Guccini: in politica? Dietro la musico il nulla di Marinella Venegoni

Il Premio Recanati oggi si chiude con Dalla Il Premio Recanati oggi si chiude con Dalla Guerini: in politica? Dietro in musico il nullo RECANATI DAL NOSTRO INVIATO Arrivano la Seconda Repubblica e il Centro-Destra, che ne sarà della musica d'autore, da sempre di sinistra? La questione non interesserà le masse paghe di karaoke, e bisogna dire che anche la Prima Repubblica si è limitata ad utilizzare, massicciamente, le canzoni di tutte le parti, per le campagne elettorali: si pensi al saccheggio della «Storia» di De Gregori. La meritoria rassegna di musica e poesia di Recanati, che con il Tenco della canzone d'autore si è sempre occupata, è giunta alla 5a edizione in concomitanza con la designazione di Berlusconi a presidente del Consiglio e annaspa nella mancanza di sponsor e quattrini. A rischio dell'indigenza personale dei fondatori Cesanelh e Pierini, a costo dei sacrifici del Comitato di garanzia (che comprende Baglioni e Battiato come Branduardi, De André e Gaber), la manifestazione è comunque partita l'altra sera alla grande dal Policentro di Recanati, con un interrogativo dietro l'angolo - che sarà di noi? - comune alle rare rassegne che ambiscono alla qualità: perché, per dire, Castrocaro e Sanremo non hanno mai dubitato di sopravvivere nel tempo. Pragmatico è Bob Geldof, il baronetto pop divenuto famoso per aver organizzato nell'85 il «Live Aid» e buon conoscitore delle cose italiane, che qui a Recanati ha presentato giovedì il suo album dal vivo: «Non era molto diverso il governo che ha preceduto questo. Come dice Yeats, la linea cambia ma la frusta rimane la stessa. Lasciate i governi lontani dalla pop music: più sono reazionari, più l'ispirazione fiorisce. Nella vecchia Germania Est, si soleva dire: gli artisti sono un'arma. E in Inghilterra non c'è mai stata tanta bella musica come durante il governo Thatcher». Poi, giù a rispolverare, Geldof, lontani e imbarazzanti ricordi italiani: «Quante volte son venuto a cantare da voi, e salivo sul palco e trovavo dei simboli campeggiami il garofano, la falce e il martello senza che nessuno si preoccupasse di dirmi per conto di chi mi sarei esibito: questo non mi è mai suc- Nella foto Bob Geldof, che ha detto a Recanati: «Lasciate i governi lontani dalla pop music: più sono reazionari, più l'ispirazione fiorisce» reagire da cittadino piuttosto che invocare "Forza Compagni". Ci si può ridimensionare, ma dare una bandiera al Premio Recanati, no». Quel che manca qui non è certo il coraggio. In queste tre sere si ascoltano, con vivissima partecipazione di pubblico e l'aiuto di Radio Notte, i 12 debuttanti scelti dal Comitato fra mille proposte pervenute, volti che magari finiranno poi fra le Nuove Proposte di Sanremo com'è successo con la Colace e Paideia. Si ascoltano le tre migliori novità del '93 - Nanmpieri, Ziccardi, Brunetti - cui il Recanati ha fatto incidere tre dischi carini che meritano: ma pagano il prezzo di non esser lanciati in proprio dall'industria discografica, con il battage necessario. La prima serata ha dimostrato quanto il concetto di musica d'autore si stia dilatando: non c'è solo 0 cantautore tradizionale come il grande e misconosciuto Bindi. Ecco il bislacco avvocato Pavone che fu amico di Piero Ciampi con le sue ballate stralunate; ecco 0 giovane gruppo rock genovese Blindosbarra con caschi da minatori; ecco gli Audio 2 che s'ispirano a Battisti come voce, musiche e testi; e la straordinaria polifonia dei Baraonna esclusi da Sanremo e la musica mediterranea degli emergenti, vivacissimi Mau Mau. Ce n'è per tutti i gusti del mercato in frantumi. E stasera, per la finale, sono attesi Lucio Dalla e Frankie Hi Nrg. cesso neanche nei regimi totalitari. Io all'inizio credevo che il garofano fosse un simbolo hippy». In viaggio per il concerto di Udine, anche il grande vecchio Francesco Guerini ricorda che, politicamente, dietro la musica c'è sempre stato il nulla: «Nella nuova situazione dovranno occuparsene le realtà locali. Vengo da un seminario in Austria, dov'erano tutti molto interessati alla musica italiana, da noi considerata zero. Credo che tutto lo Spettacolo debba star su con le proprie gambe, e che lo Stato debba curare l'educazione». Angelo Branduardi dall'Austria ha appena avuto l'incarico di scrivere un'opera su Maximilian I; si rammarica della mancanza di un ministero della Cultura: «In Francia ha prodotto solo esiti positivi, il loro cinema è l'unico che si oppone a quello Usa. Certo, ora la nostra musica è legata all'economia: è la prima a risentire della crisi perché la considerano radical-chic. Anche se poi tutti usano le canzoni». Già. Vanni Pierini, fondatore con Cesanelh del Premio Recanati e uomo di sinistra, fa considerazioni spassionate: «Come organizzatore, sono convinto che la battaglia da fare è ancora quella dell'autonomia. Detto che la canzone d'autore è sempre stata di sinistra e che il Fortino Rai ha sempre escluso le forze migliori, da noi il clima resta di liberazione creativa. L'unica differenza è che non siamo più sicuri di granché: però se non ci arriveranno finanziamenti, preferisco Marinella Venegoni