Paolo Rossi porta in scena il nazismo

Parla il comico Parla il comico Paolo Rossi porta in scena il nazismo CONEGLIANO VENETO DAL NOSTRO INVIATO Una tana, una palestra, un posto sicuro per stare con gli amici, per lavorare, ma anche per continuire a guardare quel che succede fuori; da qualche settimana Paolo Rossi, in una sala prove di Milano nella zona dei Navigli, prepara un nuovo spettacolo teatrale intitolato «Cinquantenario» e dedicato al tema del nazismo. «Il teatro è la madre di tutte le battaglie - ha spiegato l'altra sera l'attore -, perciò adesso 10 sto lì con gli altri e faccio un sacco di cose che non sono solo la messa in scena di questo testo di Tabori con la regia di Giampiero Solari. Ci alleniamo, invitiamo persone che hanno qualcosa da insegnarci, scriviamo, proviamo; la nostra compagnia si chiama "Les italiens", come quei comici che arrivarono dall'Italia in Francia e lavorarono con Molière utilizzando la loro grande esperienza d'improvvisatori». «Cinquantenario» è per ora in fase embrionale: «Si tratta di un testo contemporaneo, un'operazione sulla memoria basata sulla riproposizione di un rituale. Ci saranno musiche composte originali, 7 personaggi in scena, magari ognuno con un proprio strumento da suonare. Per noi questo è un momento particolarmente creativo, cerchiamo stimoli nuovi, pensiamo che se riusciremo a migliorarci nel futuro avremo meno problemi». E del futuro, della scelta di tornare al teatro (così come stanno facendo anche Salvatores e i suoi), della televisione, della politica, della volgarità e di mille altre cose Paolo Rossi ha parlato a lungo con 11 pubblico presente all'incontro di Antennacinema. BERLUSCONI. «Dodici anni fa ho lavorato alla Fininvest: nessuno è perfetto. Facevo il ballerino di terza fila e avevo i capelli rossi; è stato allora che ho incontrato per la prima e unica volta Berlusconi. E' entrato, anzi è apparso, in una sartoria dove naturalmente c'erano in giro tantissimi vestiti e ha chiesto "E' questa la sartoria?". Io gli ho risposto di no e sono scappato via, mentre fuggivo sentivo la sua voce dietro che gridava "Ma chi è quel pirla?". Mi è stato antipatico subito... No, non credo proprio che adesso potrei tornare a lavorare nelle sue reti: anche se si mettessero da parte le idee, a me non piace dover lavorare con l'ansia del riscontro immediato in termini di audience e di pubblicità». SmiAZIONE P0UT1CA. «A volte penso "Oddio, le liste di epurazione!", ho paura e mi ricordo che tanto c'è il Sud America dove ho dei contatti e potrei pure lavorare perché conosco un po' di spagnolo. Altre volte penso "Ma no, dai, andrà tutto bene", me ne vado a mangiare e poco dopo mi ritrovo a meditare a chiedermi se ci romperanno le scatole. Certo, per noi comici è come se si fosse scoperta una miniera, ma magari proprio ora verranno a mancare i camion per portare via la roba. Comunque non sono allarmato, sto preparando la grancassa, fra un po' veniamo fuori». EMILIO FEDE. «Non l'ho mai conosciuto: gioco a carte, mi piace molto il poker, ma al tavolo verde non l'ho mai incontrato e se lo incontrassi cambierei tavolo perché non mi fido, il poker è una cosa seria». INTER. «L'Inter sono cazzi miei. Questo è un periodo in cui s'infierisce troppo sui vinti». Di PIETRO. «Sui 20 milioni di multa richiesti per Sergio Cusani avrei qualcosina da ridire». COMICI DI SINISTRA. «Qualcuno ha detto che è stata anche colpa dei comici se le sinistre sono state sconfitte? Beh, mi sembra come affermare che Napoleone ha perso a Waterloo perché i tamburini suonavano male». Fulvia Caprera

Persone citate: Berlusconi, Di Pietro, Fulvia Caprera, Giampiero Solari, Paolo Rossi, Salvatores, Sergio Cusani, Tabori

Luoghi citati: Conegliano, Francia, Italia, Milano, Sud America