Parisi non toccale la polizia di Francesco Grignetti

Parisi/ non toccale la polizia Parisi/ non toccale la polizia «E[ un bene di tutti, dev'essere neutrale» L'INDIPENDENZA ISTITUZIONI PROMA UNTO fondamentale, per noi, è restare super partes. Ci sono preoccupazioni al riguardo, lo so. Ma non sono paure interne all'istituzione. Sono all'esterno. Tra la gente. E noi saremo garanti dell'indipendenza dell'istituzione». Il prefetto Vincenzo Parisi, capo della polizia, non rinuncia all'eloquio felpato. Massimo esempio di stile prefettizio. Ma questi sono giorni in cui si discute di futuri ministri dell'Interno e di rivoluzioni al Viminale. E Parisi interviene nel dibattito. Sembra lanciare un monito alla nuova maggioranza. Ma potrebbe essere un testamento spirituale. «Le forze dell'ordine dice - devono avere un ruolo istituzionale. Non condizionate, né condizionabili da spinte diverse. Perché nulla può elevare più dell'appartenenza allo Stato». Il prefetto Parisi parla a una tavola rotonda organizzata dal sindacato di polizia Siulp. Si presenta il libro di Annibale Paloscia, «I segreti del Viminale». Rinnovata edizione di un saggio storico sulla polizia di Stato, che «ha scoperto i valori dell'imparzialità e della professionalità». Quattro i relatori, in disaccordo su quasi tutto: il capo della polizia, il generale Luigi Caligaris, esponente di Forza Italia e in corsa per un ministero, il deputato pds Luciano Violante e il segretario del Siulp, Roberto Sgalla. Tutti gli occhi sono puntati su Caligaris. Che ne pensa il partito di Berlusconi di pentiti, servizi segreti, mancato coordinamento tra polizia e carabinieri, Dia, e mille altri problemi del ministe- ro dell'Interno? Le risposte arrivano in pillole. Il dibattito non decolla. Si infiamma, invece, dopo una provocazione, garbata ma ferma, di Caligaris: «Il consociativismo, negli anni scorsi, è approdato anche al Viminale». E il consociativismo, si sa, agli oc¬ chi di Forza Italia è stato il male assoluto dell'Italia. Né manca una frecciata sui prefetti: «Ricordiamo che li abbiamo ereditati da Napoleone». Sottinteso: è roba un po' vecchiotta. A queste parole, punto sul vivo, Parisi reagisce. Prima di tut¬ to una mozione di orgoglio: «La censura verso questo o quell'episodio, che pure è possibile, non può far cadere un giudizio negativo sui prefetti che svolgono una nobilissima azione per conto dello Stato. Sopperiscono anzi a tante lacune». Poi una replica a tutto campo. «Da sempre io parlo di neutralità e trasparenza della polizia, nell'ottica di una assoluta imparzialità nel campo dell'ordine pubblico. Sì, perché la tutela dell'ordine pubblico rappresenta un bene assoluto, un interesse generale della società». Per farsi capire anche meglio, Parisi è esplicito: «Occorre da parte della polizia una totale imparzialità verso minoranza e maggioranza. Altrimenti usciamo dalla democrazia. Un esempio? La prevenzione si fa con l'opera di informazione. Ovvero perquisizioni, pedinamenti, intercettazioni. Tutta questa opera si può fare in maniera pertinente oppure in ragione di un credo politico. E questo è il confine tra democrazia o non-democrazia». Parisi spende anche una parola in difesa dell'attuale legislazione sui pentiti. O degli organismi specializzati, quali la Dia, che investigano sulla mafia. Ma al centro del suo ragionamento resta quella accusa di «consociativismo» che evidentemente gli brucia. E' stato «consociativo» anche lui, che rivendica come merito il dialogo a tutto campo? Lui che riceve leader politici e sindacali prima di ogni grande manifestazione e «stringe» alleanze? Il prefetto torna sulla questione dell'ordine pubblico. E si rivolge direttamente all'esponente della nuova maggioranza. «Caro generale Caligaris, lo scorso anno abbiamo avuto quotidianamente blocchi stradali, ferroviari, persino aeroportuali. Ma il Paese quasi non se n'è accorto. Il fatto è che il buon lavoro non fa notizia. Solo i fatti negativi diventano eclatanti». E come ci si è arrivati, a questi buoni risultati? «Mantenendo il dialogo aperto in tutte le direzioni. Altrimenti sarebbe il tradimento di se stessi. Non saremmo più l'ago della bilancia. E invece questo ci insegna l'esperienza: essere super partes significa rispetto da tutte le parti». Inutile dire che il sindacalista Sgalla e il pidiessino Violante sono perfettamente d'accordo con il prefetto. «Caro Caligaris esordisce Violante - una cosa è il consociativismo. Altro è considerare le politiche della sicurezza come un patrimonio dello Stato e quindi di tutti». Francesco Grignetti Polemica con il generale Caligaris «candidato» ministro di Berlusconi Da sinistra, il capo della polizia Vincenzo Parisi e il generale Luigi Caligaris, esponente di Forza Italia

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