La famiglia riunita in Messico insiste sulla tesi della disgrazia per la morte del giovane

La famiglia, riunita in Messico, insiste sulla tesi della disgrazia per la morte del giovane La famiglia, riunita in Messico, insiste sulla tesi della disgrazia per la morte del giovane IL DOLORE DEI SAVOIA A destra, Vittorio Emanuele. Da sinistra, Asaea Reyna, la madre Maria Beatrice, lo storico d'arte Cesare Bertana e Raffaello Reyna ritratti a Torino alcuni anni fa LA famiglia Savoia è riunita a Cuernavaca, in Messico, per la messa funebre di Raffaello Reyna. Sono arrivati, oltre a Vittorio Emanuele, sua moglie Marina Doria, suo figlio Emanuele Filiberto, la sorella Maria Pia con i figli. Unica assente è Maria Gabriella: ammalata, è rimasta a Ginevra. Sono tutti riuniti intorno alla regina Maria José, sconvolta per il dolore: «Raffaello era il suo nipote preferito», ricorda la sorella del ragazzo morto nei giorni scorsi a Boston. L'atmosfera è ovviamente tesa, tristissima: la morte di quel ragazzo «bellissimo, timido e intelligente» (come lo ricorda la zia Marina Doria) ha sconvolto i componenti della famiglia. I Savoia chiedono di essere lasciati tranquilli in questi giorni di dolore, ma al tempo stesso non si vogliono rassegnare all'idea del suicidio. La conferma arriva da Vittorio Emanuele, le cui parole testimoniano la volontà della famiglia di indagare ancora in questa vicenda, di insistere per cercare nuovi elementi: «Nessuno crede in famiglia che si sia trattato di un suicidio. Era un ragazzo sportivo, contento, gli studi procedevano bene. E non aveva vizi. Era fidanzato con una ragazza molto carina, con la quale aveva appena trascorso una vacanza a Moustique. No, non aveva proprio motivi per essere infelice». Perché allora la polizia insiste sulla tesi del suicidio? «Non c'erano testimoni, il ragazzo è caduto e così hanno detto che si trattava di un suicidio. Hanno fatto l'autopsia e si è visto che il ragazzo non beveva e non era sicuramente drogato». Che ricordi ha di suo nipote? «In questi giorni, parlando con mio nipote Serge di Jugoslavia, [FOTO MARIO MONGE] «Non ci arrendiamo alle conclusioni della polizia, ci saranno ancora indagini»

Luoghi citati: Boston, Cuernavaca, Ginevra, Jugoslavia, Messico, Savoia, Torino