L'Inquisizione? Solo leggenda di Maurizio Assalto

polemica. Messori ripropone un testo d'inizio '900 e accusa i cattolici di masochismo polemica. Messori ripropone un testo d'inizio '900 e accusa i cattolici di masochismo L'Inquisizione? Solo leggenda «Una revisione strumentale», gli storici non ci stanno Miccoli: «Non solo roghi, fu anche una spinta alla corruzione» !~]N tempi come questi, in cui si riaffaccia la voglia di I epurazioni, mancava solI tanto un Elogio dell'Inquijsizione. Adesso c'è. Con questo titolo, auspice Vittorio Messori, l'editore Leonardo manda in libreria un volume in cui è riprodotta la voce «Inquisizione» cu rata ottant'anni fa da Jean-Baptiste Guiraud por il grande Dictionnaire apologétique de la fai catholique diretto dal gesuita Ademaro D'Alòs e uscito a Parigi, presso le edizioni Beauchesne, fra il 1911 e il 1931. Un'opera quasi introvabile e pure ancora oggi attivamente ricercata dagli studiosi. Per questo, scrive Messori nella prefazione all'Elogio, riproporre il testo di Guiraud (un protagonista scomodo della storiografia francese di inizio '900, cattolico battagliero, impegnato «contro la politica di persecuzione dei cattolici portata avanti dalla Terza Repubblica») non è una mera operazione di «recupero archeologico»: è un modo per «cominciare a capire che cosa, e perché, è successo» al tempo dell'Inquisizione medievale, e una «salutare provocazione contro i luoghi comuni». Giudici incappucciati, orride prigioni, efferate torture, bagliori sinistri che si levano dai roghi? Soltanto una leggenda, argomenta Messori: la «"leggenda nera" anticattolica creata prima dalla polemica protestante e poi rilanciata e radicalizzata dall'Illuminismo settecentesco, e via via da tutti gli anticlericalismi moderni sino a noi». Se non che a questa leggenda ha finito col credere pure una certa cultura cattolica afflitta «da singolare masochismo», che quando sente pronunciare la parola «Inquisizione» arrossisce e cambia argomento. «Ebbene, il proposito di Guiraud era netto e vigoroso: aiutare i cattolici non a "cambiare", ma ad "affrontare"' il discorso». Un aiuto che non pochi, ultimamente, si adoperano per procurare, sull'onda di un revisionismo revanscista che usa la storia come un'arma di guerra. 1 segni si infittiscono: fra gli altri, nel dicembre '92, il saggio di padre Brian Van Hovc su Civiltà Cattolica, in cui il gesuita provava a smantellare la «leggenda nera» alimentata da loschi figuri come gli «americani appartenenti al partito "Know Nothing", contrario all'immigrazione», o i «sostenitori della rivoluzione sessuale post-sessantottina e oggi dell'aborto libero». Per fortuna, sospirava Van Hove, cominciano a fiorire nuovi studi che demistificano la menzogna. E' vero: una seria ricerca storiografica sta da qualche tempo ridimensionando gli orrori dell'Inquisizione. Il medievista Adriano Prosperi, non certo sospettabile di clericalismo, ha attirato per esempio l'attenzione sul fatto che i famigerati ergastoli generosamente inflitti dai tribunali ecclesiastici in realtà non comportavano il carcere a vita, ma al massimo un trienno di prigionia. E nella stessa linea si muove Giovanni Romeo, autorevole storico dell'Inquisizione romana, che da oltre vent'anni indaga negli archivi ecclesiastici (gli archivi periferici, perché quello centrale del Sant'Uffizio è tuttora accessibile a pochi privilegiati): «Ci sono molti equivoci - spiega -. Tranne nei momenti più drammatici intorno alla metà del '500, quando le esecuzioni degli eretici dilagarono, la Chiesa ha sempre cercato di uccidere il meno possibile: e questo non certo per motivi umanitari, ma per una preoccupazione politica, perché un eccesso di condanne a morte avrebbe rotto gli equilibri della comunità e messo in cattiva luce il potere spirituale. Gli inquisitori erano persone di grandissima finezza, anche se non erano certo cristiani...». Dunque, al bando la «leggenda nera»? Nemmeno per sogno. Perché, come dice Romeo (e lo documenta in un paio di libri usciti negli ultimi anni da Sansoni, Inquisitori, esorcisti e streghe nell'I¬ talia della Controriforma e Aspettando il boia), «quando c'era bisogno di ammazzare, l'Inquisizione non si tirava indietro. Quanto alle torture, poi, si arrivava al punto di infliggerle anche a poche ore dall'esecuzione capitale, se l'eretico non si convertiva. Cercare di mettere in discussione tutto ciò è una grave scorrettezza». Tanto più grave, aggiunge, se a questo fine si distorce una ricerca storiografica equilibrata e attenta ai documenti: «Quando usci il mio libro sugli esorcisti, quattro anni fa, il Sabato esultò: ecco che finalmente anche i laici rivalutano l'Inquisizione. No, tutt'altro: questa è un'operazione della destra cattolica più stupida e disonesta». Un'operazione squallida e doppiamente falsa, conviene un altro storico dell'Inquisizione (e del cattolicesimo) come Giovanni Miccoli: «In primo luogo è fuorviarne il richiamo alle procedure e allo spi¬ rito del tempo per giustificare gli atti dell'Inquisizione: come se già allora non si fossero udite voci contrarie, che non ritenevano per niente ovvio uccidere per ragioni di fede. Anche dall'interno della Chiesa: un esempio per tutti, il vescovo Wasone di Liegi. In secondo luogo è del tutto legittimo, in sede di giudizio storico, valutare quali effetti abbia prodotto nella società del tempo un certo modo di operare. Abbiamo certi brogliacci del XV secolo che danno conto delle cifre pagate dagli inquisitori per convincere gli eretici convertiti a denunciare i loro ex accoliti. Ecco a che cosa hanno portato quelle pratiche: alla delazione, alla corruzione dei rapporti interpersonali. Rivalutare tutto ciò? Non vedo come potrebbe giovare alla consapevolezza morale dei cattolici, e della società in genere». Maurizio Assalto Gli orrori dell'Inquisizione: realtà o leggenda? A lato una celebre vittima: Giordano Bruno

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