«Stuprata dai naziskin» ma era una bugia

Aveva raccontato di essere stata assalita mentre andava a scuola: sarà denunciata per procurato allarme Aveva raccontato di essere stata assalita mentre andava a scuola: sarà denunciata per procurato allarme «Stuprata dui naziskin», ma era una bugia La ragazza si è inventata l'aggressione nel centro di Roma Un giallo le ragioni che l'hanno spinta a raccontare il falso Si spegne l'allarme al villaggio olimpico ROMA. La ragazza che il 26 febbraio disse di essere stata violentata mentre andava a scuola si è inventata tutto. Non ci fu alcuno stupro e non esistono i due naziskin, che D. M., diciannove anni, accusò. Per questa studentessa del quarto anno del liceo scientifico Azzarita, in una zona centrale della capitale, si mobilitarono allora molti licei romani e tutta l'opinione pubblica. Manifestazioni di protesta si accompagnarono a pubblici dibattiti televisivi sull'aumento della violenza a Roma. Nel quartiere dove successe il fatto da allora si è vissuto in stato di allarme. Molti genitori non lasciano più uscire le figlie da sole nemmeno di giorno. Ed è proprio per tranquillizzare le famiglie della zona che il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Nicola Maiorano, insieme al capo della squadra mobile Rodolfo Ronconi ha deciso di rendere pubblica la notizia della falsa violenza. «Sulla bilancia - spiega Ronconi - c'erano la tranquillità di una ragazza o quella di un intero quartiere. Abbiamo dovuto fare una scelta». Gli inquirenti hanno avuto da subito, dicono adesso, il sospetto che la storia fosse in realtà una grossa bugia. Troppe le cose che non tornavano. Prima di tutto l'assenza di testimoni, anche se indiretti. All'ora e nel luogo indicati dalla studentessa qualcuno avrebbe dovuto vedere. Ma tra le più di cento persone interrogate nessuno ha detto di essersi accorto di nulla. La ragazza, poi, quando è stata trovata in lacrime da una guardia giurata della Mondialpol, Alessandro Bucchi, veniva dalla parte opposta da dove ha detto di essere stata aggredita. D. M„ come ha raccontato lo stesso Bucchi, aveva qualche graffio sul volto ma i vestiti erano perfettamente in ordine: nemmeno un bottone strappata Ma il sospetto più pesante lo ha gettato il rifiuto della studentessa di sottoporsi a una visita ginecologica. Quando lo ha fatto, circa una settimana dopo il presunto stupro, le analisi hanno avvalorato l'ipotesi del castello di bugie. Un castello di carta caduto grazie all'attività investigativa del funzionario della mobile Daniela Stradiotto e del magistrato Maiorano. La parola fine alla vicenda è stata messa dopo l'ultimo interrogatorio della ragazza, pochi giorni fa in cui il magistrato avrebbe raccolto la sua confessione. Adesso D. M., che rischia una denuncia per simulazione di reato e procurato allarme, è sconvolta. All'uscita di scuola ieri, dopo aver saputo che la magistratura aveva reso pubblico il risultato delle indagini è scoppiata in un pianto dirotto e si è rifugiata in classe. «Lasciatela in pace», hanno chiesto gli insegnanti e la preside. Anche il padre non ha voluto dire molto. «Dovete capire, il momento - ha detto l'uomo - lasciate capire prima a noi co¬ : Accanto una scena dal film «Oltre ogni limite». A destra, Giuliana Del Pozzo, del «Telefono rosa» sa è successo. Essere genitori oggi è difficile...». La magistrtura vuole mantenere il più assoluto riserbo sul perchè di questa triste e assurda bugia. Ma qualcosa è trapelato. Si sa che la ragazza ha un carattere fragile, a volte instabile tanto da inventare spesso una realtà fatta su misura. Lo raccontano le sue compagne di scuola. D. M., per esempio, in alcune occasioni si sarebbe fatta prestare soldi dicendo che servivano a sue coetanee per visite mediche delicate e di una certa riservatezza. Ma c'è di più: la ragazza già una volta avrebbe detto di essere stata violentata. Il suo «stupratore», poi, come avrebbe detto alle amiche, sarebbe stato arrestato grazie alla sua testimonianza. Insomma una storia che si ripete. Si fanno anche altre ipotesi. Dietro alla vicenda ci potrebbe anche essere il tentativo di nascondere un rapporto non gradito ai genitori. «E' una brutta storia - commenta Giuliana Del Pozzo, presidente del Telefono Rosa - perchè qualunque sia il motivo che ha spinto la L'uomo, pluripregiudicato per furti, rapine, traffico di stupefacenti, atti di libidine e altri reati, sarebbe stato riconosciuto responsabile anche di un altro episodio di violenza avvenuto qualche giorno fa a Trento. Una donna di 35 anni, impietosita dall'uomo che le chiedeva l'elemosina, lo aveva fatto entrare in casa, ma questi l'aveva aggredita e aveva cercato di violentarla. Alla sua reazione l'aveva picchiata selvaggiamente, procurandole tra l'altro la frattura del setto nasale. La squadra mobile di Trento ha fermato l'uomo ieri sera in base alle descrizioni fisiche fatte dalla ragazza violentata, che aveva anche riconosciuto l'auto, risultata rubata. Ci sarebbe anche un testimone, che avrebbe intravisto nella vettura l'uomo mentre violentava la donna, ma avrebbe dichiarato di non aver pensato ad un'aggressione. Roberto Pavan aveva abbandonato la ragazza in campagna, dopo averla scarrozzata in auto per un paio d'ore e violentata due volte. La ragazza si è presentata a casa sotto choc e con gli abiti stracciati: all'ospedale, i medici, hanno confermato nel referto quella che era già per tutti una triste verità. Incancellabile per la ragazza, [r. cri.)

Luoghi citati: Roma, Trento