazione è molto tesa. La nostra gente è circon¬ data all'hotel delle Mille Colline, dove noi stiamo inviando immediatamente rinforzi», ha dichiarato un funzionario delle Nazioni Unite, aggiungendo che il convoglio ha un salvacondotto firmato dal capo delle forze armate ruandesi. Quanto alla situazione dei profughi che hanno già passato il confine, il portavoce dell'Alto Commissariato Ron Redmon ha fatto presente che sono stati costretti dalle autorità tanzaniane ad ammassarsi in un campo improvvisato, a un'ottantina di chilometri dalla frontiera. «Se non agiremo rapidamente, questo campo sarà teatro di una grande catastrofe», ha affermato. A un punto morto sono anche le trattative per tentare di fermare il bagno di sangue tra hutu e tutsi che in meno di un mese ha già provocato oltre 100 mila morti e almeno un milione e 300 mila profughi. Le delega¬ zioni delle due etnie si sono recate ieri ad Arusha, in Tanzania, dove i mediatori internazionali stanno cercando di mandare in porto una mediazione. Ma, almeno finora, non è avvenuto alcun incontro. Il primo scoglio è rappresentato dalla presenza dei Caschi blu. Il segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali ha chiesto ai capi di Stato dei Paesi africani di mettere a disposizione forze di pace da inviare in Ruanda, ma il Fronte patriottico del Ruanda ha subito diffuso un documento in cui afferma che non parteciperà ad alcun colloquio di pace, se l'Onu non ritirerà prima il suo mediatore, Jacques-Roger Booh-Booh del Camerum, accusato di «pregiudizi». All'ipotesi di un contingente di pace intenrazionale si erano detti favorevoli anche gli Usa, che l'altro ieri avevano deciso di inviare due diplomatici in missione. [e. st.]

Persone citate: Abdul Kabia, Boutros Ghali, Rigali