la «fabbrica» dei dicasteri

la «fabbrica» dei dicasteri la «fabbrica» dei dicasteri Dall'Onu ai giovani, tante poltrone inutili ROMA 1 a c'è davvero bisogno, e 1 quanto c'è bisogno di un ministero della Famiglia? Silvio Berlusconi l'ha lasciato immaginare appena ricevuto l'incarico. Non s'è dilungato sul possibile peso della nuova amministrazione, né sulle eventuali competenze, e tantomeno sul fatto che abbia o no autonome possibilità di spesa. Stiamo valutando, insomma. Eppure, con eloquentissima diffidenza - e dimenticando di aver detto sì allo smembramento dell'Interno, con relativa nascita di una fantomatica amministrazione per le autonomie - il leghista Roberto Maroni ha segnalato il rischio che il ministero della Famiglia nasca «finto» e «solo per "scaldare" qualche poltrona». Fernanda Contri, ministro uscente di quegli (Affari sociali» a loro volta venuti fortunosamente alla luce nel 1987 con l'ineffabile qualifica di (Affari speciali», ha paventato che la nuova creatura, con o senza portafogli, non si occupi dei «senza famiglia»: tossicodipendenti e immigrati. Su questi ultimi, per la verità, ieri sarebbe potuta intervenire con qualche ragione Margherita Boniver, dal 1991 al 1992 titolare di un ministero dedicato agli italiani all'estero e, appunto, agli immigrati. Però, come accaduto a tanti altri, anche di questo fuggevole dicastero, brutalmente ribattezzato Immigrazione, si sono perse le tracce (e un po' pure degli immigrati). E d'altro canto, non senza aver prima dato conto del gradimento manifestato in giornata da Pierferdinando Casini, ecd, nei riguardi del proposito di Berlusconi, poiché «dimostra che si farà carico anche di quei valori cattolici che a noi stanno a cuore», ecco, nemmeno sembra il caso di sollecitare commenti dal veterano Aldo Aniasi, psi, che nel primo governo Spadolini (1981) figura nell'enigmatico ruolo di «ministro per gli Affari generali». E mai si comprese «generali» rispetto a che cosa. Ma tant'è. Il punto, semmai, tornato d'attualità oggi grazie alla Famiglia e alle Autonomie leghiste, è che a partire dal ministero per l'Africa italiana o per l'Assistenza postbellica la storia governativa della Prima Repubblica si può tranquillamente leggere e talvolta perfino rimirare nelle sue macerie come un'incessante, assai fantasiosa fabbrica di ministeri che aprono e chiudono senza costrutto. Una lunga filastrocca di strutture spesso inutili, a volte anche più che inutili, quasi tutte destinate al dimenticatoio, come quella che GTORINO IAMPIERO Boniperti starebbe per entrare alla corte di Berlusconi. In dote non porterebbe la sua cinquantennale esperienza calcistica, ma la popolarità maturata in mezzo secolo per candidarsi con Forza Italia alle prossime elezioni europee. La notizia arriva nel giorno delle dimissioni anticipate del «presidentissimo» - Boniperti è il dirigente calcistico che ha vinto più scudetti - da amministratore delegato e consigliere della Juventus. Va da sé che Boniperti, con la sua proverbiale riservatezza («Uno che parla poco è esperto, uno che parla pochissimo è espertissimo» ama giustificarsi), preferisce non commentare la notizia. Affida ad «ambienti a lui vicini» la conferma che Berlusconi gli avrebbe chiesto ufficialmente di candidarsi e che «sarebbe seriamente intenzionato ad accettare», anche se «una decisione in merito non è stata ancora presa». Insomma, Berlusconi starebbe A sinistra Margherita Boniver A destra Italo Giulio Cajati MINISTRO CONTRI

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