«Il mio Riccardo nella giungla»

«Il mio Riccardo nella giungla» «Il mio Riccardo nella giungla» Fra il pubblico parenti, curiosi ed ex spie off brina non ha voluto parlare: «Posso dire solo che mio padre s'è limitato a fare il suo dovere». C'era anche il figlio di Riccardo Malpica, Italo. Non è affatto tranquillo: «Qui fanno un solo calderone: tutti ladri. Invece la posizione di mio padre andrebbe separata. Secondo noi, le indagini sono arrivate alla soglia dei fondi fferta ai settimanali per r 7 riservati e lì si sono fermate. Invece avrebbero dovuto indagare di più sugli investimenti degli "altri". Avevano il passaporto diplomatico. Potevano entrare e uscire dal Paese senza problemi. Chi ci dice quali investimenti, leciti o meno, hanno fatto?». Accanto a Italo c'era lo zio, Giuseppe Malpica. Un uomo massic¬ 0 milioni cio, di 58 anni, direttore generale di un ente pubblico, che ostentava la massima tranquillità. «Non scopro l'acqua calda se dico che questo è un processo politico. Vogliono mettere sotto accusa la Prima Repubblica». La famiglia Malpica, in questi mesi, ha imparato a parlare in nome dell'ex direttore del Sisde. Giuseppe Malpica non si sottrae al ruolo: «Questo è un processo alle persone, ma anche all'attività del servizio. Perciò sarebbe importante ascoltare tutti i testimoni. Magari lasciando fuori quelle testimonianze che facciano solo rumore. Il presidente Scalfaro, ad esempio, dovrebbe essere lasciato in pace. Mancino e Parisi, invece, potrebbero dare un contributo utile». Si commuove per un istante, il fratello Giuseppe, solo quando deve parlare della madre morta nel gennaio scorso. «Riccardo era in carcere in quei giorni. E toccò a me andare a dargli la notizia. Ma lei non ha mai saputo nulla. Quando leggeva i giornali, toglievamo sempre le pagine dove si parlava del caso». Già, i giornali. Una spina nel fianco, per le famiglie degli impu¬ La leghista Irene Pivetti neopresidente della Camera per evitare guai. «Più che ad un codice etico - spiega mi sono attenuto al codice penale. Se la foto è scattata dal paparazzo io mi posso assumere l'onere di affrontare il rischio di eventuali conseguenze. Se però la foto è stata scattata ad uso privato, allora le cose cambiano. Qualcuno potrebbe averla sottratta al legittimo proprietario e io potrei diventare complice di un furto, o responsabile di ricettazione o di incauto acquisto. Con la Pivetti abbiamo rinunciato subito. E non è la prima volta: mi era già capitata una cosa simile con Caroline di Monaco e Vincent Lindon...». Guido Tiberga tati. «Molti giornali ci si sono buttati a pesce. Prendete la storia della Martucci. Roba da Novella 2000. Pattume. E' il solito luogo comune: la segretaria dev'essere per forza l'amanti? del capo. Invece mio fratello l'ha sempre negato. Ci ha detto: se avessi voluto, avrei scelto una donna più giovane». Magari anche più carina?, azzarda qualcuno. Giuseppe Malpica lo fulmina: «Lui questo non l'ha detto. E' un signore». E questo è lo stile prefettizio. Parole misurate. Toni sempre sotto le righe. Poi un'unghiata. «La cosa che più ci ha colpito è la piccolezza morale di molti. Quando uno fa il direttore dei servizi di intelligence, sa di addentrarsi in una giungla dove non esistono regole. Ma Riccardo ha scoperto che la stessa legge si applicava anche all'interno del ministero, tra prefetti, e con il ministro. Prima lo hanno obbligato a dare una versione di comodo e poi l'hanno sbugiardato. Riccardo ha visto l'uomo che torna primitivo e che per salvarsi calpesta le leggi dell'onore, della lealtà e dell'amicizia». Francesco Grignetti Rientra la polemica

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