Le famiglie reali? Trattati di medicina scritti nei secoli
Le famiglie reali? Trattati di medicina scritti nei secoli Uno studioso tedesco ha indagato la storia delle grandi casate europee dal punto di vista delle loro anomalie genetiche Le famiglie reali? Trattati di medicina scritti nei secoli La gotta degli Hohenzollern, il prognatismo degli Absburgo, l'emofilia della regina Vittoria BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il primo a soffrirne, in famiglia, fu Albrecht Achilles, principe del Brandeburgo, che nel 1486 ne morì. Ma dopo di lui non ci fu più Hohenzollern senza gotta, «la maledizione del casato». Federico il Grande, «l'imperatore di Sans Souci», per allievare le sofferenze dipingeva: firmava i quadri «In tormentis pixit», ho dipinto fra i tormenti. Negli archivi segreti di Potsdam sono state trovate decine di ricette: il «balsamo solare» preparato da un «avvocato di Saarburg», un «mezzo sicuro» inviatogli da don Anselmo del Montenegro, e poi pozioni, unguenti. Federico Guglielmo, principe prussiano, ebbe il primo attacco a 40 anni e il male lo costrinse a rinunciare al passatempo preferito, la caccia, perché gli era impossibile calzare gli stivali. La responsabilità non era soltanto sua, dal momento che questa malattia leggendaria (ne hanno sofferto personaggi dell'immaginazione e della storia, da Ulisse a Leibnitz, da Erasmo a Newton) gli era stata trasmessa da padri e nonni. Ma la dieta di certo non lo favorì: sulla sua tavola, annotano gli storici di corte, passavano in un anno 130 buoi, 450 vitelli, 2100 montoni, 150 agnelli, 350 maiali; senza contare il pollame. Le cartelle cliniche degli Hohenzollern sono tanto simili nota Joachim Neumann, do- cente all'Università Humboldt di Berlino - che si potrebbero scambiare l'una con l'altra: quando mancano le indicazioni dirette, si giunge alla stessa conclusione attraverso la corrispondenza medica. Una cosa è certa, conclude Neumann in un volume dedicato alle Malattie ereditarie nelle case reali europee (Edizioni Q): la frequenza del male è troppo elevata, in famiglia, per potersi attribuire soltanto ad abitudini alimentari smodate. La gotta era scritta nei geni della dinastia prussiana, come in quelli degli Absburgo c'era il prognatismo, il mento eccessivamente prominente collegato a una mascella inferiore troppo grossa. L'aspetto di re e di principi ma anche principesse rivelano i ritratti conservati dal tempo di Rodolfo, il primo imperatore vissuto fra il 1218 e il 1291 - era tanto simile da provocare dubbi, qualche volta, sulla loro vera identità. «La storia di questa anomalia negli Absburgo - scrive il dottor Neumann - si può leggere come in un trattato di medicina; la famiglia reale è dunque di estremo interesse per le indagini genetiche». Poiché dal 1438 al 1806 gli Absburgo fornirono imperatori al Sacro Romano Impero e si imparentarono con mezza Europa («Bella garant ali, tu felix Austria nube», diceva il motto di famiglia: «Lascia che gli altri facciano la guerra, tu Austria felice sposati»), è facilissimo seguirne le ramificazioni e gli sviluppi: dalla Germania (oltre che in Prussia, in Sassonia e in Baviera) all'Italia, con i Medici, i Farnese e i Borbone. Anche all'interno della dinastia il percorso del prognatismo è netto. Gli Absburgo del resto si sposavano spesso fra di loro, come dimostra il caso di don Carlos: normalmente una persona ha 16 bis-bis-nonni; l'Infante di Spagna ne aveva soltanto 6, perché i genitori erano cugini e lo erano anche i nonni. Il «tipo famigliare» absburgico si rafforzò via via, dunque, e fu rappresentato al meglio da Carlo V: si racconta che un contadino spagnolo, una volta, lo invitò a «chiudere la bocca perché le mosche sono impertinenti». Carlo naturalmente non poteva. Se il dono ereditario degli Absburgo era innocuo, quello che la regina Vittoria d'Inghilterra trasmise ai discendenti era temibile. Da Londra, l'emofilia si diffuse come un incendio in tutta Europa, con conseguenze spesso fatali: in Russia, dove ne fu vittima Alexei, il figlio dell'ultimo zar Nicola II; in Germania, dove colpì i principi d'Assia e gli Hohenzollern; in Spagna, dove attraverso la nipote Vittoria nel 1938 uccise Alfonfo VIII. Ma Vittoria non ne fu direttamente danneggiata: era «conduttrice sana». Emanuele Novazio Da Carlo V in poi in tutto il continente una teoria di re caratterizzati dal mento sporgente Federico il Grande per alleviare i tormenti dipingeva Sopra Carlo V: una volta un contadino spagnolo lo invitò a «chiudere la bocca perché le mosche sono impertinenti»; ma lui non poteva. A lato Federico il Grande
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