Il Borghese rotta verso il centro di Pierluigi BattistaLeo Longanesi
il giornale di longanesi Il Borghese/ rotta verso il centro iZ nuovo direttore Maddaloni: destra addio il giornale di longanesi UROMA N «Borghese» nuovo di zecca. Talmente nuovo che ha intenzione di «richiamarsi al Centro». E così la Destra, che vince dappertutto, stavolta perde un pezzettino. In questo caso una testata, quella del Borghese appunto, fondata da Leo Longanesi e che dopo la morte del suo artefice si era trasformata in un settimanale di esplicite simpatie di destra sotto la direzione di Mario Tedeschi. Oggi si cambia di nuovo. Gli eredi di Tedeschi hanno venduto la testata a un gruppo di imprenditori romani. Cambia la proprietà. Cambia la linea. Cambia, ovviamente, il direttore, che sarà Vincenzo Maddaloni. Un giornalista cattolico che viene da Famiglia Cristiana e che con il settimanale dei Paolini ha aperto nel 1988 un ufficio di corrispon¬ denza a Mosca, subito prima dello storico viaggio di monsignor Casaroli nell'Unione Sovietica del riformatore Gorbaciov. Un «moderato» che intende rivolgersi con il nuovo Borghese a un «pubblico di moderati che non sono necessariamente di destra o di sinistra». Insomma il contrario del Borghese postlonganesiano di Mario Tedeschi. Quello aggressivo che pubblicava le fotografie dei potenti in pose poco edificanti, quello dei corsivi di Gianna Preda, quello di una destra che ha fatto riferimento al msi almeno fino alla scissione di Democrazia nazionale, cui Tedeschi partecipò. Si cambia linea dunque, e proprio nei giorni in cui la destra esce dal recinto e si candida al governo dell'Italia. Una scelta controcorrente («come sempre sono state le scelte di Longanesi», assicura Maddaloni. O per meglio dire una scelta che vuole esplicitamente inserirsi nella scia della nuova Voce di Indro Montanelli (che Maddaloni vorrebbe avere come collaboratore), con il recupero di Giuseppe Prezzolini e di Leo Longanesi. Un settimanale che «si richiamerà al Centro», che vuole sposare una «linea moderata» ma che soprattutto intende ricollegarsi alla «veste grafica» che per il Borghese fu elaborata e disegnata da Longanesi: «Ho sfogliato le copertine di quel tempo», commenta Maddaloni, «e le giudico assolutamente perfette, attualissime, molto belle da vedere anche oggi a tanti anni di distanza». Un ritorno alle origini, almeno nelle intenzioni. E un giornale sottratto all'orbita della destra. Chissà cosa avrebbe pensato Longanesi di questa scelta così poco in sintonia coi tempi, [p. bat.] trovato il tempo di andare a vedere Schindler's list». E lo troverà, questo tempo, quando gli impegni si diraderanno? La prima risposta di Francesco Storace è accomodante: «Farò in modo di trovarlo». Poi però vuole aggiungere una considerazione che è molto eloquente sullo spirito con cui si recherà a vedere il film di Spielberg: «Per avere rispetto di una tragedia non c'è bisogno di andare al cinema». Prego? «Intendo dire che non è il cinema il luogo più adatto per ricordare una tragedia di quelle dimensioni». Insomma, le indicazioni cinematografiche di Buontempo non sembrano trovare molto ascolto. Sia pur obtorto collo, i dirigenti di Alleanza Nazionale promettono che non mancheranno, prima o poi, alla visione di Schindler's list. «Non bisogna fare in modo che la storia appaia come propaganda», aggiunge Fini. Ma se la storia crea qualche «sofferenza», è proprio il caso di prendersela con lei? Pierluigi Battista Leo Longanesi fondatore della rivista // Borghese
Luoghi citati: Italia, Mosca, Unione Sovietica
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