Rom da tutta Europa per gli sposi-bambini

Dal cielo piovono fiori, Sonia e Bruno, 14 anni, in corteo su carrozze d'epoca Dal cielo piovono fiori, Sonia e Bruno, 14 anni, in corteo su carrozze d'epoca Rom da tutta Europa per gli sposi-bambini A Collegno la grande festa nuziale dura tre giorni MATRIMONIO AL CAMPO NOMADI TRE GIORNI di festa grande al campo nomadi di Collegno per le nozze di Sonia Mura e Bruno Stojanovic, croati di religione ortodossa e di etnìa Rom. All'imbocco del campo, in via don Milani, sono state allestite pagode colorate ampie 400 metri quadri. Fiori in ogni angolo, un'orchestrina venuta appositamente dall'ex Jugoslavia, ospiti arrivati da mezza Europa; da Milano a Napoli, dalla Sardegna alla Germania, dalla Francia all'Olanda. Gli sposi sono figli dei figli di nomi importanti, nella grande famiglia dei Rom. Ieri mattina un elicottero ha gettato fiori sul campo nomadi, poi ha accompagnato la coppia in un giro su Torino. Carrozze d'epoca per un corteo fino al parco Ruffini, foto-ricordo e flash a ripetizione su Sonia, abito bianco e un sorriso timido sotto un velo di rossetto. Bruno vive da anni a Collegno, Sonia abitava in un campo di Milano. Sposi-bambini (poco più che quattordicenni) che non ha unito in matrimonio un sacerdote o il sindaco, ma che stanotte sono diventati marito e moglie di fronte alla comunità, com'è tradizione. Un amore sorvegliato a lungo dalle famiglie che hanno acconsentito alle nozze dopo un anno di fidanzamento «ufficiale», cominciato quando Bruno ha detto a Boro: «Papà, Sonia mi piace: vorrei prendere questa donna, se tu sei d'accordo». Tra i Rom ci si fidanza quando la madre del ragazzo regala un gioiello all'innamorata: una collana d'oro, o un paio di orecchini. E' quasi un'ossessione, tra i Rom, quella dell'oro: non c'è sorriso che non scopra denti luccicanti, e tra le persone importanti non c'è mano che non sfoggi grossi anelli, uomini e donne portano collane da almeno mezzo chilo l'una. Un'ossessione, come quella della verginità delle ragazze. I tre giorni di festa sono spesati dal padre dello sposo: per Sonia e Bruno, si mormora di cento milioni. Si è cominciato sabato con una cena durata fino all'alba, con le immancabili patate lesse al «sauto», una salsa tradizionale, e i bocconcini di carne tipici dei menù nuziali. Ieri gli ospiti si sono ritrovati nelle pagode fin dal mattino presto: alle 8 si è ricominciato a suonare e a ballare, poco dopo sono arrivati i primi «stuzzichini»: affettati, verdure, pesce al cartoccio, zucchero filato, vino bianco a fiumi e secchielli da ghiaccio da cui spuntano Veuve Clicot e Dom Perignon. Poco più in là ci sono le barac- che squallide, la fanghiglia del campo inzacchera chi cammina tra le roulottes in abito da festa; ma davanti alle pagode ci sono solo le Mercedes da 80 milioni l'una: a decine, lustre e infiocchettate, targate chissà dove. Alle 16,30 comincia il vero banchetto nuziale, che durerà fino alle 6 di stamattina. Niente confetti né riso, ma arrosti di polli, agnelli, anatre, tacchini e maiali, oltre a giganteschi piatti di molluschi e. pesci alla griglia. Centotrenta chili di torta alla panna. Poi, intorno alle 23, Sonia e Bruno lasciano gli ospiti per dormire insieme. Se la ragazza è vergine, stamattina la sua sottogonna di raso bianco sarà esposta sulle pagode come un tro- feo. E se non fosse vergine? Ianco, uno degli uomini più autorevoli del campo, spiega: «Allora per prima cosa sarà il padre di lei a dover pagare tutte le spese del banchetto. Poi il marito potrà cacciare la moglie: a meno che i consuoceri si mettano d'accordo, e decidano di mettere tutto a tacere». Con una stretta di manco pagando. stretta di mano, o pagando. Se la ragazza è illibata, la mattina del terzo giorno regala a tutti gli ospiti una rosa rossa, simbolo della sua verginità perduta, e il banchetto ricomincia. E per divorziare? «Noi non abbiamo bisogno di andare dal giudice» spiegano al campo. Gli sposi possono separarsi solo con il consenso della comunità dei Rom. In caso di «divorzio» si riunisce un gruppo di «saggi»: otto o dieci uomini adulti che formano il «cris». Cercano di rimettere d'accordo la coppia. Se falliscono, danno vita a una specie di processo. Se del fallimento dell'unione risulta «colpevole» la donna, (o è sterile), suo padre dovrà restituire al consuocero la metà delle spese sostenute per il banchetto nuziale. Se è l'uomo ad aver sbagliato, «perde tutto», dice Ianco: cioè suo padre non potrà mai più avanzare diritti sui soldi che aveva investito per il matrimonio. La causa più comune di separazione? Ianco ride: «Le corna, proprio come tra voi cattolici». Giovanna Favro »^^::mÈkmmmmm& Sonia Mura e il suo giovane marito Bruno Stojanovic ieri mattina hanno festeggiato le nozze con un volo in elicottero su Torino

Persone citate: Boro, Bruno Stojanovic, Giovanna Favro, Ruffini