I valdesi al Cremlino di Sergio Trombetta

Un saggio di De Michelis Un saggio di De Michelis I valdesi al Cremlino SI valdesi a Novgorod e a Mo| sca alla fine del '400. La I predicazione di Pietro ValI do dentro le mura del S Cremlino e fra i mercanti di Novgorod, città affacciata sull'Occidente, collegata alla lega anseatica tedesca. Possibile? Si direbbe. Non certo gli stessi valdesi che abitavano le Alpi Cozie piemontesi e provenzali, e che 40 anni dopo sarebbero confluiti nella riforma calvinista. Ma credenti influenzati dalla dilagante eresia valdo-hussita che, dopo la morte del boemo Jan Hus sul rogo a Costanza nel 1415, aveva raggiunto la Polonia e secondo certe fonti anche quella che allora veniva definita Sarmazia, cioè la Russia di Novgorod e di Mosca. Dunque prima del grande scisma del '600 che divise in due la Chiesa russa fra ortodossi e vecchi credenti, un altro scisma, durato appena trent'anni dal 1470 al 1500 avrebbe agitato la fede orientale. La tesi affascinante è sostenuta dallo slavista Cesare G. De Michelis nel volume uscito dalla Claudiana La Valdesia di Novgorod, «Giudaizzanti» e prima riforma. Dell'esistenza di eretici a Novgorod e a Mosca alla fine del '400 parlano molte fonti. Ma chi erano? A Novgorod, commercianti, artigiani. A Mosca, nobili e dignitari vicini allo zar Ivan III che proprio nel 1478 aveva unito Novgorod ai suoi possedimenti. Mentre in Italia il Rinascimento dà i suoi frutti più maturi, e in tutta Europa si diffondono le eresie della «prima riforma», quella cioè che precede lo scisma luterano, anche nella Russia ancora addormentata nel suo lungo medioevo compaiono eretici. Ma da dove vengono, da quale altra fede sono influenzati questi misteriosi eterodossi di cui le cronache contemporanee ci danno scarse notizie definendoli tradizionalmente «giudaizzanti»? Si tratta di credenti vicini alla fede ebraica? O forse sono una tarda manifestazione dell'eresia slava bogomila nata nel nono secolo in Bulgaria e dilagata nell'Europa sudorientale, dappertutto perseguitata? Nessuna delle due ipotesi è vali¬ da, sostiene De Michelis, secondo il quale la predicazione valdo-hussita sarebbe giunta anche in Russia. Attraverso una analisi delle fonti contemporanee De Michelis enuclea i mille indizi che fanno propendere per la sua tesi. Ecco alcune delle «prove» avanzate dallo slavista per avvalorare la sua affermazione. A parte le storie del valdismo del '500 secondo le quali la fede si sarebbe diffusa anche in Sarmazia, le accuse rivolte dalle gerarchie ortodosse ai «giudaizzanti» erano le stesse rivolte ai valdesi dalla Chiesa cattolica. Sono iconoclasti, i valdesi di Novgorod, rimettono i peccati senza osservare tutti i canoni della confessione; se interrogati negano di essere eretici e sono pronti a spergiurare la loro fede (come gli ebrei marrani di Spagna e di qui viene probabilmente l'appellativo di giudaizzanti); rigettano l'autorità dei santi Padri della Chiesa; predicano il pauperismo; negano la Donazione Costantiniana su cui è basato il potere temporale della Chiesa di Roma; rigettano il monachesimo; predicano il libero esame della Bibbia; sono contrari alla pena di morte nei confronti dei dissidenti religiosi. Non solo, ma in quest'ultimo caso, come in altri, la prova è di tipo filologico. Iosif Volockij, 0 grande inquisitore ortodosso che attacca i «giudaizzanti», li accusa di rigettare la pena di morte per gli eretici rifacendosi a San Giovanni Crisostomo, esattamente come facevano i valdesi. Esaminato con rigore scientifico tutto questo ed altre coincidenze ancora (per esempio la frequentazione delle stesse letture sacre: non solo era uguale la biblioteca dei waldenses e dei giudaizzanti, ma addirittura l'unico brano di un testo «giudaizzante» giuntoci è esattamente uguale a un testo valdese), De Michelis conclude che oltre due secoli dopo la morte di Pietro Valdo la sua predicazione era giunta anche nelle lontane terre di Russia. E molti studiosi russi concordano con lui: ora la La Valdesia di Novgorod vedrà la luce anche in traduzione russa a Pietroburgo. Sergio Trombetta

Persone citate: De Michelis, De Michelis I, Iosif Volockij, Jan Hus