La ripresa è appesa ai tassi di Stefano Lepri

Vertice dei Sette Grandi a Washington. Il nodo resta l'occupazione Vertice dei Sette Grandi a Washington. Il nodo resta l'occupazione La ripresa è appesa ai tassi Fazio: ancora incerta, ma segnali positivi WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO Movimenti bizzarri dei tassi di interesse potrebbero soffocare nella culla la ripresa economica in Europa, frenare negli Stati Uniti la creazione di posti di lavoro. I 7 grandi dell'economia mondiale, riuniti ieri nei giardini di Dumbarton House a lato delle riunioni di primavera del Fini, stanno cercando di capire perché avvengono, e come contrastarli. Il responso c importante per noi: dice la Banca d'Italia che la ripresa è cominciata, ma che non si capisce se sarà vigorosa o no. «E' ancora incerta» ripete il governatore Antonio Fazio, a causa della crisi di governo capo della delegazione italiana, sottolineando che «i segnali sono positivi». L'ideale sarebbe forse tagliar corto con le aspettative: su una volta per tutte il tasso di sconto Usa, giù di nuovo quello tedesco. Dai due lati dell'Atlantico, in bilico è il destino di milioni di disoccupati. I dirigenti della Banca d'Italia hanno portato grafici per spiegare che cosa succede da noi. Negli ultimi mesi, mostrano un'impennata gli ordini alle imprese, pronostico buono di ripresa: tuttavia la linea della produzione industriale comincia appena appena a curvarsi verso l'alto. Finora, le imprese hanno soddisfatto la maggiore domanda dando fondo ai magazzini; d'ora in poi è probabile che intensifichino la produzione, però non si sa ancora quanto. Al momento, le prospettive dell'occupazione non sono affatto buone. Se gli interessi risalgono sono guai. Sui mercati finanziari stanno crescendo di nuovo negli ultimi giorni i tassi a lungo termine, quelli che influenzano le scelte di investimento delle imprese. Per guidare i mercati nella direzione voluta, meglio evitare le attese. Così, agli Stati Uniti è stato rivolto dagli altri Paesi (Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada) un invito solo in apparenza paradossale: se devono alzare il tasso di sconto, lo facciano presto. Dagli Usa si risponde chiedendo un nuovo ribasso alla Bundesbank. La faccenda è complicata, e piuttosto arcana da interpretare anche per gli stessi tecnici delle Banche centrali. Ciò che sta accadendo sui mercati in questi giorni è strano per due motivi. Negli Stati Uniti, dove la ripresa c'è e vivace, la Federai Reserve ha tentato di elevare i tassi di interesse a breve (che influenzano le scelte immediate delle imprese); l'effetto indesiderato è che i tassi a breve sono saliti poco (0,5-0,6 punti) e quelli a lungo molto (1 punto). Nell'Europa continentale, dove per rafforzare i primi segni di ripresa i tassi a breve dovrebbero continuare a scendere, lo «sganciamento» dagli Usa ò difficile, perché i tassi a lungo mostrano spinte al rialzo. La grande finanza non ha fiducia nella ripresa? 0 i mercati sono preda di una deriva irrazionale? «Per operare occorre ben conoscere» diceva prima di entrare alla riunione Fazio. Tra i membri europei del G7 è diffusa l'opinione che i mercati siano stati disorientati dalla politica dei piccoli passi adottata dalla Federai Reserve. Gli americani ribattono che i «piccoli passi», alimentando l'incertezza, li fa anche la Bundesbank. Ai giapponesi tutti chiedono di rilanciare la loro economia; non ha potuto dare risposta ieri il ministro Hirohisa Fujii, membro di un governo dimissionario. Il rapporto semestrale del Fon¬ do monetario internazionale presentato qui l'altro giorno dà la disoccupazione ancora in aumento nel '94 sia in Italia che in Francia che in Germania, con distruzione rispettivamente di altri 250.000, 100.000, 400.000 posti di lavoro nella media annua. A queste sconfortanti prospettive il Fmi oppone il remoto esempio della Nuova Zelanda, dove una radicale riforma liberista del mercato del lavoro ha ridotto il tasso di disoccupazione di 2 punti in un anno e mezzo. All'Italia il Fmi rimprovera che «la normativa sui licenziamenti è troppo restrittiva anche rispetto alla media europea». Peraltro i posti «flessibili», si sa, sono anche facili a scomparire alla successiva recessione. Nella riunione del G7 la delegazione italiana non ha potuto ovviamente dare indicazioni sulle politiche economiche del prossimo governo che sarà guidato con ogni probabilità da Silvio Berlusconi. Ma si percepisce la convinzione che la svolta rispetto ai governi Ciampi e Amato risulterà meno radicale di quanto all'interno del mondo politico possa sembrare, perché le scelte dell'Italia sono in buona misura obbligate. Il governatore Fazio, nell'esporre agli altri Paesi «le linee che auspica vengano seguite in futuro» sembra fiducioso che saranno seguite. Stefano Lepri INFLAZIONE DISOCCUPAZIONE 11,3 L'Europa preme sull'America: «Greenspan decida presto». Ma Washington contrattacca «E' la Bundesbank che deve muovere al ribasso» Antonio Fazio governatore della Banca d'Italia Lamberto Dini numero due delia Banca d'Italia in corsa per un ministero economico

Persone citate: Antonio Fazio, Ciampi, Greenspan, Hirohisa Fujii, Lamberto Dini, Silvio Berlusconi