Molla quel pesce

AQUILA DI STELLER AQUILA DI STELLER Molla quel pescel Strategie di caccia: pirata è meglio cano in gruppo. Indubbiamente questo loro comportamento dipende dal particolare tipo di alimentazione, cioè dal fatto che si nutrono prevalentemente di salmoni. Il fiume che collega il Lago Kuril al mare convoglia milioni e milioni di salmoni del Pacifico (genere Oncorhynchus), che vengono a deporre le uova in questo specchio d'acqua proprio per la sua particolarità di non gelare d'inverno. Un vero paese di Bengodi per una folla di uccelli affamati. Non solo aquile di mare di Steller, ma anche aquile di mare comuni, aquile reali, anatre, cigni, corvi e persino piccoli uccelli canori. Ma i grossi salmoni dalla pelle robusta che pesano tre o più chili non sono una facile preda neanche da morti. Muoiono infatti per la maggior parte subito dopo aver deposto le uova. Le aquile reali o le aquile di mare comuni impiegano ore e ore per riuscire a squarciare una carcassa di salmone: non hanno gli strumenti adatti per farlo. Ci riesce soltanto il becco massiccio dell'aquila di Steller. Proprio per questo motivo le altre due specie di aquile che frequentano il Lako Kuril preferiscono ripiegare su prede più facili, come gli uccelli acquatici o i mammiferi locali. Spesso però le aquile di Steller tendono a risparmiare energia e si procurano il cibo con l'astuzia. Invece di affannarsi a sventrare una dura carcassa di salmone, preferiscono fare i pirati dell'aria: aggrediscono una loro compagna che si è già accaparrata un bel pezzo di pesce e le strappano il boccone dal becco. Le aquile di Steller manifestano il loro spiccato istinto gregario anche quando nidificano, costruendo enormi nidi l'uno accanto all'altro lungo i fiumi popolati di salmoni. Ed è chiaro che tutti gli abitanti di un aggregato di nidi fruiscono di una zona di caccia comune. Secondo le stime di Alexander Ladigin, ciascuna aquila di Steller consuma una cinquantina di salmoni a stagione. Naturalmente con una dieta così ricca e nutriente, gli uccelli aumentano notevolmente di peso. Al punto tale che, quando uno di loro si è il craAustafarein Etsgregrosoltrefram tezza di almeno un metro e mezzo e il peso di circa 50-60 chili, mentre le femmine si aggiravano su un metro, un metro e venti di altezza e 35-40 chili di peso. Una differenza tra i sessi (o dimorfismo sessuale) molto accentuata ma tutt'altro che anomala, se si considera l'enorme diversità che esiste per esempio tra i due sessi del gorilla. Si è arrivati a queste conclusioni esaminando e paragonando le singole ossa fossili grazie anche all'incredibile abbondanza di reperti che i siti etiopici hanno fornito in questa ultima manciata di anni. La sola area dell'Hadar ha fornito ben 53 nuovi «pezzi» in appena tre spe- peutico delle leucemie e, per quanto occorrano ancora molte chiarificazioni, hanno già profondamente modificato i trattamenti nell'ematologia clinica. Applicazioni interessanti anche nella cura dei tumori, mediante IL, CSF, TNF, interferoni e così via. Molti ritengono che sia stata così aperta una nuova via terapeutica in cancerologia, fondata sulla stimolazione di una risposta immunitaria antitumorale. Numerosi gli esperimenti clinici nel melanoma, nei tumori del seno, dell'ovaio, della vescica, del pancreas, e per ridurre gli effetti negativi dei chemioterapici e della radioterapia. L'utilizzazione terapeutica delle citochine (per il momento soprattutto interferone alfa, interleuchina 2, CSF) è in pieno sviluppo. Queste sostanze sono ottenibili con la biotecnologia, o ingegneria genetica che dir si voglia, essendo noti alcuni geni codificanti le citochine, sovente localizzati su una stessa regione cromosomica, come il braccio lungo del cromosoma 5. E si dispone anche di molecole artificiali. Ulrico di Aichelburg ingozzato ben bene di cibo, non riesce più a decollare e non è difficile acchiapparlo addirittura con le mani mentre si trascina pesantemente sul terreno. Nell'area in osservazione, il dormitorio comunitario delle aquile di Steller si trova sugli alberi di betulla da cinque a nove chilometri dal lago. Qui le aquile si scambiano informazioni sulle fonti di cibo. Appena una esploratrice trova un bel mucchio di salmoni morti, passa parola alle compagne e in men che non si dica si raccoglie sul posto una folla di uccelli affamati. Si direbbe che il motto dell'aquila di Steller sia: insieme c'è più gusto. Isabella Lattes Coifmanrc il cranio di Australopithecus afarensis trovato in Etiopia era sgretolato in 13 grossi pezzi e oltre duecento frammenti dizioni. Considerando che già il ritrovamento di un singolo dente o frammento può considerarsi un successo per una stagione di ricerca, è facile capire perché queste aree così inospitali (e pericolose anche per l'instabilità politica e tribale) costituiscano un vero e proprio «Eldorado» per la ricerca, fornendo ogni volta qualche sorpresa. Da questi nuovi studi è emerso, per esempio, che gli Australopithecus afarensis avevano braccia «corte» e robuste simili a quelle di un uomo delle stesse dimensioni, mentre gli avambracci erano proporzionalmente più lunghi e paragonabili a quelli degli scimpanzè. Quando il nuovo cranio è stato rinvenuto nella valletta di un piccolo «canyon» dal professor Yoel Rak, era sgretolato in 13 grossi pezzi e oltre 200 frammenti, compresa una mezza mandibola. Ci sono voluti ben 2 anni per ricostruire questo «puzzle» preistorico, misurarlo e procedere alla pubblicazione. Fino a oggi il solo modo per osservare un cranio di Australopithecus afarensis era quello di affidarsi alla ricostruzione fatta anni fa da un altro importante paleoantropologo, Tim White, che partendo da pochi frammenti era riuscito a «prevedere» la vera forma del teschio, confermata dal recente ritrovamento di Rak. Tim White, ricercatore dell'Università di Berkeley e autore di numerose scoperte (per anni Johanson si è avvalso della sua preziosa collaborazione, soprattutto per lo studio di Lucy), è da anni coinvolto in campagne di scavo in Etiopia. Il suo «fiuto» per i fossili importanti è sorprendente: è suo il ritrovamento dell'omero di afarensis descritto nella pubblicazione su «Nature» e rinvenuto a poca distanza dalle tende durante una visita di poche ore all'accampamento di Johanson. Alberto Angela

Persone citate: Alberto Angela, Alexander Ladigin, Isabella Lattes, Johanson, Rak, Tim White, Ulrico Di Aichelburg

Luoghi citati: Etiopia