Berlusconi: i politici non sono di parola

Per il leader di Arcore ancora problemi su «garanzie», Viminale e ministri dell'ex msi Per il leader di Arcore ancora problemi su «garanzie», Viminale e ministri dell'ex msi Berlusconi; i politici non sono di parola Europee, niente nozze Forza Italia-Ccd? ROMA. Davanti al portone della sua casa di via dell'Anima Silvio Berlusconi lo ripete ancora una volta. «Più vado avanti e più mi accorgo - confida - che i tempi dei politici sono diversi da quelli degli imprenditori. Ma, soprattutto, mi rendo conto che la parola degli imprenditori è diversa da quella dei politici. E io continuo ad avere la parola dell'imprenditore...». Quelle frase buttata lì dal cavaliere alla fine di una giornata trascorsa tra colloqui riservati con un Capo dello Stato che tarda a dargli un «incarico» che già sente suo, vertici di maggioranza e riunioni di partito che affrontano i problemi più diversi, ha quasi il sapore di una denuncia. Ma forse non è così. Quello sfogo è solo una constatazione davanti all'evidenza dei fatti: lui, il cavaliere, pensava di dettare i suoi tempi alla politica e di far diventare Roma come Milano; e invece no, Roma è sempre Roma e la politica è complessa, lenta, insidiosa. E a Roma può succedere che l'incarico di formare ii nuovo governo che si doveva ricevere nel pomeriggio slitta di 24 ore. E' successo ad altri e oggi succede a lui. E all'interessato che a sera toma a casa esausto per vedere il suo Milan che si gioca la Coppa dei Campioni non resta altro da fare che spiegare i motivi del «contrattempo», gli stessi che gli aveva posto al mattino Scalfaro in un colloquio privato al Quirinale: la questione delle «garanzie» che gli vengono richieste per interpretare la figura inedita dell'imprenditore di primo piano che diventa capo del gover- no e, ovviamente, il problema del Viminale. Berlusconi sta al gioco e «armato di santa pazienza» spiega: «Voglio presentarmi al momento dell'incarico avendo la possibilità di offrire al Capo dello Stato un quadro esatto della situazione. Sull'argomento delle «garanzie» sto studiando con i miei avvocati le varie soluzioni. Poi stanotte metterò insieme il tutto. Voglio lavorare con tranquillità anche rispetto ai miei alleati e a quello che si è detto in questi ultimi giorni». Sul Viminale, invece, ammette che non si è trovata ancora la soluzione giusta. «Un fatto è certo - tiene però a precisare - ci sarà solo un ministero dell'Interno». Eh sì, basta stare attenti al linguaggio, alla pazienza che dimostra, alla sua voglia di stare a sentire gli altri per accorgersi che il cavaliere sta cambiando: non c'è più l'uomo che schematizza i problemi elencandoli sulle dita della mano; al suo posto c'è un personaggio che usa innanzitutto l'arma del sorriso e che privilegia sopra ogni cosa gli argomenti della diplomazia. Sì, il nuovo Berlusconi avrà sempre più quest'«identikit». «Me lo ha detto lui stesso - spiega Domenico Mennitti, coordinatore di Forza Italia - dobbiamo usare la "strategia della stretta di mano" con chiunque. Mi ha raccomandato di sorridere con tutti, anche con gli avversari, pure con quelli che si vuole fregare. Bisogna dare a tutti un segno di amicizia». E Sandro Fontana, uno degli esponenti di maggior spicco dei ecd, comincia a tessere le lodi del «Berlusconi democristiano»: «Ma non vedete dice Fontana - che parla come uno di noi. E' un vero cattolico liberale. Anche nel Linguaggio mi ricorda il Forlani che si vantava di poter parlare per ore senza dir niente. Certo in lui c'è ancora molto del decisionismo milanese, ma con il tempo imparerà che i problemi sono complessi». E