l'impronta di sangue sul cemento non è riuscita a fermare lo show di Gabriele Romagnoli

■/impronta di sangue sul cemento non è riuscita a fermare lo show ■/impronta di sangue sul cemento non è riuscita a fermare lo show il dolore offeso IMOLA DAL NOSTRO INVIATO Ci saranno molte immagini per ricordare Ayrton Senna. L'ultima che potrà essere dimenticata è qui, sull'asfalto del circuito sequestrato, a cento metri dal punto dell'impatto. Non l'ha cancellata una notte di temporale, non l'hanno coperta molte manciate di segatura. E' un'indelebile ritratto di sangue. Una profana sindone che ha assunto i contorni del corpo di un uomo che viveva per correre e correndo è morto. Il sangue di Senna ha intriso la tuta e disegnato sulla strada le sue gambe, il suo torace, le sue braccia aperte. Più in là, distanziata da uno stacco di grigio, come se il destino l'avesse decapitato, la sua testa. Domenica, sulle televisioni di tutto il mondo, era una macchia di sangue. Lunedì, nell'autodromo dei fantasmi, si rivela un'impronta di morte che si stampa sul selciato. Ore 14,17, il giorno dopo. La tragedia è un'eco che non ti dà scampo. Domenica, in questo identico attimo, sotto questa stessa rasoiata di sole, Senna si schiantava. Ora non c'è boato di motori né di folla. Silenzio. Ma sono venuti in molti, davanti alla curva della morte. Sono arrivati in bicicletta, con le macchine fotografiche. Hanno portato anche i bambini. Stanno lì, con le dita paffute aggrappate alle reti di cinta e guardano quella specie di fantoccio rosso che qualcuno ha disegnato sulla strada. Più in là, cento metri più in là, ci sono altri segni, stavolta sul muro, segni neri, di lutto, graffi assassini di una macchina impazzita Davanti, undici mazzi di fiori, un gagliardetto rosso Ferrari, una sciarpa verde e oro, una maglietta bianca, appesa e annodata alla rete, con impressi un volto e un nome: Ayrton Senna. Il circuito è chiuso, sequestrato. Il sostituto procuratore Maurizio Passarmi, che conduce le indagini sugli incidenti mortali a Senna e Ratzenberger, vuole effettuare un sopralluogo. Solerti addetti hanno chiuso tutti i cancelli, vigilano sulle vie d'accesso. Eppure gruppi di ragazzi scavalcano le reti, «armati» di mazzi di fiori. Sfidano i divieti per arriva- fiori. Sfidano i divieti per arriva re alla «curva del Tamburello» e deporre omaggi e biglietti. Azalee, «per un ricordo eterno». Massimo. Rose, «Adeus Ayrton, o melhor piloto di todo mundo», Beverly, Gaynor e Romy. Gladioli, «for Ayrton», Sepp, Jurgen e Gunther. Gigli bianchi da un gruppo di appassionati giapponesi. Altre rose dal «Senna fans club» di Bagno a Ripoli, provincia di Firenze. Un biglietto staccato dal vento che non appartiene più al suo mazzo, ma solo «Al numero uno di sempre e per sempre». Giace tra l'erba, sotto un enorme cartellone rosso che beffardo pubblicizza il concorso «I pilotissimi». L'ultimo di loro è morto lì. Ora, per lui, i tifosi dell'automobilismo hanno soltanto lacrime. Il pilota Pierluigi Martini siede con la testa tra le mani ai bordi del circuito e a chi gli chiede: «E adesso?», risponde «Adesso si va a Montecarlo. A correre. E abbiamo perso l'unico che poteva farsi ascoltare per difendere la nostra sicurezza». Ora non vorrebbero più che nessuno potesse vedere la «curva del Tamburello», la Williams distrutta che è stata la tomba di Senna, il suo casco attraversato da una crepa, là dove la sua testa è rimbalzata dopo l'urto ai trecento all'ora. Sipario. Pietà. Adesso. Ieri è un altro giorno. Domenica la corsa doveva con- tinuare. Ci fu un uomo, un giorno, che disse «the show must go on», lo spettacolo deve proseguire. Forse lo disse senza pensarci, forse gli suonava bene la frase. Ne hanno fatto un dogma, applicato anche domenica. Senna ormai privo di coscienza veniva portato via da un elicottero dal quale gocciolava sangue e poco dopo la bandiera verde si riabbassava. L'altoparlante annunciava solo «Ayrton Senna è fuori gara». Il pubblico, lontano dal luogo dell'incidente, pare non averne capito la gravità. I piloti, dicono, nemmeno. Due universi paralleli: quello di Senna che si spegneva e quello di Imola, dove lo show «doveva» proseguire. Ayrton veniva portato in rianimazione, avvolto in un involucro dorato che avrebbe dovuto cercare di mantenerne la temperatura corporea. I bolidi ripartivano, il pubblico esultava perché la Ferrari di Berger era schizzata in testa. Era un fuoco di paglia, ma l'entusiasmo riprendeva quando la «rossa» di Larini conquistava saldamente il secondo posto e illudeva di poter rimontare. I medici dichiaravano: «La sofferenza del cervello di Senna è enorme, non dobbiamo aspettarci miracoli». Il recupero di Larini sfumava, ma era pur sempre secondo dietro Schumacher che tagliava il traguardo alzando il pugno destro al cielo. Il ferrarista prendeva una bandiera rossa da un tifoso e faceva un giro di pista agitandola in segno di saluto al pubblico in tripudio. Il primario con¬ statava cne l'elettroenc statava che l'elettroencefalogramma di Senna era piatto. Schumacher e Larini salivano sul podio, si abbracciavano, sorridevano. Il pubblico scavalcava le recinzioni per festeggiarli, afferrare i berretti lanciati sul prato. Nell'ultimo comunicato diramato dall'ufficio stampa del Gran Premio si chiedeva a Larini: «Cosa si prova ad arrivare secondi a Imola?». Risposta: «Sono molto felice, per tutta la mia carriera ho aspettato un momento così». Problemi durante la corsa?. Risposta: «No». Stessa domanda a Schumacher. Risposta: «No, nessun problema, a parte qualche difficoltà nel sorpassare Berger. Spero che il duello tra me e lui abbia reso la corsa eccitante». Sipario. Pietà. Ora è un altro giorno. Gli addetti smontano i pannelli mobili che pubblicizzano la Formula Uno all'ingresso di Imola. Forse non li rimonteranno più. L'autodromo sequestrato rischia di rimanere un circuito per fantasmi. I movimenti degli operai sono lenti e pieni di caulila. I tasselli pubblicitari pesano e vanno trattati con cura. L'ultimo che tolgono lo adagiano sul prato. Visto così è un frammento di puzzle e di mistero. Tutto quello che vedi è che è rosso. Ma ora lo sai: probabilmente è un uomo. Gabriele Romagnoli 1k\A LlÉÉL t # - i Tifosi in lacrime. In alto Larini e Schumacher, nella foto grande i fiori sulla pista

Luoghi citati: Bagno A Ripoli, Firenze, Imola, Montecarlo