Affezionati nemici della nuova radio di Aldo Grasso

Affezionati nemici della nuova radio LETTERE AL GIORNALE IL LUNEDI' DI O.d.B. Affezionati nemici della nuova radio Lettere all'arrabbiata Molte lettere ancora a proposito della Riforma della Radio. Chi si stupisce perché ho chiamato Aldo Grasso «docente in media» e protesta perché gli pare che abbia voluto cosi imporre il parere di Grasso e si dilunga sul fatto che i maestri possono bene sbagliare. Non lo so, non essendo maestro, ma speravo che almeno, avendo avuto la cortesia Aldo Grasso di spiegare personalmente il suo programma su queste colonne, qualcuno si ritenesse soddisfatto. Invece, le lettere continuano a parlar di dissenso. Ne pubblico ancora qualcuna, ma esorto gli scontenti a scrivere direttamente ad Aldo Grasso presso la Rai. [o.d.b.J Cui prodest? Caro Aldo Grasso, sei passato dall'altra parte della barricata e sei scivolato anche su... facile il criticar, diffidi l'arte... detta un vecchio e saggio adagio. Ciò premesso dichiaro di condividere in pieno l'opinione della sig.ra Maria Leisona di Torino che depreca energicamente il nuovo corso dato ai programmi Rai (di cui sembri essere tu il responsabile!...). Ho seguito sempre con piacere i tuoi interventi mattutini, censori ma sereni sui vari programmi radio-tv, che ti avevano interessato o indignato... Ora non posso esimermi dall'essere a mia volta critica e alquanto «perplessa» sull'accozzaglia» di «rumori» ed interventi «demenziali» che ci accompagnano da mattina a sera (all'inarca 6,30-20,30...): sono privi di filo conduttore, di contenuti, di finalità sia educative (sic!), sia semplicemente ludiche... Non si ritrovano armonia, evasione e soprattutto non c'è comunione di interessi fra le vostre proposte - ebeti e superficiali - e noi ascoltatori impotenti al di là del vetro... I vostri siparietti sibillini, incomprensibili (atomo, neurino, ogiva... ma che cavolo c'entrano...?!?) e senza senso non ci divertono, non ci danno nulla, nulla pretendono, non ci fanno meditare, non ci arricchiscono, non ci intrigano! L'epurazione dei vecchi programmi, dei vecchi conduttori (tanto reclamizza¬ ta con grancassa...) cui prodest? La tanto nuova reclamizzata radio dei giovani, a che cosa vuole approdare? Si temeva forse di perder l'ascolto (audience!) delle nuove leve sintonizzate notoriamente sulle radio libere? Certamente sì! Ebbene a questo punto, secondo me, il risultato non sarà positivo e rassicurante. Le radio private continueranno a mantenere il loro vasto consenso perché senza ombra di dubbio non hanno nulla da perdere, anzi continueranno ad essere più vere, convincenti, intelligenti e meno volute della nuova Rai di Stato! Gabriella Berruto, S. Benigno (To) Gentile signorina Berruto, trasmetto senz'altro a mezzo Stampa il suo messaggio ad Aldo Grasso. Sono sicuro che sostiene delle cose importanti, ma a me ha fatto venire un vero giramento di testa per la volubilità della scrittura. Nel trascriverlo ho dovuto fare un sacco d'attenzione per seguire il ritmo irregolare, un poco scosso, tra l'adozione del corsivo e del maiuscolo, il ritorno al minuscolo, i puntini, i trattini, le virgolette e segni d'interpunzione vari. In compenso, invece, è gradevole l'aspetto grafico. [o.d.b.j Mi sembra inutile Carissimo Del Buono, ho sentito che il sig. Grasso vuol parlare alla radio, lo non lo sentirò perché a quell'ora ho altro da fare. D'altra parte mi sembra inutile. In tanti anni (più di venti) ci sono state varie lamentele per la televisione. Diversi pareri sono stati enunciati, chi la trovava dannosa, insulsa, ecc. e chi la trovava utile, culturalmente educativa, ecc. Nulla è stato fatto. Ma per la radio no. Nessuno ha mai protestato. Né lodato. Segno è che andava bene così. Se il sig. Grasso voleva conoscere il parere dei suoi utenti (per rispetto, riguardo, buona educazione), lo doveva fare prima e non dopo. Adesso cosa vuole? Scusarsi. Dopo la sua «violenza»? Dire che è stato «obbligato»? Ma allora si tratta forse di un fatto «politico»? E allora faccia cosa gli suggerisce la sua coscienza. Ne sarà certamente avvantaggiato. Noi no. Subiamo. Tanto siamo in periodo di stupri, ecc. Mi scusi lo sfogo. C. Mignone, Torino Ma come è possibile? Gent. sig. Del Buono, non ho mai scritto a nessuna rubrica di nessun giornale, ma ora ne sento proprio il bisogno perché quello che sta succedendo ha stravolto il mio tran tran quotidiano... Ma come è possibile che il sig. Aldo Grasso, che ho così tanto ammirato nella sua rubrica di critico televisivo, abbia potuto cambiare una programmazione così ben fatta? Ma perché non ha chiesto a noi ascoltatori prima di sconvolgere tutto? Mi presento, sono una casalinga felice di 45 anni, ma con lo spirito di una ventenne che prova la necessità di avere sempre la radio accesa per sentirsi viva in compagnia, imparare cose nuove e in allegrìa. Però, forse più di tutto, voglio sapere cosa succede fuori dal mio mondo e lo voglio sapere subito quando succede perché fra la gente, per le strade, ho un marito e un figlio e la radio è quasi un filo che mi lega a loro. Ecco cos'era Raidue per me. Oggi mi sento tagliata fuori: non è possibile, se si sta lavorando, cambiare programma e tenere sempre Raiuno è troppo pesante. Non ci riesco. Non capisco cosa serve il pomeriggio per i giovani: mio figlio ha 16 anni, sente tanta musica, ma lui ha i suoi ed, le cassette e col suo hi-fi spazia in tutte le radio che vuole e segue la musica che preferisce, ma solo musica perché lo rilassa, mentre disegna o fa una pausa tra una materia e l'altra. Forse questa mia dovrei mandarla alla Rai, non a lei, sig. Del Buono, ma la sua rubrica è molto interessante, e oggi mi sono detta: «Questa volta scrivo anch'io». Qualcuno ci deve sentire! L'importante è farmi sentire da qualcuno che possa far qualcosa... Una casalinga normalissima può anche affezionarsi a Raidue. Mi scusi per il disturbo, lo so che ci sono cose molto più importanti da discutere ma, per favore, conceda uno spazio piccolo per noi e spero di trovare presto una risposta sul suo giornale. Grazie di tutto, con molta simpatia. Rosaria Peinetti, Monasterolo (To) Gentili signor Mignone e signora Peinetti e tutti gli altri che mi avete scritto, ignoro se nel frattempo siate riusciti a stabilire un colloquio positivo approdante in qualche modo a una riconciliazione con Aldo Grasso. Me lo auguro di tutto cuore, ma pubblico lo stesso queste lettere perché mi paiono la commovente testimonianza di un autentico rapporto tra media e pubblico. A volte, nelle aziende di un certo tipo, quando le cose funzionano normalmente, le si dimentica, paghi che non procurino noie e, al massimo, ci si dice ogni tanto vagamente: bisognerebbe occuparsene. E, a volte, capita che, quando si decide di occuparsene, le cose non ci siano addirittura più. Tuttavia, non è proprio il caso della Radio. Lo prova questa insurrezione di voi utenti. [o.d.b.j

Luoghi citati: Monasterolo, Torino