No al modello Volkswagen di V. S.

Seat, 3000 licenziamenti No al modello Volkswagen «Con meno orario in Italia costipiti alti» MILANO. Strategie dell'orario di lavoro e rapporti tra caso Volkswagen e realtà italiana. Su questi temi hanno dibattuto ieri mattina a Milano uomini di impresa, sindacalisti e consulenti. Punto di partenza, il famoso accordo col quale alla Volkswagen gli operai hanno accettato una riduzione di orario e di salario, riuscendo in tal modo a salvare dal licenziamento 20.000 compagni di lavoro. E' applicabile il caso Volkswagen all'Italia? Intorno a questo interrogativo ha ruotato gran parte del dibattito. Secondo Maurizio Magnabosco, direttore del personale del gruppo Fiat, il modello della casa automobilistica tedesca sarebbe insostenibile per l'Italia, per via delle particola- rità in tema di costo del lavoro. Magnabosco ha osservato che la scelta di una soluzione piuttosto che di un'altra («solidarietà aziendale» nel caso tedesco, «solidarietà istituzionalizzata» nel caso Fiat) deve tener conto di fattori strutturali e congiunturali, ma anche di azioni compatibili con il contesto culturale. Secondo il dirigente Fiat il «nodo cruciale è quello della flessibilità, che consenta di governare il sistema industriale su tutti i fronti, con azioni compatibili». E anche se «non esiste una via migliore in assoluto», lo schema Volkswagen, se applicato alla Fiat, porterebbe ad un aumento dei costi del lavoro, e a rigidità che penalizzerebbero le linee di produzione più trainanti. Il segretario confederale della Cgil, Sergio Cofferati, pur ammettendo che la soluzione Volkswagen nasce da un problema «congiunturale», e non deve quindi essere confusa con problemi di politiche strutturali, ha allargato il discorso affermando che «la linea di tendenza è quella delle soluzioni sugli orari». Soluzioni non semplici, anche perché dovranno coordinarsi con le politiche delle città, ossia di trasporti e servizi. Tuttavia, ha aggiunto Cofferati «l'accordo Volkswagen resta importante per una serie di suggestioni e segnali. Azienda e sindacato hanno accettato di scommettere insieme sulla ripresa, entrambi pagando un prezzo, poiché l'azienda ha dovuto rivedere tutti i suoi livelli organizzativi. E' una solidarietà che non si scarica sulla collettività, ma solo su azienda e lavoratori». Secondo Cofferati, passata l'emergenza, il tema dell'orario tornerà sul tappeto: ai contratti nazionali il compito di trattare l'argomento economico del mantenimento del potere di acquisto, al secondo livello il compito di discutere la quota di produttività disponibile per ridurre l'orario di lavoro, [v. s.]

Persone citate: Cofferati, Magnabosco, Maurizio Magnabosco, Sergio Cofferati

Luoghi citati: Italia, Milano