Comit privata salta Siglienti di Valeria Sacchi

4 Colpo di scena all'assemblea. Nel nuovo consiglio Beneduce, tre stranieri e Lionello Adler Comit privata, salta Siglienti E Fausti dice: non sarò ioti presidente MILANO. Sullo sfondo dello scontro tra Romano Prodi e Mediobanca, si consuma in piazza Scala il blitz sulla presidenza della Comit. Dove alla assemblea per il rinnovo del consiglio dopo la privatizzazione, i nuovi azionisti dell'istituto non riconfermano il presidente Sergio Siglienti. Una decisione maturata,, tutti dicono, nella vicina palazzina di via Filodrammatici. E' un colpo di scena inatteso, comunicato all'ultimo momento, che non mancherà di suscitare mille polemiche. Ne esce rafforzato l'amministratore delegato Luigi Fausti, e dietro di lui Mediobanca, che ha fatto eleggere sei consiglieri. Alla fine dell'assemblea, Siglienti augurerà in fretta «Buon lavoro», e scapperà via commosso senza fermarsi. Resta invece a parlare con i giornalisti, ed a stringere le mani di molti, Fausti. Il quale si affretta a puntualizzare: «Non sarò io il nuovo presidente. Sono troppo attaccato al mio lavoro. Sarà amministratore delegato e vicepresidente», e aggiunge: «Il nuovo presidente non sarà operativo». Un «non operativo» che rende difficile ipotizzare quale sarà il prescelto nel consiglio di martedì prossimo. Difficilmente, infatti, questa definizione calza addosso ad un uomo come Vincenzo Sozzani. E difatti qualcuno fa il nome del presidente della Burgo Lionello Adler, sempre che la sua azienda non sia tra i clienti della banca. E allora non resterebbero che Giacomo D'Ali Staiti, o uno degli stranieri, per esempio Albert Frere. Il colpo di scena arriva nel primo pomeriggio. Manca infatti un quarto d'ora alle due quando Siglienti prende la parola per annunciare che l'assemblea ha votato a favore dell'elezione di 14 consiglieri, il numero massimo consentito. E propone per il nuovo consiglio due nomi, quello dell'amministratore delegato Luigi Fausti e del direttore centrale Enrico Beneduce. La parola passa a Fausti, che ha in mano la lista degli altri 12. E' un Fausti singolarmente nervoso, che parla a scatti e premette: «Ringrazio il presidente che mi ha proposto, sono molto commosso, c'è confusione anche tra noi. Ma non ci dobbiamo far abbattere». Prende fiato Fausti, e prosegue: «Nel fare questa lista, non mi sono proposto l'obiettivo di scalzare nessuno, ma solo quello di un consiglio che permetta alla gestione di poter funzionare, e abbia come mira lo sviluppo. Insomma, composta di azionisti disposti a tirar fuori dei soldi, perché alle loro tasche dovremo bussare. Due parole sul piano sentimentale...». Nella sala, i presenti si interrogano perplessi, non capiscono bene il senso del discorso. Ma il discorso diventa chiarissimo pochi minuti dopo quando, tra i dodici nomi letti da Fausti, manca quello del presidente Si- glienti. Nella grande sala cala il silenzio, ma Siglienti non perde l'aplomb, riacciuffa il microfono e aggiunge: «Ognuno ora può proporre altri nomi, ma vi prego di non proporre il mio. Non accetterei di rimanere, nemmeno se fossi eletto». Siglienti non si scompone, azzarda un sorrisetto e resta al suo posto, a presiedere l'assemblea fino alla fine. Sei dei nuovi consiglieri sono diretta espressione di via Filodrammatici: Gianfranco Gutty, amministratore delegato delle Generali, Lionello Adler, presidente di Burgo, Giancarlo Cerutti, leader mondiale nelle macchine grafiche e azionista di Mediobanca. Sono azionisti di Mediobanca Giuseppe Lucchini, figlio di Luigi, e Giuseppe Stefanel. E anche Vincenzo Sozzani, in quanto amministratore di Pirellina. Poi ci sono i tre banchieri stranieri: Michel Frangois-Poncet, presidente di Paribas, Klaus Peschek (Commerzbank) e Axel F. von Ruedorffer (Commerzbank). Entra nel gruppo anche un quarto straniero, Albert Frere, si dice a titolo personale. E completano la squadra due italiani: Diego Della Valle, scarpe «Tods», e Giacomo D'Ali Staiti, vecchio «amico» della Commerciale, alla quale ha ceduto recentemente la «Banca Sicula». L'assemblea eleggerà tutti i designati con alti indici di gradimento. Oltre a Siglienti, non compare nel consiglio nemme¬ no il rettore della Bocconi Mario Monti, e il fatto suscita qualche sorpresa. Ma, come Fausti ha spiegato, la selezione è rigidamente basata sul principio della disponibilità dei consiglieri a «tirare fuori soldi». E difatti, alla fine delle otto ore di lavori assembleari, Fausti confermerà l'intenzione di proporre a fine anno un aumento di capitale, necessàrio «per rilanciare la banca». Dopo aver assicurato che verranno mantenute le «promesse di sviluppo di internazionalizzazione, di espansione». La fine di questa giornata arriva verso le 19, quando al microfono si sono avvicendati diversi piccoli azionisti, qualche professionista di assemblea e molti rappresentanti di dipendenti e di sindacati di categoria. Tutti a chiedere un posto in consiglio, tutti a lamentarsi che le minoranze non abbiano diritto di rappresentanza. Tutti inascoltati ma tranquilli, disciplinati nel voto, e ligi alla richiesta del presidente di «essere brevi». Non tutti ce la fanno a restare nei cinque minuti canonici, qualcuno sfora il tetto, ma solo uno, particolarmente prolisso, viene messo a tacere. Così finisce la prima assemblea della Comit post Iri, privatizzata e già saldamente ancorata ai nuovi «azionisti di riferi! mento». Valeria Sacchi

Luoghi citati: Milano, Staiti