DONNE E MADONNE SCRITTE COI FIORI

DONNE E MADONNE SCRITTE COI FIORI DONNE E MADONNE SCRITTE COI FIORI Giovanni Pozzi nel «giardino» dei poeti Esce da Adelphi l'ultimo saggio di Pozzi «Su/Porlo del visibile parlare» propone una corrispondenza speculare tra il discorso teologico e poetico e l'ordine della natura. «Dall'aquilegia alla zinnia, cioè dall'a alla z, si distendono i nomi delle erbe investite di un significato simbolico relativo a Maria. Un erbario immenso, che alimenta gli scritti dedicati alla madonna e i dipinti che la raffigurano». L'adagio «ditelo con i fiori» nasce in questa atmosfera che accomuna preghiera, poesia e ricerca, secondo linee di senso coerenti e rigorose che bisogna studiare, altrimenti gran parte della pittura antica rimane qualcosa di indecifrabile, consegnata al genere ornamentale della «natura morta». Rose e gigli, passiflore e tulipani descrivono inni, preghiere, i vasi si posano come «antifone dipinte» dinanzi ai credenti che leggono in questo gioco di corolle, pistilli l'immanenza ma anche la creatività della liturgia. In un sinolo delicato, creazione artistica, teologia, ricerca naturale coesistono in equilibrio fragile, sommesso come la preghiera, come un moto del desiderio. Bellissima al riguardo è la storia delle nuove introduzioni botaniche, della passiflora e del tulipano. Un moto che si raggelerà nell'art sacre dell'Ottocento. Di grande interesse sono poi altri filoni che Pozzi svolge. Il rapporto fra testo e illustrazione, a partire dal «Polifilo» del frate domenicano Francesco Colonna, un testo dove l'articolazione di racconto e di immagini rivela compiutamente un «muto scambio di compiti tra i due sistemi comunicativi». In una carrellata che va da questa operazione enigmatica della Venezia di primo 500 sino al corredo di immagini de «I promessi sposi» elaborato nel dialogo tra Manzoni e Gonin, sino all'esperienza del simbolismo francese nelle illustrazioni di Rossi per «Madame Chrysanthème» di Pierre Loti. Pozzi sfata un altro luogo comune, le illustrazioni non sono semplice corredo al testo, rappresentano invece «messaggi inerenti al racconto, ma non esplicitati dal discorso verbale». In quest'ottica Manzoni impone a Gonin «una serie di immagini che non hanno rispondenza nella stesura verbale» e così «col mezzo del disegno supplisce ai silenzi della propria scrittura». L'accoppiamento di parola e disegno è seguito in una estesa analisi di dipinti antichi, per valorizzare i cartigli e vedere come si situano le scritte «nel loro diverso intrecciarsi fra personaggi in scena e fuori scena», definendo uno stile comunicativo, un «visibile parlare» dove la forza figurativa dell'icona assume in sé arricchendosi preghiere, citazioni bibliche, frammenti di sermoni. L'eco di una predicazione intensa, ricca di immagini, per sua natura portata a suggerire figurazioni che ne rendano tangibile e ne conservino la suggestione, è colto nella «Madonna del Parto» affrescata da Piero della Francesca per la comunità di Monterchi: in un saggio di appassionata filologia dove l'autore nel decifrare i messaggi intensamente emotivi dell'opera conferma la coerenza di un metodo di lettura. Molte altre proposte vengono da Giovanni Pozzi, che sa occuparsi di grandi testi letterari e figurativi come di immaginette di culto e di vignette, di elaborazioni teologiche e di erbari, e incontra con eguale disinvoltura i maestri del passato e artisti contemporanei come l'architetto Mario Botta: con sguardo sensibile, lungo la linea segreta e pur precisa, nella consapevolezza che metodo e passione si potenziano, come si integrano i linguaggi dell'arte, della vita e della fede. Giuliana Morandini scrittura, come dice Gilli, «è una libidine per tenere in piedi il gioco, la storia, la finzione». Lui ci ha lavorato tre anni. Scegliendo una lingua diretta, morbida, con dialoghi perfetti, spesso esilaranti, lavorati fino alla semplicità assoluta, che è la cosa più difficile, magari pensando a Chandler, ma anche ai Quarantanove racconti di Hemingway, a Saul Bellow. Il sangue si intravede appena. Mai un primo piano sulla violenza. Il sesso c'è già stato o ci sarà, ma non per moralismo, semmai per vocazione solitaria dell'eroe. Dice Gilli: «I romanzi funzionano quando viene rispettato il patto con i lettori: credo a tutto, anche se non è vero niente». La buona redola di un giallo è che dentro al cerchio delle pagine, tutto si tenga, ogni particolare sia plausibile: lo sparo e lo sguardo, il sospiro e la paura, il movente e la camera d'albergo in una notte senza sonno. Non importa il prima e il dopo. Il detective compare come fanno i cavalieri solitari in certi western: spunta dall'orizzonte, scende, lega il cavallo, fa il primo passo dentro all'avventura e il resto lo fa la vita. Pino Corrias

Luoghi citati: Adelphi, Monterchi