«l'intervento è riuscito» di B. Gh.
«l'intervento è riuscito» «l'intervento è riuscito» La tecnica usata dall'equipe «Ma ha perduto molto sangue» ROMA. E' durato quasi due ore ma è riuscito nel migliore dei modi. Un orgoglio più che legittimo, quello dell'equipe medica che ha effettuato l'intervento di artroprotesi a Giovanni Paolo II. Ma sono anche le cifre ad autorizzare l'ottimismo: solo in Italia gli interventi di questo genere si aggirano sui 1500 l'anno, quasi tutti su persone intorno ai 70 anni. Nei giovani la frattura del collo del femore avviene soltanto in occasione di forti traumi. Negli anziani, invece, può essere sufficiente una caduta. La frattura può essere favorita dall'osteoporosi, e cioè dalla rarefazione dei tessuti che formano l'impalcatura dell'osso, o dalla riduzione del tessuto connettivo che conferisce all'osso la sua elasticità. La diagnosi ha confermato che la frattura di Giovanni Paolo II è stata determinata dalla rotazione a cui il femore è stato sottoposto in seguito alla scivolata in bagno. Ma lo scheletro, come hanno precisato i medici, «dimostra una giovinezza invidiabile». Nell'intervenire su Karol Wojtyla il prof. Gianfranco Fineschi ha scelto una procedura collaudata nel metodo ma innovativa nei materiali impiegati. ((Abbiamo sostituito con protesi al titanio sia la testa del femore che l'acetabolo, e cioè l'abitacolo sferico dell'anca nel quale ruota la testa. Si tratta di una protesi in due parti, realizzata in materiali biocompatibili senza alcun rischio di rigetto». Per alloggiare la protesi è stato necessario predisporre nel femore l'alloggiamento per il gambo metallico che regge la testa sferica e asportare dall'anca l'acetabolo naturale. In questo modo, ha spiegato Fineschi, la protesi artificiale può funzionare nel modo migliore. Il tutto è stato fatto in meno di due ore e attraverso un'incisione di appena una quindicina di centimetri. Il versamento di sangue è stato copioso, ma non sono state necessarie trasfusioni: il sangue del Papa è stato recuperato, sterilizzato e reinfuso durante l'intervento. Con quali rischi di complicazioni? «Negli interventi di questo genere si teme una flebite, oppure una cistite, ma la probabilità di queste complicazioni non supera il 6%. Si tratta comunque di malanni che non comprometterebbero in alcun modo la salute del Papa», [b. gh.]
Persone citate: Fineschi, Gianfranco Fineschi, Giovanni Paolo Ii, Karol Wojtyla
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