SCAMPATO ALL'INFERNO DI SABBIA

SCAMPATO ALL'INFERNO DI SABBIA SCAMPATO ALL'INFERNO DI SABBIA PER sopravvivere ha mangiato erba e bevuto le sue stesse urine. Nove giorni vissuti nel deserto in assoluta solitudine, alla ricerca della direzione giusta: quella della salvezza. «Non ero solo, con me c'era Dio» corregge Mauro Prosperi. «Sapesse quanto ho pregato in questi giorni». Ricoverato nell'ospedale algerino di Tindouf, l'atleta disperso racconta quei tragici momenti in balia del Sahara. Cos'ha fatto in quei nove giorni in cui è scomparso? «Girovagavo alla ricerca di qualcosa che mi desse la certezza di continuare a vivere. Un segnale o qualcos'altro. A piedi avrò percorso circa 350 chilometri. Mi sentivo impotente davanti alla natura meravigliosa, a quel deserto che è tragico e affascinante al tempo stesso. Così quando riuscivo a dormire per alcune ore mi mettevo a pregare. Nelle mie preghiere pensavo a Cinzia, mia moglie. Pregavo che lei si convincesse che ero vivo». Ma come ha fatto a resistere tutto questo tempo? «Ce l'ho fatta grazie ad un controllo psicofisico. Il posto dove mi sono perso è la zona desertica più Un anno fa, sullo stesso cam

Persone citate: Mauro Prosperi

Luoghi citati: Sabbia