Un Milan perde l'altro risale di Enrico Biondi
Il Diavolo cede il titolo del rugby ma rimette in gioco quello del volley Il Diavolo cede il titolo del rugby ma rimette in gioco quello del volley Un Milan perde, Poltro risale LAquila vince a sorpresa nella palla ovale I ROSSONERI SMENTISCONO I PRONOSTICI PADOVA DAL NOSTRO INVIATO «Ho fatto un sogno bellissimo; vi prego, non svegliatemi». L'anziano tifoso aquilano, fasciato in una enorme bandiera neroverde, non riesce a trattenere le lacrime e si appoggia, sopraffatto dall'emozione, sulle spalle del figlio: «Incredibile. Ho 78 anni, alla mia età non credevo di poter rivedere lo scudetto sulle maglie dell'Aquila. Capirà, con quel Milan lì, pieno di campioni e con Berlusconi alle spalle, potevo pensare a una cosa del genere? E invece...». E invece è successo quello che nessuno si aspettava. L'Aquila dei poveri, quella senza sponsor ma con una valanga di tifosi al seguito, tutti in auto, in un coloratissimo carosello sulla Adriatica, ha battuto il Milan stellare di Berlusconi per 24-13, ha conquistato il suo 5° titolo tricolore e ha riportato in Abruzzo uno scudetto che mancava da 12 anni. Se ieri, allo stadio del Plebiscito, ci fossero stati i bookmakers siamo sicuri che avrebbero guadagnato un sacco di soldi. Nessuno infatti (neppure i 3500 tifosi che hanno colorato di neroverde l'impianto patavino) avrebbe giocato anche solo un soldo sull'Aquila. Nessuno tranne uno, il suo presidente, Ettore Pietrosanti, che meglio di ogni altro riassume in poche parole il significato di questa vittoria: «Il rugby è sport vero, duro, che richiede un gran dispendio di energie ma che si gioca soprattutto con il cuore. Noi a L'Aquila di soldi ne abbiamo pochi, ma i nostri giocatori hanno un cuore grande così. Da noi non ci sono stranieri sui quali far ruotare tutta la squadra. Gli stranieri sono importanti, ma non sono tutto. La mia non vuole essere una critica nei confronti del Milan, ma è certo che quando si spendono tanti soldi si ha il diritto di chiedere ai propri giocatori delle prestazioni all'altezza. Se oltre ai risultati viene anche a mancare la volontà, la voglia di reagire, se manca anche il cuore, allora forse quei soldi sono stati spesi male. Ha vinto L'Aquila, è vero, ma penso che a Padova abbia vinto il rugby». Dunque la voglia di vincere può fare i miracoli. Ed in campo ieri il Milan è stato battuto con le sue stesse armi, l'aggressività, proprio quella messa in mostra lo scorso anno nella finale vinta contro la Benetton e clamorosamente mancata ai trevigiani, troppo remissivi sin dalle prime battute. Ieri invece gli aquilani hanno ribattuto colpo su colpo, con Massimi, Visser e Ghizzoni, agli attacchi dei fratelli Cuttitta e di Gavin, hanno replicato con Troiani ai calci piazzati di Dominguez, non si sono demoralizzati alla meta rossonera di Pedroni e hanno messo a segno la loro con Gerber. Il Milan ha resistito un tempo, poi è crollato alla distanza. Ha provato a mettere il confronto sulla rissa, frutto di un nervosismo eccessivo e di mancanza di serenità, ma l'ottimo arbitro De Falco ha bloccato ogni cattiveria sul nascere. E gli ultimi 10' sono stati una passerella per i neroverdi e soprattutto per Serafino Ghizzoni (40 anni, di cui 22 passati sui campi di rugby) che conclude la carriera con lo scudetto. Nella vita, i soldi non sono tutto. Enrico Biondi L'aquilano Massimi (a sin.) in azione
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