forse, a stare appresso alla giornata di ieri del cavaliere, la previsione di Fontana può rivelarsi esatta. Ieri Berlusconi ha scoperto davvero cos'è la politica italiana. Quando è salito al Quirinale in mattinata per un colloquio privato con il Capo dello Stato pensava di aver risolto già la maggior parte dei problemi che si frapponevano tra lui e l'incarico. Invece niente. Scalfaro ieri gli ha riproposto la questione delle «garanzie», gli ha chiesto dei chiarimenti sullo «scorporo» del ministero dell'Interno e sia pure a mezza voce gli ha avanzato anche qualche dubbio in merito ai ministri di Alleanza Nazionale di cui potrebbe avvalersi il governo. «Un conto - gli ha spiegato - è se sono di An o se sono dei tecnici, un altro se sono missini». Tutti problemi che il cavaliere pensava di aver risolto con quel richiamo «al buon senso» fatto il giorno prima. Si illudeva: ieri è stata un'altra giornata di grandi manovre. Il Quirinale ha promosso un altro giro non ufficiale di consultazioni proprio su questi temi: al Colle, infatti, oltre a Berlusconi sono saliti Fini e il leghista Maroni. E Scalfaro ha inviato nel pomeriggio anche un suo ambasciatore a Botteghe Oscure per mettere Occhetto al corrente della situazione. Lui, Berlusconi, è stato paziente, non ha detto nulla fino a sera quando ha chiesto al Quirinale - per porre fine ad una ridda di voci - di rendere pubblica la sua convocazione al Colle, oggi alle 17, per l'affidamento dell'incarico. Insomma, anche Berluscni ha scoperto che a Roma i problemi sono più complessi, che anche le cose più semplici diventano difficili. E i motivi sono tanti. Non c'è, ad esempio, personaggio che non voglia dire la sua su ogni problema. E Berlusconi, che pure era abituato a decidere in prima persona, ora ascolta tutti. Ogni giorno il cavaliere si ritrova sulla scrivania una miriade di appunti. C'è il pro- blema del «garante»? Ebbene subito Franco Servello, ex-deputato missino probabile ministro, invia il suo «consiglio» in due cartelle. La lega propone di «scorporare» il Viminale? Nel giro di 24 ore sul tavolo del cavaliere c'è un «pro-memoria» di Cossiga sulla riforma del ministero dell'Interno e un appunto di Raffaele Costa, che elenca i motivi per cui quel ministero non si può dividere. Ed ancora, Berlusconi propone a Pannella di fare il ministro di Giustizia? Non passano 24 ore che a via dell'Anima si presenta Ernesto Staiano, pattista di Segni finito in Forza Italia, a dire: «Uno statista nella scelta del ministro deve tener conto del parere dei magistrati e di quello di Scalfaro. La candidatura di Pannella è in alto mare». Fin qui i suggerimenti. Poi c'è quella serie infinita di riunioni che costringono alla poltrona un amante del jogging come lui. Prima c'è l'incontro con i ecd che vogliono due ministeri e vogliono presentarsi alle elezioni europee nelle liste di Forza Italia. Poi c'è il pranzo con gli uomini della maggioranza a casa Previti: si parla di quel Martino sicuro ministro degli Esteri e e delle possibili soluzioni al problema del Viminale. E, come se non bastasse, a sera c'è pure l'ufficio di presidenza di Forza Italia. Anche qui c'è una bega: non tutti sono d'accordo con il cavaliere sull'opportunità di inserire Mastella e soci nelle liste per Strasburgo. Augusto Minzolini «Parola d'ordine, sorridere con tutti» | Sandro Fontana: ormai è uno di noi ' | ' Per Silvio Berlusconi resta il nodo del ministero degli Interni. Foto sotto: il palazzo del Quirinale Roberto Maroni, l'uomo della Lega che conduce le trattative per la costituzione del nuovo governo

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma, Strasburgo