IL VOLTO TELEGENICO DELLA LEGA

IL VOLTO TELEGENICO DELLA LEGA IL VOLTO TELEGENICO DELLA LEGA ALL'ULTIMA cena erano in dodici più lei, Irene Pivetti, nostra signora dei leghisti. Dodici intorno a lei che distrattamente spezzava il pane, nell'appartamento di Montecitorio: dal profeta Umberto a Maurizio (Bertotti); ai lati gli apostoli del federalismo Roberto (Maroni) e Franco (Rocchetta). Questo per dire di come, anche non volendo, l'ambizione di Irene venga fuori in ogni circostanza. Ambizione leonina, giusta, s'intende, e premiatissima. Da giorni e giorni nel Transatlantico - luogo un po' fatuo, per la verità non si parla che della Papessa. Perfino ieri, giornata caldissima, tra annunci di annessione a destra del Csm e probabili formazioni di governo con molti «azzurri» nei ruoli-chiave, tutti a chiedersi: «come sta andando la Pivetti?». Bene. La prima volta di Irene alla presidenza della camera è filata liscia, al limite della noia. Una interruzione all'inizio, del riformatore Vito che ha definito «gravi» le dimissioni in corsa dei ministri di Interni ed Esteri: quasi ignorato. Per il resto la Pivetti è rimasta lassù come ci stesse da una vita. Senza tradire nessuna emozione o incertezza, come speravano le opposizione che ormai s'attaccano davvero a qualsiasi cosa e si ostinano a vedere Pivetti (massi, via l'articolo) come appare: minulina, pallidina, troppo giovane. Figurarsi, una che da militante cattolica milanese sparava sul cardinal Martini e poi, da matricola leghista, su Miglio. Una trentunenne che ha già scalzato Lady Diana dalle copertine dei rotocalchi, inondati di colpo chissà come, chissà da chi - di manciate di fotografie tratte dall'album di famiglia. Immagini dove la «schiva, introversa» ma intanto assai fotogenica Irene figura sorridente in tutte le pose e a tutte le età - il giorno della comunione, a tre anni, in gita, vestita da sirena, in minigonna, in versione Ornella Muti e/o Monica Gucrritore - esibendo infine l'immancabile pagella di «otto» e «nove» della terza media. Una cosi, rassegnatevi, la terremo almeno trent'anni. E dunque, meglio imparare a conoscerla. Si, ma come? Una strada è l'esercizio di psico-politica, in genere demonizzante, tentata da molti a sinistra: antisemita, integralista, teocratica, fanatica, intollerante. La pulzella della Lega, la Papessa appunto, ben che vada una thatcherina puntuta. Ma a parte la labilità dell'analisi ideologica, di questi tempi, il fosco ritratto stride con la percezione popolare del personaggio come