Governo battaglio sul Viminale
Vertice di sei ore con Berlusconi, accordo solo sui dicasteri economici Vertice di sei ore con Berlusconi, accordo solo sui dicasteri economici Governo, battaglio sul Viminale Bossi: gli Interni alla Lega o stiamo fuori MOLTI si sono chiesti ultimamente come mai l'anticomunismo fosse ancora così possente, nonostante quella che è chiamata morte del comunismo. In Italia si è evocato il '48, per sottolineare l'anacronistica ripetizione di un rigetto che non avrebbe più senso. Si è parlato dell'albero genealogico del pds, inestirpabile; e dell'anticomunismo di matrice fascista, mai veramente debellato. In tutti i casi l'Italia appariva ritardataria: non in sintonia con gli eventi correnti; rallentata da fardelli incongrui, assurdi; zoppicante dietro l'Europa, e la storia. Fondate come sono su un'idea lineare della storia - il fascismo appartiene al passato; il passato non può ripresentarsi se non come replica anacronistica simili descrizioni non servono necessariamente a capire quel che accade nella realtà, nel presente. Possono avvantaggiarsene gli afflitti, non chi vuol ricominciare la politica e fondarla su visioni storiche meno progressive. Veramente cruciale è capire quel che è accaduto nella mente dell'elettore che impetuosamente ha deriso di dire no al comunismo, senza fare grandi distinzioni tra vecchio partito comunista e nuovo pds. Conviene ricostruirne gli incubi, le speranze, le paure: speranze e paure sono infatti quasi tutte del presente, non del passato. Si sono probabilmente addensate neoTi ultimi remni. non nel rnrso di decenni. Comunque non sono catalogabili come meccanica ripetizione di gesti fatti in altri tempi, né come fenomeno puramente italiano. Gli anni cruciali sono stati probabilmente gli Ottanta, e la data fatidica è 1*89: anno in cui cade il muro di Berlino ed il capitalismo si installa durevolmente nella crisi, dopo una breve, menzognera Belle Epoque. Contrariamente a quel che si è creduto, l'anticomunismo non decede con la sepoltura del comunismo. La grande paura anzi si ingigantisce e si estende, dopo INTERVISTA A MARTANO ROMA. Sei ore di vertice non hanno sbloccato la «battaglia per il Viminale». Umberto Bossi si era presentato in casa Berlusconi «con l'elmetto»: o il ministero dell'Interno va al Carroccio o i lumbard restano fuori dal governo. Arrivando ieri sera in via dell'Anima per partecipare al vertice con Berlusconi e con Fini, il leader della Lega era stato categorico. Uscendo all'una e trenta Bossi ha spiegato che si è trovato un accordo su un terzo dei ministeri, compresi quelli economici e che non si è ancora affrontato il nodo del Viminale. In realtà è stato un modo per evitare che l'impasse sugli Inr terni sfociasse in una rottura. Intanto, Irene Pivetti - presidente della Camera - insiste sul «no» della Lega ai ministri fascisti: «Credo che il presidente del Consiglio incaricato avrà sufficiente prudenza e responsabilità - ha detto ai giornalisti - per non includere nel governo persone che si rifacciano esplicitamente alla dottrina politica fascista». DI Robilant, Fossi, Martini Minzolini e Rapisarda A PAG. 2,3 E 6 ale. Ghitti ritira il pass
Persone citate: Berlusconi, Di Robilant, Ghitti, Irene Pivetti, Martini Minzolini, Rapisarda, Umberto Bossi
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