Uno zoo della vista dai cinetoscopi di Edison ai fucili fotografici

Uno zoo della vista, dai cinetoscopi di Edison aifucili fotografici Uno zoo della vista, dai cinetoscopi di Edison aifucili fotografici Qui accanto: una famosa immagine di Alessandro Blasetti. Sopra: giochi di luce e ombre, antesignani del cinema Qualcosa che all'inizio non riusciamo nemmeno troppo bene a distinguere dalla coreutica, perché tutto il problema consiste nel raddoppiare la vita, nel mettere in movimento l'immagine. Se già l'immagine dipinta, nel mito greco, nasce proprio come ricalco dell'ombra proiettata da una fonte luminosa sul muro: non resta, pigmalioni moderni, che regalarle la motilità. Recita un manifesto ottocen- tesco: «Dopo lo spettacolo ginnastico, la Fantasmagoria, tra le più grandi meraviglie che presenta la scienza per colpire con entusiasmo gli animi: questa scoperta maneggiata da mani esperte deve produrre il desiderato rapimento». Si parla di «Ballerini elastici», di «apparizioni di fantasmi le cui macchine sono perfettissime», «di macchine che si allontanano nell'aria», si tranquillizza precauzionalmente il pubblico: «L'illusione sarà perfetta, ma si assicura non esservi cosa che spaventi, perché il teatro sarà illuminato di fantasmi e di maschere di fuoco». Come nella pirotecnia barocca si privilegiano Inferni e Vulcani, scene celesti ed inferi, humoresques alla Hoffmann e capricci scimmieschi, logge massoniche e diavoli: «larve, mummie, teschi, maghi e serpenti». Non dimentichiamo che il Foscolo delle ballate ossianiche ed il Leopardi dei Dialoghi con i morti e le mummie non sono troppo lontani, perlomeno in ispirito. Queste «delectatio», una stampina ottica del tempo le chiama «charmes dangereux», legami allarmanti, anche se li neutralizza con un richiamo al «faire purement amusant». E' l'idea dell'altrove, dell'inconosciuto, dell'esotismo domestico (ricordiamo il fascino fanciullo di Proust che riconosce nella Lampada Magica una macchina che disfa le fisionomie del mondo e gli fa riscoprire le genealogie aristocratiche dei Germantes). E' la Curiositad de los chinos, la curiosità cinese, uno scatolino a cui si impresta perversamente l'occhietto, disponibile e smanioso. Ricordate la scatoletta proibita d'un film di Bunuel in cui non ficcheremo mai il naso? Ecco, questo erano le camere sorprendenti, le Prospectives curieuses del Reverendo Niceron, i ricorrenti Mondi Nuovi, che allietano le vedute di Gamberini o di Longhi (e presto nasconderanno maliziosi panorami erotici) in piazze veneziane sempre più rigurgitanti di saltimbanchi, ciarlatani e teatrini (altro che i banchetti di Ronchey!). «Si giri avanti che la sera / è tarda, vedrete meraviglie affatto strane / due giganti a cavallo di due rane / e una mosca che tira di bombarda». Una dama plana stordita dalla sorpresa, nella classica, ventosa posizione di un angelo annunciale; il bambino non può credere a quanto ha veduto e vorrebbe toccare con mano l'immagine virtuale, l'unico a dormire indifferente è il cane, mentre l'imbonitore pretende l'obolo: «In sta cassela io mostro el mondo novo, con dentro lontananze e prospettive. Voglio un soldo la testa e ghe la trovo». Poi verranno gli studi sul movimento animale di Muybridge, il voluminoso Teatro Ottico di Reynaud, le mille macchine geniali, inserite in torri, castelli, finti orologi Morbier. E nella tela veneziana, ecco il bambino che volta le spalle ai burattini, per volgersi verso un nuovo mondo. Marco Val lora

Persone citate: Alessandro Blasetti, Bunuel, Foscolo, Gamberini, Hoffmann, Longhi, Muybridge, Proust, Reynaud, Ronchey