«Lo Stato restituisca i miliardi Gescal»

Milano, pretore dà ragione ai lavoratori Milano, pretore dà ragione ai lavoratori «Lo Stato restituisca i miliardi Gescal» MILANO. La trattenuta sulla busta paga ò solo lo 0,35% dello stipendio. Ma se la Corte Costituzionale dovesse dare ragione a un gruppo di lavoratori milanesi, lo Stato sarebbe costretto a rendere cinquantamila miliardi. A tanto ammontano le trattenute Gescal per la costruzione di case popolari, destinate ad un onte costituito nel '63 e che non esiste più da anni. Sulla causa intentata da un centinaio di lavoratori delle aziende Ausimont, Enichem, Csi e Himont di Bollate il pretore milanese Salvatore Salmeri si è espresso sostenendo che la legittimità costituzionale ò «rilevante e non manifestamente infondata». Decida dunque la Corte Costituzionale. La vicenda prende il via lo scorso settembre quando gli avvocati Fernando Pepe e Bruno Miranda si rivolgono alla magistratura chiedere la sospensione dei con tributi Gescal, che non esiste più da anni, e soprattutto per chiedere la restituzione dei versamenti effettuati dai lavoratori dipendenti negli ultimi 10 anni. Una cifra enorme, secondo alcuni calcoli almeno 50 mila miliardi. I due legali sostengono che il tributo, mantenuto in vita con due norme del '90 e del '92, lede gli articoli 3 e 53 della Costituzione, quelli che stabiliscono l'uguaglianza dei cittadini e l'uguaglianza contributiva degli stessi Secondo i due avvocati parte dei contributi Gescal versati dai lavoratori dipendenti sarebbero infatti stati utilizzati per la ricostruzione di immobili pubblici danneggiati dalle intemperie. E tra questi ci sarebbero anche gli immobili colpiti dal terremoto in Irpinia dell'80. Francesco Cacivile per vola 3i tratta dunque di una destinazione diversa da quella stabilita quando venne istituita la Gescal, appunto la costruzione di case popolari, che ha portato a beneficiare delle somme anche chi non versa quel tributo, come i professionisti, gli artigiani, o i commercianti. La decisione del pretore Saimeri di investire la Corte Costituzionale riguarda alcuni milioni di lavoratori dipendenti, anche loro coinvolti nella vicenda per un principio di equità nelle decisioni tributarie. Già due anni fa la Corte Costituzionale si era occupata dell'argomento, dando però ragione al ministero del Tesoro. E adesso il pretore Salmeri ci riprova. Le 5 pagine della sua ordinanza, notificata al presidente del Consiglio dei ministri e ai due presidenti di Camera e Senato, spiegano nei dettagli i motivi della decisione di rinviare ad un giudizio superiore una materia tanto delicata. Scrive il giudice: «Nei casi di specie è ravvisabile una evidente situazione di disparità ai danni dei lavoratori dipendenti sui quali grava l'obbligo del versamento dei contributi finalizzati ad interventi di ricostruzione e di riparazione di cui sono potenziali beneficiari anche i lavoratori autonomi». C'è di più, secondo il pretore. E lo scrive a chiare lettere: «La minore capacità contributiva dei lavoratori dipendenti, rispetto a quella dei lavoratori autonomi, induce ad escludere nel caso di specie l'invocabilità del principio di solidarietà e l'ammissibilità di una disciplina differenziata riguardo all'obbligo contributivo, in quanto ingiustificala, irrazionale e arbitraria». Fabio Poletti Francesco Casavola

Persone citate: Bruno Miranda, Fabio Poletti Francesco, Fernando Pepe, Francesco Casavola, Salmeri, Salvatore Salmeri

Luoghi citati: Milano