L'olimpo indù accoglie Botto

Laurea honoris causa dall'India Laurea honoris causa dall'India L'olimpo indù accoglie Botto TORINO 1 ' OME Frederic Prokosch, | che scrisse uno dei libri 1 i di viaggio in Medio \à I Oriente tra i più efficaci senza averci mai messo piede. O, per andare più lontano con la fantasia, come Emilio Salgari, che la Malesia l'aveva solo sognata. Così, con i dovuti distinguo, il professor Oscar Botto, considerato tra i maggiori maestri di studi indologici a livello mondiale: l'India l'ha vista solo nelle fotografie e nelle incisioni della sua biblioteca. Ma i risultati dei suoi lavori, riconosciuti come pietre miliari nella stessa India, hanno capovplto anche la storia di Maometto e della montagna. E' la prima volta che accade: non potendo (o volendo) andare in India, l'Università di New Delhi ha deciso di inviare in Italia il suo rettore per attribuirgli la laurea honoris causa. E, cosa ancora più rara, la decisione è stata voluta dallo stesso presidente dell'India. Docente all'Università di Torino e fondatore del Cesmeo, i suoi studi fanno testo su temi come la scienza politica nell'India antica, i testi epici e di teatro e sul diritto in India. Il tutto scandagliato nelle biblioteche di mezz'Europa e nella sua personale, che si compone di quasi seimila volumi di sola indologia. «Per venticinque armi gravi problemi di famiglia non mi hanno permesso di allontanarmi per troppi giorni da Torino - racconta Oscar Botto -. E, alla fine, quando avrei potuto farlo, sono rimasto come schiavo del complesso di non poter lasciare la mia città. Ma il tipo Il professor Os ar Botto di studi a cui mi sono dedicato mi permetteva di farlo. Io sono un filologo, studio testi antichi, quindi il mio è un lavoro più da topo di biblioteca che da osservatore sul campo. Sicuramente non avrei potuto "lavorare in casa" se fossi stato ad esempio un etnologo. Ma non è ancora detto che una volta o l'altra mi decida ad andare in India, probabilmente i miei scritti si arricchirebbero di colore, di sensazioni». La fama di Botto in tutti questi anni di studio, aveva fatto sì che già l'India venisse da lui. Le università indiane, studiosi locali e amici gli reperivano il materiale in giro per il subcontinente e, addirittura, il Cesmeo di Torino era diventato luogo di approfondimento, studio e convegni di indologia. Professori venivano da Bombay, Delhi e da altre parti della nazione per compiere passi in avanti nei loro lavori. «Del resto - spiega Botto - è proprio a Torino che sono nate, in Italia, le prime scuole per lo studio del sanscrito: centocinquant'anni fa ad opera di Gaspare Gorresio. Ora, per la prima volta, in Italia uscirà il dizionario italiano-sanscrito, testo a cui io e miei collaboratori stiamo lavorando da anni per sopperire a una grave mancanza: fino ad oggi gli studiosi devono mediare con vocabolari dall'inglese, dal francese o dal tedesco». Se.Oscar Botto non ha visitato l'India, ha però passato molto tempo nelle biblioteche di Londra o Parigi. E, inoltre, sono rimaste memorabili alcune sue lezioni tenute alla Sorbona e all'Università di Utrecht. [p. 1. v.) Il professor Osca

Persone citate: Botto, Emilio Salgari, Frederic Prokosch, Gaspare Gorresio, Oscar Botto