«La verità a piccoli passi»
«La verità a piccoli passi» «La verità a piccoli passi» //pm Canessa: così convincerò i giudici LA STRATEGIA DELL'ACCUSA POCO alla volta si affievolisce l'effetto del fall out, la pioggia radioattiva, precipitato sulla Corte d'assise dopo l'esplosione, processualmente parlando, del «Sogno», il quadro attribuito dall'accusa a Pietro Pacciani, quasi fosse lo specchio della sua mente. Ci contava, il pubblico ministero, su quell'ipotesi suggestiva, ma l'autore, l'ha scoperto troppo tardi, è un cileno. E allora Paola Canessa cambia strategia. Comincia un lavoro lungo, puntiglioso, meticoloso, quasi pedante che dovrebbe convincere la giuria che il «mostro» è proprio quell'omet- to enigmatico seduto al banco degli imputati. E' un percorso interminabile, parte dal 1951, dal delitto compiuto da Pacciani. «(Ammazzò col coltello, allora, ammazzò e poi rubò 500 lire dal portafoglio della vitti- ma». Sì è vero, aveva ucciso per gelosia, il Pacciani Pietro, perché la «sua» Miranda se n'era andata con quell'altro in un bosco e lui li aveva sorpresi, lei distesa, la gonna tirata su, il seno sinistro scoperto. Il fatto è che l'assassino della cai. 22, il coltello lo usa anche nel 1974, a Borgo San Lorenzo, quando infierisce su Stefania Pettini e Pasquale Gentilocore; e poi nell'81, a Scandicci, quando uccise Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi a pistolettate, infierisce col coltello sul collo del ragazzo e compie la prima mutilazione sulla ragazza. Ma fa anche un'altra cosa, l'assassino: rubacchia. A Borgo, una catenina di scarso valore, un orologio, poche lire; a Scandicci altri oggetti di poco valore. Canessa scandisce le parole per farle entrare bene nella testa dei giurati. «E non è tutto», aggiunge più tardi. E allude agli altri delitti, quelli di cui ancora non ha parlato. Insomma, è unico il modo di operare dell'assassino, identico a quello mostrato a Pacciani in quel '51. Dottor Canessa, lei mette in evidenza un particolare alla volta, fa come le formiche, come amava fare Giovanni Trapattoni nella Juventus? «Esattamente. Lo so che i gior¬ nalisti vorrebbero vedere oltre le carte processuali, ma io faccio il pubblico ministero e vado avanti per piccoli passi. E di piccoli passi ne abbiamo già fatti diversi in queste prime udienze». La difesa avverte il rischio, e non è un rischio da sottovalutare, così fa l'impossibile per recuperare: insistono gli avvocati Bevacqua e Fioravanti nell'ipotesi che a compiere i delitti possa essere stata più di una persona, magari una setta. Ma non convincono. Al contrario, il prof. Mauro Maurri, medico legale, non ha dubbi: «Sempre una sola mano». [v. tess.) ti Pietro Pacciani
Luoghi citati: Borgo San Lorenzo, Scandicci
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