Castro gioca l'ultima carta

10 Misure draconiane per un regime al collasso, si è parlato di tornare al baratto Castro gioca l'ultima carta Triplicati iprezzi, congelati i risparmi LA FINE DEL SOGNO CUBANO SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO «Nessuno si illuda che il socialismo cubano e la Rivoluzione facciano concessioni: abbiamo un solo partito ed uno solo resterà. A Cuba non ci sarà mai economia di mercato, la nostra è e rimarrà un'economia pianificata». Così tuonò il comandante Fidel Castro nel discorso del IV Congresso del partito comunista cubano, nell'ottobre 1991, richiamando all'ordine il gruppetto di dirigenti «riformatori» che sperava di poter avviare una graduale apertura politica ed economici! del regime. Sono passati meno ai tre anni, e della baldanza di allora sintetizzata nel funereo slogan «socialismo o morte» - non resta che l'ostinata difesa del regime a partito unico. Quanto al resto, dopo 35 anni la «revolucion» dei Caraibi ha dovuto arrendersi. In una storica e amara sessione dell'Assemblea nazionale (il Parlamento), Castro ha dato formalmente l'avvio al definitivo smantellamento del modello economico socialista. Dopo le prime riforme varate il 26 luglio dello scorso anno quando il governo legalizzò il possesso e l'uso di dollari per tutti i cubani, e autorizzò 135 diversi lavori autonomi non controllati dallo Stato - l'Assemblea ha stabilito che nei prossimi mesi verranno chiuse le fabbriche improduttive e riorganizzata la burocrazia pubblica, abolendo la stabilità dei posti di lavoro e smantellando una decina di organismi centrali del governo: il costo finale sarà di centinaia di migliaia di licenziamenti. Saranno abolite o ridimensionate alcune delle principali conquiste sociali della rivoluzione, che avevano contribuito per trasformare Cuba in un modello per intere generazioni di militanti della sinistra la- tino americana: il ministro delle Finanze, José Luiz Rodriguez, ha annunciato che diventeranno a pagamento alcuni servizi sinora gratuiti, relativi all'assistenza sanitaria, all'educazione, alla cultura e allo sport. Raddoppieranno o triplicheranno i prezzi di sigari, sigarette e rum e dei combustibili, sinora sussidiati dal governo. Aumenteranno tariffe sinora gratuite o quasi (elettricità, telefono, poste e trasporti non urbani), mentre in futuro sarà introdotto il pagamento di tasse sulle proprietà immobiliari, sulla previdenza sociale e così via. Per cercare di controllare l'inflazione, che si calcola sia giunta nel '93 a circa il 90% annuale, e rendere possibile l'adozione di una moneta nazionale convertibile in valuta forte, è stato deciso il congelamento forzato dei depositi bancari sull'isola, in cui si concentrano quasi i due terzi degli 11 miliardi di pesos di eccesso di liquidità calcolato nell'economia cubana. «Sappiamo che sono provvedimenti impopolari - ha almesso Castro - ma sono necessari, anche se a Cuba nessuno vorrà salutarci nei prossimi mesi. Non possiamo usare mezze misure, sarebbe un disastro ancora peggiore: la gente deve capirlo». Per compensare l'impatto sociale di una stangata inedita a queste latitudini, il governo sta studiando l'introduzione di un'imposta di disoccupazione pari al 60% del salario precedente e a contributi per le famiglie di reddito più basso. Misure «socialdemocratiche» che sino a qualche anno fa sarebbero state aspramente criticate da Castro, e che oggi non serviranno neppure a risolvere il problema: attualmente il salario medio sull'isola è pari a circa 200 pesos, appena due dollari al cambio nero, insufficenti a garantire il «paniere» alimentare di base. «La crisi che attraversiamo è un cancro di cui conosciamo l'origine e che non possiamo evitare», ha ricordato ieri, impotente, l'anziano lider maxime Il «cancro» è quello del «periodo speciale», come è stata definita la depressione in cui l'isola è sprofondata dopo la fine degli aiuti e dei crediti provenienti dalla vecchia Urss, pari a circa 3 miliardi di dollari l'anno. Un processo iniziato nel 1989, quando i rapporti con Mosca si raffredarono definitivamente per il rifiuto di Castro di adottare una versione tropicale della perestrqjika, e culminato con la scomparsa dell'Urss, che fece decadere tutti i contratti commerciali «fraterni» ancora vigenti. Per Cuba, un colpo mortale: l'isola importava dall'Est europeo il 90% del petrolio ed il 40% del cibo e tutta la tecnologia industriale. Scartata l'ipotesi di ricorrere ad una specie di comunismo primitivo, il regime ha affrontato gli anni successivi facendo stringere la cinghia ai cubani. Ma i successi nel settore turistico e nell'esportazione di prodotti farmaceutici non sono stati sufficenti a compensare il collasso degli altri settori. L'adozione di misure economiche neoliberiste in linea con le ricette del Fondo monetario è stata ieri solo l'ultimo schiaffo. Il «sogno» cubano è davvero finito. Gianluca Bevilacqua IL DISASTRO ALL'AVANA mmm Illil APRILE: visita di Gorbaciov a Cuba, inizia il distacco tra Urss e Cuba, Castro rifiuta di adottare la perestrojka; e Mosca blocca i consistenti aiuti economici all'isola, diminuiscono del 25% le vitali esportazioni di petrolio russo e aumenta il costo del resto (40% del cibo consumato a Cuba proveniva dall'Est europeo). GENNAIO: inizia il «periodo speciale» (meno bus più biciclette, aratri trainati da buoi al posto dei trattori, blackout per risparmiare energia, razionamento cibo ecc.). NELL'ANNO: situazione sempre più grave, crollo del raccolto di canna da zucchero da 7 a 4,1 milioni di tonnellate (perdita di mezzo miliardo di dollari). LUGLIO: primo grosso pacchetto di riforme economiche: legalizzato il possesso di dollari, autorizzate 135 diverse professioni autonome, Eermesso l'accesso dei cuani ai negozi per stranieri dove si paga in dollari ecc. NOVEMBRE: dopo trent'anni, la tv statale trasmette il primo spot pubblicitario; aumentano i furti e la violenza urbana. MARZO: il governo annuncia che le imprese straniere potranno comprare anche il 100% delle imprese cubane, e diffonde una lista di oltre 120 imprese privatizzabili. APRILE: ricominciano i blackout, che a L'Avana arrivano sino a 20 ore giornaliere: solo un terzo delle centrali termoelettriche funziona.

Persone citate: Castro, Fidel Castro, Gianluca Bevilacqua, Gorbaciov, José Luiz Rodriguez