Matrimonio tra sughero e tartufo di Maurizio Tropeano
Matrimonio tra sughero e tartufo Il progetto pilota realizzato in Sardegna grazie al contributo della Cee Matrimonio tra sughero e tartufo Rendita «sotterranea» dalle radici delle querce UN TESORO NEL BOSCO BUDDUSO' (SASSARI) DAL NOSTRO INVIATO Sughero e tartufo, matrimonio d'interesse. Li «sposa» una micorriza artificiale prodotta per la prima volta in un laboratorio realizzato in Sardegna. L'obiettivo? Favorire il rimboschimento attraverso la valorizzazione delle sugherete e dei prodotti del sottobosco. Il progetto, realizzato dall'Azienda speciale per la gestione dei beni silvo-pastorali di Buddusò, ha richiesto un investimento di circa 3 miliardi, finanziato al 75 per cento dalla Cee, che ha portato alla realizzazione di un laboratorio biotecnologico e di un vivaio. «Si tratta a tutti gli effetti del primo impianto al mondo per la produzione controllata di querce da sughero micorrizate con tartufi e funghi ottenuti grazie alla creazione in laboratorio del particolare rapporto simbiotico che si stabilisce in natura fra le radici di alcune piante e il fungo», ha spiegato il professor Giusto Giovannetti, che ha firmato il progetto presentato a Buddusò. «Un progetto - ha aggiunto Giovannetti - che dopo anni di ricerche e sperimentazioni può finalmente uscire dal laboratorio per diventare una realtà». Così a Buddusò si è realizzato il primo laboratorio per la produzione su vasta scala di piante micorrizate sia con tartufi sia con funghi. Il lavoro sperimentale darà i primi risultati entro il Duemila ma è possibile già da adesso elencare i vantaggi di questo progetto. «Utilizzando le micorrize - spiega Giovannetti - si ottengono maggiori capacità di attecchimento dopo il trapianto e un'accresciuta capacità di adattamento a diversi tipi d'ambiente. Il che significa: tempi di crescita inferiori, maggiore qualità dei prodotti e maggiore resistenza a malattie e patogeni». E le sugherete «tartufate» avranno anche una ricaduta economica. «L'interesse del progetto - dice Carlantonio Zanzucchi, coordinatore dei lavori - deriva principalmente dall'incremento e dalla diversificazione della produttività delle sugherete e dal rafforzamento delle piante così prodotte. In questo modo è possibile creare una fonte di reddito alternativa per la comunità di Buddusò». E non è finita: «Accanto a questi aspetti - aggiunge Zanzucchi - non dobbiamo dimenticare la creazione di nuovi sbocchi occupazionali e la formazione di nuove professionalità nel settore altamente specializzato delle biotecnologie». Parole? No, ecco le cifre. L'impianto produrrà nel giro dei prossimi tre anni circa 48 mila piante micorrizate, ogni pianta dovrebbe poi fornire circa 200 grammi di tartufo all'anno con un ricavo potenziale di 120 milioni di lire. La vendita delle piantine è prevista alla fine del prossimo biennio mentre la produzione tartuficola verrà realizzata tra il 1998 e il Duemila. «Il progetto pilota realizzato a Buddusò - ha spiegato una rappresentante della Cee - si inquadra così nell'ottica in cui la Comunità economica europea ha adottato il pacchetto di regolamenti del settore forestale che portano a considerare il bosco come elemento essenziale per il riassetto del territorio e lo sviluppo del mondo rurale». E infatti oltre alla sperimentazione il progetto prevede anche la produzione di piante micorrizate da destinare al rimboschimento delle tenute Se Matta, Sos Canales e Su Campu, per un'estensione globale di circa tremila ettari intervenendo nelle aree più rade e in quelle colpite dall'incendio del 1983. Il progetto pilota dell'azienda speciale di Buddusò è anche esportabile: «La produzione di piante da sughero micorrizate verrà messa a disposizione di proprietà pubbliche e private - spiegano i dirigenti dell'azienda speciale - per verificare in ambienti a caratteristiche differenti la rispondenza dell'inoculo di tartufo alla produzione». Maurizio Tropeano
Persone citate: Canales, Carlantonio Zanzucchi, Giovannetti, Giusto Giovannetti, Zanzucchi
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