La Walker ribelle offesa dal premio di Lorenzo Soria

L'autrice del «Colore viola» L'autrice del «Colore viola» La Walker, ribelle offesa dal premio ALOS ANGELES LCUNI mesi fa, sotto la pressione dei fondamentalisti cristiani, le scuole ca liforniane hanno deciso di rimuovere due libri di Alice Walker dal loro curriculum. «Troppo offensivi», avevano spiegato. Ma la Walker non è un'autrice qualunque. Il suo The color purple (Il colore viola), adattato per il cinema da Steven Spielberg, ha vinto un premio Pulitzer. Con 17 libri, innumerevoli racconti, raccolte di poesie e storie per bambini, la Walker è una delle voci più rispettate della letteratura afro-americana contemporanea. Nel giro di poche settimane lo Stato della California è tornato sui propri passi e subito dopo il governatore Pete Wilson ha deciso di onorare la Walker, che vive in un ranch a tre ore da San Francisco, con il titolo di State Treasure, tesoro di Stato. Ma invece di provare gratitudine, anche se un po' tardiva, l'autrice è andata su tutte le furie. Pochi giorni fa, assieme con altri State treasures come il pittore David Hockney e lo stesso Spielberg, la Walker si è presentata per ricevere la consegna del suo premio. E che cosa si è trovata? Una scultura ricoperta d'oro alta trenta centimetri che raffigura il torso di una donna senza testa e senza arti. Per la Walker, che da quattro anni ha concentrato la sua attenzione di autrice e di cittadina sul problema della mutilazione delle donne, non ci sono dubbi: o è stata una svista imperdonabile o si è trattato di un meschino attacco nei suoi confronti. La Walker ha scritto Possessing the secrats of Joy, un atto di accusa contro la mutilazione dei genitali femminili, una secolare e brutale tradizione tesa a garantire la fedeltà delle donne ancora comune in Somalia, in Sudan e in altri Paesi dell'Africa Orientale. Anche il suo ultimo lavoro, un film e un libro di accompagnamento chiamati Warrior marks, è dedicato al problema della mutilazione. Quando si è trovata davanti la scultura la Walker è rimasta dunque senza parole. «Immaginate il mio orrore quando dopo quattro anni dedicati alla mutilazione femminile mi sono ritrovata con una donna decapitata, senza braccia e senza gambe e con il mio nome che pendeva da una catena», commenta incredula. La Walker ha rifiutato il premio. E adesso attorno all'autrice c'è la bufera. Ci è rimasto male Wilson, il governatore, che per premiare la Walker ha dovuto sfidare il suo elettorato conservatore. E si è offeso Robert Graham, noto non solo nel mondo dell'arte, ma anche in quello delle cronache rosa: è felicemente sposato con Anjelica Huston, legatasi a lui dopo 17 anni di difficile relazione con Jack Nicholson. Un portavoce di Graham, Dale Olson, ha prima di tutto fatto finemente notare che la statua vale «molte migliaia di dollari». Poi ha aggiunto: «Oltre ad avere un valore sociale, il torso è un lavoro artistico da museo. Qualunque amante dell'arte sarebbe felice di avere un pezzo così in mostra nella propria casa». Ma la Walker non si è fatta smuovere e ha anzi ribadito: «Anche se queste figure mutilate sono contese dai musei e considerate "arte" da qualcuno, il messaggio che trasmettono è di dominio, violenza, distruzione». Non è la prima volta che la Walker si trova al centro di una polemica, Il colore viola narra la storia di Celie, violentata prima dal padre e poi dal marito. E subito, insieme con il riconoscimento letterario, sono arrivate le accuse di essere una donna che odia l'uomo nero. Non fosse così, del resto, perché mai avrebbe deciso nel '67 di sposare un avvocato bianco e di diventare l'unica coppia interrazziale del Mississippi di allora (nel frattempo i due hanno divorziato)? La Walker ha sempre ribattuto che questa «prova» è una stupidaggine e che nelle famiglie afroamericane il problema dell'abuso delle donne non è frequente ma esiste. A chi serve negarlo? Lei stessa, ultima di sette fratelli, ha perso un occhio a otto anni per mano di uno dei suoi fratelli più grandi. Lorenzo Soria

Persone citate: Alice Walker, Anjelica Huston, Dale Olson, David Hockney, Jack Nicholson, Pete Wilson, Pulitzer, Robert Graham, Spielberg, Steven Spielberg

Luoghi citati: Africa Orientale, California, San Francisco, Somalia, Sudan