Gli italiani pentiti ma non troppo di Marco Neirotti

Gli italiani, pentiti ma non troppo Gli italiani, pentiti ma non troppo Busi: «Scrivere è un piacere, esibirsi un lavoro» Ea casa nostra? Gli editori non impongono tutù o tenute sadomaso. Gli autori scelgono liberamente fra riservatezza, cauta promozione, apparizioni tv più o meno spettacolari, «scandalosi» show. Ammette Luciano De Crescenzo: «Si va in video per promuovere i libri. Una volta ti pagavano. Ora, per risparmiare, ti invitano quando esce il libro perché sanno che ci vai gratis». Si è mai pentito? «A Domenica In Alba Parietti mi ha messo in testa uno scolapasta con delle lampadine che spacciava par Le memorie di Pizzoni Un refuso nell'articolo di ieri «E nello Struzzo esplode il caso-De Felice» ha trasformato Alfredo Pizzoni, presidente del Comitato di liberazione nazionale per l'Alta Italia fra il '44 e il '45, in Giulio Pizzorno. Ce ne scusiamo con i lettori. macchina della verità. Quando mi sono rivisto ho detto: Kafka non l'avrebbe fatto mai. Ci vorrebbe un garante degli scrittori, che dice: questo non si può chiedere». Ma De Crescenzo è tollerante quanto realistico: «Lo scrittore, anche se si propone di controllarsi, ha nei confronti del libro un atteggiamento di mamma. E' inutile fare gli schizzinosi: quello che la tv ci toglie ce lo restituisce in pubblicità. Un mio amico, Federico, mi dice: non illuderti, tu vendi perché ti vedono in tv. Gli ho ribattuto: e in Germania, allora? E lui: là vendi perché non ti vedono in tv». In tv come in teatro, re dello spettacolo è Aldo Busi. Secondo lui «nessun editore può costringerti a far qualcosa di fuori dalle tue corde: sarebbe controproducente». E i suoi «spettacoli»? «La mia presenza aumenta le vendite. Altri è meglio che non si facciano vedere. Il grave è che, per vanità, non se ne rendono conto». E' soddisfatto delle sue performances? «Molto. Il giorno che invece di essere comico o buffo, mi accorgessi di essere ri- dicolo, smetterei. Non esiste grande scrittore che non sia personaggio». Ci sono ottimi scrittori riservatissimi: «A Casina ci stanno gli amanuensi, che copiano i libri». Ma lei si diverte a esibirsi? «Scrivere è un piacere, fare l'autopromoter è un lavoro. Sono andato a Canzoni spericolate con tacchi alti 25 centimetri. Avevo un gran male per la sciatica e nessuno se ne è accorto. Ho lavorato bene». E mai è stato scontento di sé? «No, sono bravissimo». Il personaggio in vetrina, dunque. Un assurdo secondo Paola Capriolo: «Il libro si affermerà nel tempo per il suo valore, non per altre ragioni, per effetto di uno scandalo o dell'attenzione temporanea». Il suo editore non le ha mai chiesto qualche «esibizione»? «No. E' l'autore a scegliere una via anziché l'altra. E l'editore lo incorag- già perché è una strada redditizia». E non si è mai fatta tentare dall'idea di uno show di sicura presa? «No, mai». Neanche un episodietto di cui vergognarsi? «Per l'insistenza dell'editore, ho accettato di partecipare a una trasmissione televisiva, Mezzanotte e dintorni. Le domande non c'entravano con i libri, pensavo di andarmene». Marco Neirotti Da sinistra: Aldo Busi, re degli show che pubblicizzano i suoi libri, e Luciano De Crescenzo. Qui sopra: Paola Capriolo

Luoghi citati: Casina, Germania, Italia