E il fiore entrò in politica tra nobiltà e rivoluzione di Emanuele Novazio
E il fiore entrò in politica tra nobiltà e rivoluzione E il fiore entrò in politica tra nobiltà e rivoluzione Quando un bulbo di tulipano costava 4 buoi, 12pecore, 8 maiali e tanto burro giorno della «loro» festa, decisa l'anno precedente dalla Prima Internazionale. Neppure all'Spd sanno dare una risposta certa, e nulla risulta dagli archivi del partito. Forse - suggerisce l'ipotesi corrente - i lavoratori tedeschi volevano imitare i nobili francesi che portavano al bavero un garofano mentre salivano sulla ghigliottina, ai tempi della Rivoluzione, per simboleggiare il coraggio che non s'infrange neppure sulla soglia estrema. Forse, quel Primo Maggio del 1890, le colonne di minatori e calzolai erano animate dallo stesso spirito che incoraggiava i soldati del Gran Condè, i primi a mostrare un garofano sulla divisa e a farne l'emblema del valore. Qualunque ne sia stata la ragione, dopo quel corteo tu¬ multuoso di centoquattro anni fa il garofano è diventato in tutto il mondo un segno di uguaglianza ed è stato adottato da movimenti e partiti di sinistra. Purché rosso, naturalmente: quello bianco era, e rimane, il fiore del matrimonio, dello sposo. Ma dietro la fortunata adozione politica del fiore che fu forse Linneo a battezzare, c'è soprattutto una trasformazione nel costume, un rimescolamento nelle abitudini di classe avviato nell'Inghilterra della rivoluzione industriale. Per secoli, fino all'Ottocento, i fiori erano un lusso e un privilegio: come il velluto, come la seta. La loro coltivazione era «concessa» e regolata da norme severissime. Quando dai giardini dei sul¬ tani Osmanidi il tulipano arrivò a Vienna e, subito dopo, in Olanda - quattrocento anni fa di questi giorni, grazie ai mercanti di Venezia che ne avevano smarrito l'etimologia persiana e pensarono al turbante ottomano, il «dulban» - nobili e potenti pagavano prezzi astronomici e grotteschi. Un esemplare della specie «Semper Augustus» costava ad Amsterdam tredicimila fiorini, un bulbo «Vive le roi» valeva 4 buoi, 8 maiali, 12 pecore e due tonnellate di burro. La speculazione rovinò qualche patrimonio, nonostante l'affanno del governo che creò perfino una nuova misura di peso, il perit, per stimare i bulbi. I lavoratori inglesi riuscirono a «popolarizzarne» la coltivazione e a diffondere questa ri¬ voluzione floreale in mezza Europa. Erano soprattutto i tulipani ad eccitare la loro fantasia: al punto che nel Lancashire si diffuse una leggenda singolare, di un operaio tessile che in una notte gelida sparse le poche coperte sul terreno perché le pianticelle non gelassero, e morì di polmonite. Ma un po' alla volta l'amore della coltivazione si propagò: ai ranuncoli, alle primule, ai giacinti, ai garofani. Questi ultimi, si racconta, ebbero gran fortuna anche per via di una felice coincidenza: erano innaffiati con «l'acqua dei minatori», quella con la quale si lavavano alla fine del lavoro. Ottima per questi fiori, evidentemente avidi di polveri operaie. Emanuele Novazio
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