Tregua con 500 granate

Tregua con 500 granate Tregua con 500 granate Ancora morti nell'ospedale in fiamme ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum della Nato le truppe serbo-bosniache hanno continuato a bombardare Gorazde con la stessa intensità dei giorni precedenti. Più di 500 granate sono cadute sulla città durante la giornata di ieri, anche se a mezzogiorno doveva iniziare il cessate-il-fuoco concordato a Belgrado tra il leader serbo-bosniaco Karadzic, il presidente serbo Milosevic e l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu per l'ex Jugoslavia, Akashi. Oltre alla tregua l'accordo prevedeva il ritiro dell'artiglieria pesante serba, il dispiegamento dei Caschi blu a Gorazde e il via libera a tutti i convogli umanitari. «E' stato fatto un grande passo verso la pace in Bosnia» ha dichiarato Milosevic al termine della riunione durata dieci ore e terminata ieri mattina. Di ritorno dalla capitale jugoslava anche Akashi si è detto fiducioso: «I serbi ci hanno promesso di ritirare le loro forze a tre km dalla città e di lasciare entrare a Gorazde unità di Caschi blu. I soldati delle forze di pace dell'Onu sono già partiti da Sarajevo e entro stasera saranno sul posto». In quello stesso momento i carri armati del generale serbo-bosniaco Mladic martellavano la città, e la sua fanteria avanzava nella parte nordoccidentale. Alcuni colpi hanno nuovamente centrato l'ospedale uccidendo tre pazienti e ferendone una ventina. Le fiamme che hanno avvolto l'edificio hanno impedito ai soccorritori di raggiungere le vittime. I miliziani serbi si sono impossessati di una fabbrica di armi alla periferia, uno dei più importanti bersagli strategici di Gorazde. Nella notte tra venerdì e sabato, dopo che il segretario generale della Nato Woerner aveva già annunciato l'ultimatum che intimava ai serbi l'immediato cessate-ilfuoco, a Gorazde sono state uccise 59 persone e 147 sono state ferite. «La situazione in città non è cambiata. Non solo i serbi non accennano a ritirarsi, ma stanno sparando con armi di ogni calibro. Negli ultimi dieci minuti abbiamo contato 54 esplosioni di granate» ha confermato uno dei radioamatori di Gorazde. Come sempre i serbi hanno smentito gli attacchi contro Gorazde. «Sono stati i musulmani a sparare. Noi siamo stati costretti a rispondere al fuoco». E ancora: «Le fiamme ed il fumo nero che si innalzano in città sono causati dai copertoni bruciati nelle strade dai musulmani per far credere che siano bombe». I bombardamenti sono diminuiti soltanto verso sera, ma il fuoco dei carri armati e dei cannoni è stato sostituito da quello di mitragliatrici e armi leggere. E secondo gli osservatori militari dell'Onu, i serbi avrebbero poi cominciato a ritirare qualche mezzo. Dopo una lunga riunione con il segretario di Stato Christopher, il ministro della Difesa Perry ed il capo delle forze armate, generale Shalikashvili, il presidente Clinton ha dichiarato: «Ci saranno alti e bassi. Ieri abbiamo avuto una buona giornata. Vedremo». Washington, come Parigi e Londra, ha chiesto ai familiari del suo personale diplomatico a Belgrado di lasciare la capitale jugoslava. Ingrìd Badurina L'inviato speciale del segretario dell'Onu in Bosnia, Yasushi Akashi si è detto fiducioso sulla promessa dei serbi di ritirare le lore forze

Persone citate: Clinton, Karadzic, Milosevic, Mladic, Shalikashvili, Woerner, Yasushi Akashi

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Londra, Parigi, Sarajevo, Washington, Zagabria