Sacco e le Quément dove va lo stile di Giulio Mangano

Sacco e le Quément, dove va lo stile Sacco e le Quément, dove va lo stile Parlano i vip del design di Mercedes e Renault TORINO. Lo stile italiano si confronta al Salone con altre tendenze, culture e sistemi costruttivi diversi. Mentre i giapponesi sembrano vivere una pausa di riflessione e quelli statunitensi si dibattono in una lenta evoluzione che sfiora la crisi di identità, tocca alla Vecchia Europa proporre, ancora una volta, idee fresche e creative. In primo piano tedeschi e francesi come confermano due proposte che al Lingotto non mancheranno di interessare i visitatori. Lo stand Mercedes, caratterizzato da un'architettura multipiano, estremamente avanzata ed essenziale, ospita un'ideale carrellata dei roadster di Stoccarda: si parte dalle mitiche 300 SL e 190 SL degli Anni 60 per arrivare allo splendido prototipo SLK, realizzato dal pianale della berlina della nuova Compatta e destinato alla produzione in un paio d'anni. «La SLK di serie - si affretta a precisare Bruno Sacco, dal 1958 in Mercedes e oggi direttore del set¬ tore Design - non avrà nulla in comune, forse neppure una vite, col prototipo esposto a Torino. Soprattutto l'eventuale tettuccio e l'andamento della sezione alle spalle dei passeggeri sarà diverso, per ragioni essenzialmente pratiche. Resteranno immutati lo spirito e il gusto che solo questo tipo di vettura può dare a chi ama l'auto». Sacco vede nei prototipi che anticipano lo stile del domani una specie di «reclame dell'automobile». Non di questo o quel costruttore, ma proprio dell'oggetto in sé. La Casa di Stoccarda sta vivendo un significativo processo di rinnovamento stilistico, senza tuttavia abbandonare i suoi tipici canoni («Una Mercedes deve sempre essere riconoscibile come tale, simboleggiare per il cliente quei valori che le sono propri e che l'acquirente si aspetta, mentre il design deve esprimere il massimo dell'innovazione compatibile con la nostra tradizione», sottolinea Sacco). E sta ampliando la soglia d'accesso ai suoi modelli. Nessuno in Casa Mercedes è disposto ad ammetterlo ufficialmente, ma sembra proprio che quando nel '96 la SLK arriverà sul mercato, avrà un prezzo inferiore (al valore di oggi) ai 70 milioni di lire, seppure alleggerita di alcuni elementi «da esposizione». Un prezzo ancora elevato, ma sicuramente impensabile appena qualche anno fa per una Mercedes da sogno. Assai più spregiudicato Patrick Le Quément, marsigliese quarantanovenne, dall'87 direttore del Design industriale di Renault (dopo esperienze in Gran Bretagna, Usa e Germania alla Simca, in Ford e Vw-Audi), papà del prototipo di roadster Laguna esposto al Salone di Parigi del '90, ma anche di quello ipermobile anfibio Racoon ('93), del monovolume Scenic ('90) e dell'originale Zoom a passo variabile ('90), per non parlare della Twingo o della Laguna berlina. A Torino, al centro dello stand Renault, troneggia Argos, ennesimo, avanzatissimo roadster simmetrico (coda e muso uguali) a tre posti, realizzato su pianale Twingo. Le Quément ha idee molto precise sugli orientamenti stilistici dell'automobile. «Il design è proiettato nel futuro e deve prevenire di 510 anni il momento in cui l'automobile verrà messa in commercio, ma lo stile non può che essere attuale, perché segue mode che sono a più corto respiro». Secondo lui, passato il periodo di «giapponesizzazione», ci avviamo verso la valorizzazione delle differenti peculiarità stilistiche nazionali. Nel senso che le auto italiane avranno una linea sempre più «italiana», analogamente alle tedesche, alle francesi o alle americane. Perché il consumatore d'Oltre Alpe, quando compra un modello italiano o tedesco, pretende una vettura che rispecchi il carattere, la cultura e lo spirito del Paese nel quale è nata. Giulio Mangano

Persone citate: Bruno Sacco, Sacco

Luoghi citati: Europa, Germania, Gran Bretagna, Parigi, Stoccarda, Torino, Usa