Il BELLO della PAURA

miJÒ miJÒ «PAURA , di i à l à i , Servadio, testimone à un secolo à mie E nasce un editore per serial killer posto così rilevante? «Non sono così sicuro che il termine adatto sia "paura". Parlerei piuttosto di ansia, oppure di angoscia. La paura è pur sempre una reazione legittima, quantunque talvolta esagerata, al manifestarsi di qualcosa di reale o che comunque viene considerato tale. Una belva che ti vuole sbranare genera paura. Ma anche se in una notte tempestosa si scorgono dei lenzuoli bianchi che si agitano nel buio, è legittimo, come dire, avere un po' paura. Le cosiddette "paure" che sembrano attanagliare gli italiani assomigliano invece all'ansia, a quella che in tedesco si dice Angst: una nevrosi che nasce sul terreno di un tipo di immaginazione maturato in età infantile. Un'angoscia che non ha un oggetto definito. Una fobia che sembra non avere un qualche rapporto con i fenomeni oggettivi. L'agorafobico non teme qualche pericolo reale, ma viene preso da un'incontrollabile ansia anche quando gli tocca di attraversare una stradina dove non succede mai nulla». E gli italiani, ansiosi come sono, tendono a inventarsi pericoli del tutto immaginari? «La "paura", chiamiamola ancora così per comodità espositiva, è una patologia collettiva che accompagna sempre la vita dei popoli. Se oggi assistiamo a un incremento dell'ansia sociale è perché le fasi di trapasso storico e politico accentuano la preoccupazione per l'ignoto, la paura per un esperimento che può rivelarsi azzardato, l'inquietudine per quel fenomeno costitutivamente ambiguo che è il "nuovo"». Nella sua lunga esistenza ne ha viste molte di queste esplosioni di paura collettiva? «Ricordo il '38, l'anno delle leggi razziali. E naturalmente non lo dico soltanto perché sono ebreo e perché fui costretto ad andarmene lontano dall'Italia. Ricordo nitidamente invece il senso di preoccupazione, di ansia, di insicurezza che catturò molti che ebrei non erano affatto e che però vedevano nella follia di quelle leggi il preannuncio di qualcosa di catastrofico. Come se a un certo punto avesse cominciato a circolare un interrogativo angoscioso: ma se un governo si comporta in modo così irrazionale e vile con una minoranza, non è forse nella condizione di procurare disastri ancora maggiori? Bisogna tener presente che in quegli anni era all'apice il consenso verso un regime come quello fascista che dalla maggior parte degli italiani veniva vissuto come una fonte di stabilità e sicu- compie 90 anni compie 90 anni rezza. La paura collettiva denunciò l'affiorare dei primi scricchiolii nell'edificio apparentemente così saldo del regime. Due anni dopo sarebbe scoppiata la guerra». Il pericolo dunque era «reale», tutt'altro che «immaginario». «In quel caso decisamente sì. Ma in seguito ne abbiamo visti, di pericoli immaginari, di ogni tipo e qualità». Per esempio? «La paura come connotato fondamentale dello scontro elettorale del '48. La paura dell'invasione straniera. La paura atomica. Tutte paure, diciamo ansie, che hanno la loro origine nella preoccupazione per l'inatteso, per la novità percepita sempre come minacciosa e inquietante». Anche le ultime elezioni si sono svolte all'insegna delle paure contrapposte. «Certo, la paura di un "ritorno" del comunismo. O al contrario, il senso d'ansia generato dalla prospettiva di una riedizione del "fascismo"». Pericoli reali o immaginari? «Non so dare una risposta precisa e del resto sto parlando di fenomeni legati alla psicologia collettiva, non alla realtà politica. Ma chi l'ha detto che in futuro, magari in un futuro molto lontano, non possa tornare una dittatura?» Pierluigi Battista TALVOLTA la paura ha un volto preciso. Tanto normale da essere agghiacciante. I serial killer che vediamo sui giornali hanno sempre la faccia del vicino di casa. Seguendo il modello molto popolare nei Paesi di lingua inglese dei «true-crime», il neonato editore romano «Libri Neri» pubblica biografie dei più famosi «mostri» comparsi in ogni angolo del pianeta. «Sono un passaporto per entrare nella mente di un serial killer, - dice Giovanni Giusti, editore factotum -. I nostri libri, che escono a cadenza mensile, hanno funzione di intrattenimento ma anche un valore educativo, il motto è "conoscere per prevenire"». Le storie, molto dettagliate, sono raccontate da psichiatri, agenti di pohzia, magistrati che hanno conosciuto direttamente l'assassino. Fresca di stampa è la biografia di Marco Bergamo, il killer di Bolzano oggi sotto processo, scritta da Paolo Cagnan, un giornalista dell'Alto Adige (pp. 219, L. 15.000). Sullo scaffale sono già allineate, le storie di Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee, scritta dal biografo Brian Masters), di Chikatilo (lo psicopatico di Rostov, scritta dal giornalista inglese Peter Conradi), di Dennis Nilsen (l'impiegato inglese che «uccideva per solitudine», scritta sempre da Brian Masters), di Collen Stan (una ragazza rapita da un operaio californiano, violentata e umiliata per sette anni, fino a essere trasformata nella ((vittima perfetta» per ogni desiderio; gli autori so¬ no il procuratore distrettuale che ha perseguito il caso Christine McGuire, e Carla Norton). Altre variazioni sulla paura, questa volta «fiction», le offre la nuova collana del Corbaccio «Corvo giallo», con storie di violenza, disagio psicologico, passioni devastanti. Debutta il giapponese Masako Togawa con Appartamenti per signore sole, stravaganze e piccole follie in un condominio di anziane signore, risvegliate alla vita dalla paura e dal sospetto; Andrew Vachss ne II buio del cuore segue un killer gelido e innamorato, tra crack, neonazisti, sotterranei metropolitani. Tra i prossimi titoli Corpi e anime di John Rechy (sogni violentemente infranti a Los Angeles), Fuori di testa di Ray Shell (cronaca di una deriva nell'oceano del crack), La bicicletta di Leonardo di Ignacio Paco Taibo II (folli personaggi innamorati della bicicletta), Ricordati di me di Jack Curtis (storia di un illusionista assassino). La psicoanalista Simona Argentieri e la scrittrice Patrizia Carrano compilano un catalogo «delle paure infantih», L'uomo nero (Mondadori, pp. 280, L. 28.000), per penetrare nella psiche dei bambini, dimostrando che solo raramente le paure hanno per oggetto quel che sembra; l'origine, più spesso, è inconscia e deve essere interpretata dai genitori. La psicologa Gianna Schelotto traccia invece una mappa di quelle ansie «adulte», che avvelenano la vita quotidiana, e che non si riescono a confessare: Certe piccolissime paure (Mondadori, pp. 200, L. 29.000). [b. v.] e,

Luoghi citati: Bolzano, Italia, Los Angeles, Milwaukee, Rostov