La bufera delle nomine di Claudio Petruccioli

E E ROMA E RA cominciata di buona mattina l'assemblea a porte chiuse dei senatori progressisti, le ore scorrono ed è ormai sera quando finalmente si capisce l'aria che tira. Bruttina per Claudio Petruccioli: il candidato di Botteghe Oscure alla presidenza del gruppo rischia di essere impallinato nella votazione segreta. Scatta l'Sos: una telefonata a chi di dovere e al Senato, a bordo della sua Thema, arriva niente di meno che Achille Occhetto. Il tempo di capire come stanno le cose e poi le conclusioni: Petruccioli - che del segretario è grande amico - si ritira e il nuovo candidato alla presidenza del gruppo diventa Cesare Salvi, anche lui «occhettiano» certo, ma «meno marcato come uomo di partito» spiega Filippo Cavazzuti. E così, nel «teatrino» di Palazzo Madama, e andata in scena mercoledì sera una rappresentazione destinata a sicure repliche: i nuovi gruppi parlamentari dei progressistipds - come spiega Gianfranco Pasquino - «sono diversi da quelli del pei», più duttili, più insofi'ereenti alle direttive dall'alto. E l'insofferenza dei gruppi è la stessa che si agita nel corpo del pds, sempre più stanco delle incomprensibili schermaglie tra Occhetto e D'Alema. «Quali sono le reali posizioni politiche dei due? Mistero», dice il vecchio Emanuele Macaluso. E il senatore Michele Biscardi spiega: «Attenti a pensare che la preferenza per Salvi sia un siluro ad Occhetto. E' la reazione ad una candidatura, quella di Petruccioli, che è stata vissuta come un'imposizione dall'alto».

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