Azioni Imi il 20% in mano straniera

Azioni Imi, il 20% in mano straniera Azioni Imi, il 20% in mano straniera ROMA. L'Imi piace agli stranieri. A tre mesi dal lancio dell'opv che ha messo sul mercato oltre 200 milioni di azioni Imi, il 20% è finito in mano ai colossi dell'intermediazione stranieri. In prima fila gli americani, in particolare la Chase Nominees (banca d'affari del gruppo Chase Manhattan) che ha raccolto a tutt'oggi il 2,37% del capitale e numerosi altri fondi e investitori stranieri - scozzesi, giapponesi, di Hong Kong e del Medio Oriente - rimasti tuttavia anonimi. Hanno fatto acquisti sia sulle piazze estere, sia sul mercato italiano, pescando anche tra molti piccoli risparmiatori. Lo ha annunciato ieri il presidente dell'Istituto, Luigi Arcuti nel corso dell'assemblea, la prima dopo la privatizzazione dello scorso febbraio (ma senza l'atteso «pienone», «grandi assenti» i piccoli azionisti) che ha tra l'altro approvato il bilancio '93 con un utile di 312 miliardi di lire (241 nel '92). Assemblea in cui Arcuti ha ripercorso anche le tappe della lunga causa giudiziaria che li ha opposti agli eredi Rovelli, conclusasi con la condanna dell'Imi a risarcire 980 miliardi di lire. Il direttore generale dell'istituto, Rainer Masera, non ha escluso la presenza degli investitori stranieri nel consiglio: «In futuro sarà importante ampliarlo il consiglio con la presenza di questi intermediari» che oggi preferiscono restare dietro le quinte. Una prima risposta potrà venire già dal prossimo autunno, data presunta per il collocamento di una seconda tranche di azioni Imi sui mercati internazionali. «Il Tesoro, che detiene ancora il 27% circa del capitale - hanno detto Arcuti e Masera -, si è impegnato con i mercati esteri ad offrire una seconda tranche a novembre e sul terreno della credibilità non si può scherzare». Ma sulla privatizzazione dell'Imi intierviene l'Adusbef. Con una lettera inviata alla Consob ed alla Banca d'Italia, l'Adusbef ha denunciato l'esistenza di un patto parasociale precedente all'opv. «Il ministero del Tesoro che ha effettuato, nei mesi scorsi, un'offerta pubblica di vendita delle azioni Imi, ha aggirato l'obbligo dell'offerta pubblica di vendita». Il Tesoro - spiega l'Adusbef - aveva infatti promosso un nocciolo duro di azionisti Imi insieme a Consap, San Paolo di Torino, Cariplo ed altri per un controllo di oltre il 60% dell'Imi, costituito in precedenza all'offerta pubblica di vendita. «L'esistenza di questo patto di sindacato ha leso la parità di condizioni tra tutti i soci che hanno acquistato le azioni Imi, ha eluso l'obbligatorietà dell'opa e non ha consentito agli azionisti minori di potersi organizzare». [st. c.)

Persone citate: Arcuti, Masera, Rovelli

Luoghi citati: Hong Kong, Medio Oriente, Roma, San Paolo, Torino